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Il contributo della psiconeuroendocrinoimmunologia alla psicologia e alla psicoterapia

Il 7 maggio la Casa della Psicologia dell'Opl ha tenuto un incontro sulla relazione mente-corpo e sul contributo della mente nella regolazione corporea. 

Di Silvia Brandino

Pubblicato il 13 Mag. 2016

Aggiornato il 22 Gen. 2018 10:30

A Milano il 7 maggio, presso la Casa della Psicologia dell’OPL, si è tenuto il primo incontro del ciclo di conferenze della SIPNEI in relazione al tema della psicologia. In particolare, in questo incontro si è voluto brevemente presentare il modello PNEI e illustrarne le applicazioni in ambito psicologico e psicoterapeutico.

Dal Ciclo di Conferenze SIPNEI organizzate dalla sezione Lombardia

 

Lo stress come sistema di regolazione tra individuo e ambiente

Ad aprire i lavori è stata la dottoressa Marina Risi, specialista Ostetricia e Ginecologia nonché Vice-Presidente della SIPNEI. La dottoressa ha illustrato i principi alla base del paradigma scientifico della PNEI che studia, appunto, la relazione bidirezionale tra psiche e sistemi biologici di regolazione.

E’ stato introdotto il concetto di “stress”, che non va considerato qualcosa di per sé patologico. In realtà lo stress è l’espressione di un sistema di processi che modula, ai fini adattativi, la regolazione tra individuo e contesto. Con un’esposizione chiara e coinvolgente, la dottoressa Risi ha mostrato come l’individuo sia sempre impegnato nel mantenimento di un equilibrio e che i vari stressor (che possono essere di tipo psicologico, fisico, virale, ecc.) modificano questo equilibrio impegnando tutto l’organismo nella ricerca di una nuova stabilità. La reazione fisiologica allo stress è caratterizzata dal sistema portale ipotalamico-ipofisario che collega l’ipotalamo con l’ipofisi controllando, così,  il funzionamento neuroendocrino di tutto l’organismo e definendo delle specifiche interazioni sequenziali, chiamati assi neuroendocrini. Il numero di assi neuroendocrini corrisponde al numero di ormoni prodotti dall’ipofisi ed hanno capacità di autoregolazione.

La dottoressa, dichiarando che “Il corpo è pettegolo”, ha voluto in maniera semplice ma efficace far comprendere come l’organismo umano sia un’unità strutturata e interconnessa dove i sistemi psichici e biologici sono strettamente interdipendenti. I principali sistemi biologici coinvolti nella regolazione fisiologica sono la psiche, il sistema neurologico, quello endocrino e quello immunitario e da qui ne deriva il nome del paradigma. Tali sistemi, appunto, costituiscono un network psicocorporeo di relazione e regolazione capaci di garantire gli equilibri adattativi assimilando l’esperienza e gestendo la regolazione allostatica (ovvero la dinamica del mantenimento/cambiamento).

Il sistema dello stress, infatti, è organizzato in due assi (asse nervoso: circuito locus coeruleus-simpatico-midollare del surrene; e asse chimico: asse ipotalamo-ipofisi-corticale del surrene)  che si attivano contemporaneamente allertando fisiologicamente l’organismo. Tale attivazione comporta l’aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa ed, inoltre, attiva tutte le vie metaboliche le quali incrementano la produzione di energia necessaria per dare una risposta adeguata ad una qualunque minaccia per la sopravvivenza.

Dunque, il sistema dello stress è sempre attivo e, solo in particolari situazioni di eccesso o carenza, può produrre effetti che si rilevano progressivamente dannosi per l’individuo. Le attività legate allo stress producono un carico allostatico (ossia il peso biologico/energetico che il nostro organismo impiega per adattarsi alle condizioni mutevoli che affronta). In relazione a fattori soggettivi o ambientali il carico può diventare “sovraccarico” avviando una catena di conseguenti alterazioni del funzionamento corporeo.

Secondo tale approccio, dunque, lo stress cronico potrebbe concorrere all’insorgenza di patologie croniche come, ad esempio quelle cardiovascolari. In una ricerca pubblicata su Nature nel 2014, infatti, Heidt et al. hanno dimostrato, ad esempio, come il distress influenza negativamente il sistema immunitario inducendo l’aumento della produzione dei globuli bianchi. Tale incremento della produzione di globuli bianchi, a sua volta, determina l’aggravamento dell’infiammazione delle placche aterosclerotiche nelle arterie. L’aterosclerosi è associata all’infiammazione cronica e, nelle forme più avanzate, può portare a un restringimento dell’arteria e un ridotto afflusso di sangue, o produrre trombi e attacchi coronarici acuti.

 

Il ruolo della mente nei processi di regolazione corporea

All’intervento della dottoressa Risi è seguito quello del dottor David Lazzari, presidente SIPNEI – presidente dell’Ordine Psicologi Umbria e Responsabile del Servizio di Psicologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni “Univ. S. Maria”.

Il dottor Lazzari ha sottolineato come sia importante lavorare secondo un paradigma di integrazione PNEI, soprattutto nel campo della Psicologia della Salute, focalizzando il suo intervento sul ruolo della mente nei processi di regolazione generale corporea.

All’interno del network corporeo e nel sistema dello Stress, la mente svolge un ruolo fondamentale di modulazione dove i segnali (enterocettivi o provenienti dall’ambiente) assumono significato in base alle esigenze individuali di adattamento.  L’eccessivo carico allostatico e psicologico collegati allo stress sono determinati in gran parte dall’attività mentale e, in quest’ottica, viene considerato tra i fattori di rischio principali per la salute.

Ciascun individuo può essere visto come un sistema che contratta costantemente il suo equilibrio adattativo in maniera più o meno funzionale. Tale negoziazione avviene in base alle risorse che ogni individuo possiede (ad esempio: obiettivi, legami affettivi, capacità di reazione). La mente è immersa nella fisiologia dell’organismo ma lo è anche nel contesto sociale e culturale. Per questo motivo  ha una funzione di regolazione generale rispetto ai processi adattativi e, più in generale, alla vita. In caso di malattia, non è un organo o una funzione del corpo ad ammalarsi, ma è la persona. La malattia è sempre dell’individuo ed è espressione di un malessere generale. Da tempo, infatti, la letteratura scientifica ha dimostrato come fattori soggettivi e psicosociali di persone affette, ad esempio, da patologie oncologiche influiscano in maniera importante sull’aderenza alle cure, sulla gestione e sulle complicazioni della malattia, sulla qualità di vita. Tra i fattori soggettivi, quelli che incidono maggiormente sono le modalità cognitive ed emotive con le quali l’individuo affronta la condizione di malattia, e la presenza di disagi o disturbi psicologici quali ansia e depressione (Leventhal et al, 2008).

Perciò, l’uomo costruisce attivamente la propria realtà, anche nel caso di malattia e, coerentemente con tale costruzione, attua comportamenti che a loro volta influenzeranno il suo stato di salute.

Presentando alcuni dati scientifici, pubblicati nel suo libro “PSICOTERAPIA: effetti integrati, efficacia e costi-benefici” , Lazzari ha dunque mostrato i livelli di efficacia delle psicoterapie e la sua utilità quando inserita in interventi multidisciplinari.

 

L’EMDR: intervento terapeutico del trauma

L’ultimo intervento dell’incontro è stato quello del dottor Mirko La Bella, psicologo e psicoterapeuta, EMDR Pratitioner nonché Responsabile SIPNEI della Regione Piemonte e docente presso l’Università Popolare di Torino.

Il dottor La Bella, ha parlato di regolazione emozionale e ha illustrato la tecnica EMDR come esempio di intervento integrato promosso anche dal paradigma PNEI.

L’EMDR è un approccio terapeutico impiegato per il trattamento del trauma e delle problematiche legate allo stress, sia di tipo traumatico che non.

Partendo dalle evidenze scientifiche che hanno dimostrato gli effetti della tecnica EMDR sul Sistema Nervoso Centrale, il paradigma PNEI ha avviato una riflessione sull’EMDR dal punto di vista dell’integrazione mente-corpo.

In quest’ottica tale tipologia di intervento si mostra efficace in quanto, per il lavoro terapeutico, si prende in considerazione non solo l’aspetto cognitivo ed emotivo ma la totalità dell’esperienza (aspetti fisiologici e relazionali oltre che emotivi e cognitivi). Il lavoro EMDR permette l’elaborazione dell’informazione legata ad eventi stressanti attraverso una nuova integrazione degli aspetti psicobiologici correlati all’evento. Il punto di forza dell’EMDR dunque, in un’ ottica PNEI, è la capacità di prendere in considerazione ed intervenire contestualmente sia sugli aspetti cognitivi ed emotivi che sui vissuti corporei. I dati scientifici attualmente disponibili confermano tali considerazioni. E’ noto, infatti come la tecnica EMDR modifichi i parametri fisiologici riducendo  l’attivazione da stress ed aumentando l’attivazione parasimpatica (Sack et al., 2008).

L’incontro si è concluso con l’augurio di aver suscitato interesse e di aver stimolato ogni professionista a costruire un dialogo multidisciplinare con tutte le figure coinvolte nella cura dei propri pazienti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Heidt T., Sanger H.B., Courties G., Dutta P., Iwamoto Y., Zaltsman A., et al. (2014), Chronic variable stress activates hematopoietic stem cells. Nature Medicine. Doi:10.1038/nm.3589
  • Lazzari, D. (2013).  PSICOTERAPIA: effetti integrati, efficacia e costi-benefici. Milano: Tecniche Nuove.
  • Leventhal H, Leventhal E., Contrada R. J. (1998), Self-regulation, health and behavior: a perceptual-cognitive approach. Psychology and Health, 13:717-733.
  • Sack M, Lempa W., Lamprecht F. (2007), Assessment of Psychophysiological Stress Reactions During a Traumatic Reminder in Patients Treated With EMDR. Journal of EMDR Practice and Research, Volume 1, Number 1, pp. 15-23(9).
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