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Lamberto Maffei: Elogio della lentezza – Report del convegno dell’Università degli studi di Tor Vergata

Il 3 maggio 2016 all'Università Tor Vergata di Roma è stato organizzato un convegno con Lamberto Maffei sull'elogio della lentezza. 

Di Vanessa Romani

Pubblicato il 24 Mag. 2016

Il giorno 3 maggio 2016 presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, nella Macroarea di Lettere e Filosofia (via Columbia 1, Roma) è stato organizzato un incontro per i Moduli GSDI (A.A. 2015/2016). Il convegno, dal titolo “Velocità/Lentezza” è stato programmato sulla base della lettura del saggio di Lamberto Maffei, Elogio della lentezza (Maffei, 2014), ospite della suddetta giornata.

 

L’intervento di Lamberto Maffei su lentezza e velocità

Alle ore 16, dopo aver affrontato il tema della giornata da varie prospettive, è arrivato il Professor Maffei che ha iniziato la sua lectio magistralis con un racconto autobiografico.
I suoi studi iniziali – racconta – vertevano sulla cibernetica; la sua teoria, infatti, era che la matematica e la fisica, fossero l’unica maniera per imparare la biologia. A quell’epoca insegnava infatti “teoria dei sistemi applicata alla biologia” a Napoli. In seguito, la sua prospettiva cambia: la fisica, secondo lui, ha inserito un metodo che la biologia ancora non può accettare, a causa delle sue numerose variabili. Non esiste una matematica che sia in grado di affrontare il problema della biologia.

Dopo questa parentesi iniziale, spiega da dove è nata l’idea del libro Elogio della lentezza (2014).
Tre anni fa, trovandosi a Firenze per lavoro, andò a visitare il salone dei Cinquecento: qui ammirò gli affreschi del Vasari, raffiguranti delle tartarughe con una vela e la scritta «festina lente» e cioè “affrettati lentamente”.

Iniziò così a riflettere sul significato che queste raffigurazioni contenevano, soprattutto perché, guardando dalla finestra, vide una grande confusione nella Piazza Signoria: gente che si affrettava velocemente, tutti immersi nei nuovi mezzi di comunicazione, e ciò che lo colpì fu che “non parlavano”. Maffei vedeva che l’andare veloce di tutte queste persone, non rappresentava il funzionamento proprio del cervello umano, la cui velocità massima è pari a 400 km l’ora.

A questo proposito, propone un esempio molto emblematico e immediato: il freccia rossa, con la sua velocità, non permette alla retina di cogliere i nomi delle stazioni che passano.
Qui si domanda: tutta questa velocità in cui l’essere umano è immerso, non è forse fonte di stress, non è causa probabile di patologia?
La velocità, infatti, non è in armonia con il funzionamento del cervello.

 

L’importanza del linguaggio nella nostra società

Maffei si sofferma sull’emisfero del linguaggio che di contro quello destro – responsabile delle decisioni rapide, primitive e utili alla sopravvivenza – è lento, è cioè un “sistema in serie” che utilizza il tempo. Il professore richiama qui la definizione che utilizza nel suo saggio riferendosi all’emisfero sinistro: emisfero del tempo.

La nostra società, la contemporaneità, predilige l’emisfero destro, basti pensare al fatto che viviamo in un mondo prettamente visivo: le immagini dominano la quotidianità. Qui Maffei, con amara ironia, sostiene che forse stiamo assistendo a un’“inversione celebrale”, tale per cui, dall’essere scimmia che diviene uomo e utilizza il linguaggio, stiamo tornando ad essere scimmie che “guardano la televisione”. Si avverte dunque la necessità di difendere il linguaggio in quanto è esso che ci definisce come uomini.

 

Riflessioni sulla tecnologia

Prende da qui avvio la riflessione sulla tecnologia. Viene posto l’accento su una questione di rilievo; oggi la tecnologia ha acquisito tanta dignità da scansare materie quali la filosofia in quanto considerate non produttive. Maffei sostiene che la distinzione tra le materie non dovrebbe esistere: «la distinzione tra le discipline è negativa» sostiene magistralmente.
Proseguendo con la considerazione sulla tecnologia proietta una slide che raffigura una grande ragnatela con una sagoma di un uomo intrappolato «nella rete» che rappresenta una rete di pensiero omologato. Icastico, domanda retoricamente, «se uno è connesso, che pensiero libero ha?»; il continuo arrivo di informazioni dall’esterno su questi apparecchi elettronici è come se formassero una “protesi” di cervello che ci viene direttamente consegnato da questa rete.

Secondo Lamberto Maffei la tecnologia ha creato solitudine sia nei giovani sia negli anziani.
Nei primi perché si ritrovano soli, in una stanza, con il loro strumento. Negli anziani invece lo strumento crea solitudine in quanto, non comprendendone le modalità di funzione, vengono esclusi. Stessa esclusione che avviene per il cambiamento di linguaggio. Maffei è arrivato a sostenere ciò a seguito dei suoi studi sulla demenza senile: gli anziani che mancano di stimoli non producono la, da lui denominata, “farmacologia endogena”.

A questo punto cita anche l’altro suo libro, La libertà di essere diversi. Natura e cultura alle prove delle neuroscienze (2011) in cui si sostiene che questi potenti mezzi che diffondono immagini – che parlano quindi un linguaggio universale – creano gli stessi stimoli, gli stessi messaggi e quindi, quello che si può chiamare cervello collettivo; viene così a mancare la dinamica del pensiero diverso.

 

Neuroscienze: come l’ambiente influenza le sinapsi

Riprendendo l’importanza degli stimoli, sostiene che l’ambiente è l’insieme degli stimoli stessi. Per questa ragione Maffei si è interessato all’ambiente, e a come questo possa contribuire notevolmente all’aumento del numero delle sinapsi. Quest’ultime rappresentano la parte più importante del cervello dell’uomo e raggiungono il numero massimo all’età di tre anni, prima di iniziare un lento declino. La vecchiaia viene, infatti definita da Maffei come la «perdita delle sinapsi».

Partendo dagli esperimenti sui ratti, Maffei è arrivato all’uomo, raggiungendo dei notevoli risultati. Al fine di studiare come l’interazione con l’ambiente influenza le sinapsi, ha preso in esame due gemelline: Valentina e Federica. Una veniva massaggiata tre volte al giorno per 10-15 minuti per dieci giorni da una nursery specializzata, e l’altra no.

Il risultato è il seguente: la bambina massaggiata, rispetto all’altra, aveva un aumento del THS, una diminuzione del cortisolo, aumento del peso e sviluppo della vista. In altri termini: si è riscontrato un aumento dello sviluppo del cervello solo massaggiando.

 

Bulimia dei consumi, anoressia dei valori

Riferendosi al capitolo del libro Elogio della lentezza, “Bulimia dei consumi, anoressia dei valori” (p. 75), si aprono riflessioni antropologiche e umanistiche.

Il nostro tempo predilige il pensiero rapido perché su esso si basa il consumismo. A questo punto Maffei fa presente che la biologia gli ha fatto capire che esistono due grandi traguardi: la nascita e la morte. A questo punto la domanda fatale: corriamo per arrivare prima al traguardo finale, inteso come la morte?

La nostra è l’era digitale in cui scompaiono le caratteristiche tipicamente umane, come il colloquio, la lettura, poiché ora tutto deve essere applicabile, la conoscenza è intesa come ciò che serve per fare qualcosa, è intesa come ciò che va nel prodotto.
Accosta questa era della velocità alla scoperta della luce elettrica che ha permesso di lavorare di notte e quindi produrre di più: è così che si va incontro a una bulimia dei consumi che porta all’anoressia dei valori.
Non mancano ulteriori riflessioni antropologiche: cita lo Zibaldone di Leopardi [blockquote style=”1″]la pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza eroica[/blockquote], per ribadire che la nostra società, l’individuo che la forma, ha perso la pazienza di ascoltare, di pensare che l’altro sia come noi.

Conclude la sua lectio magistralis con una riflessione significativa: da sempre, nel mondo, è presente la discriminazione e la distinzione tra le classi sociali, ma questa secondo lui è “priva di senso e di dignità” in quanto tutte le classi sono utili.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Maffei, L. (2011), La libertà di essere diversi. Natura e cultura alle prove delle neuroscienze, il Mulino.
  • Maffei, L. (2014), Elogio della lentezza, il Mulino.
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