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La Structured Clinical Interview (SCID) – Introduzione alla psicologia

La SCID (Structured Clinical Interview) è un'intervista semistrutturata che valuta i disturbi di asse I e II secondo i criteri del DSM. 

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 28 Apr. 2016

Tra tutti i test più rinomati esistenti nel panorama diagnostico non poteva mancare all’appello la Structured Clinical Interview per DSM, meglio nota come SCID. La Structured Clinical Interview è un’intervista semistrutturata sviluppata da Spitzer e collaboratori nel 1987 per la diagnosi della maggior parte dei disturbi di Asse I, disturbi d’ansia, e per quelli di personalità sull’Asse II. Essa valuta tutto lo spettro dei disturbi inseriti all’interno del DSM. La prima versione della SCID risale alla pubblicazione del DSM-III-R.

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO

 

La Structured Clinical Interview: storia

La pubblicazione del DSM III nel 1980 con l’introduzione di criteri diagnostici specifici per tutti i disturbi mentali, ha chiaramente dato una svolta a studio e diagnosi delle malattie mentali. Infatti, prima di allora esistevano diversi tipi di criteri usati per effettuare diagnosi come quelli di Feighner o i Research Diagnostic Criteria con le relative interviste strutturate costruite per effettuare una diagnosi in accordo con le suddette nosografie intrise di molta teoria che influenzava anche la definizione del sintomo stesso.

Quindi, con l’avvento del DSM III, strumento avente caratteristiche diverse da quelle presentate dagli altri manuali diagnostici, primo tra tutti l’essere a-teoretico, nasceva anche l’esigenza di poter effettuare una diagnosi sulla base della nuova nomenclatura. A tal proposito, unitamente all’uscita del manuale era stata diffusa una prima intervista grazie alla quale era possibile effettuare uno screening sulla presenza o assenza di patologia. Questa intervista prendeva il nome di Diagnostic Interview Schedule (DIS), principalmente utilizzata in studi non epidemiologici.

Successivamente, durante un congresso dell’American Psychopathological Association tenutosi nel 1983, furono messi in evidenza i molti limiti presentati dalla DIS tra cui l’esperienza di una notevole conoscenza clinica per la somministrazione e l’essere poco fruibile in ambito clinico, era più utile in ambito di ricerca. Così, si istituì una task force capitanata da Spitzer che diede vita al lavoro che porterà alla produzione della Structured Clinical Interview per il DSM III, SCID.

Solo qualche anno più tardi, con la pubblicazione del DSM III R, uscì la prima versione della SCID.
Chiaramente esistono due versioni della SCID, la I, che permette di effettuare diagnosi in Asse I, IV e V, secondo la divisione del DSM per la patologia mentale, e una versione, la SCID II, che permette la diagnosi solo dell’Asse II.

 

La SCID I: caratteristiche del test diagnostico

La SCID I mostra caratteristiche diverse dagli strumenti precedenti. Prima di tutto è presente all’inizio dello strumento una rassegna anamnestica che permette l’inquadramento e lo sviluppo delle informazioni utili per carpire notizie cliniche rilevanti e consone a focalizzare il sintomo unitamente alla storia del paziente.
All’inizio dell’intervista è possibile individuare, nel dettaglio, dati anagrafici e socio-demografici, una descrizione sommaria della malattia in atto e dei precedenti psicopatologici, la condizione medica generale ed eventuale uso di sostanze, il livello di compromissione del funzionamento globale (Asse V).

A questa prima parte ne segue una seconda caratterizzata da una serie di domande centrate sui criteri diagnostici, utili per effettuare diagnosi. Si susseguono diverse sezioni diagnostiche, e alla fine di ciascuna vi sono una serie di domande sulla cronologia della malattia che includono: l’età di esordio, la presenza o assenza di sintomi durante il mese precedente e la percentuale approssimativa del tempo durante i passati cinque anni in cui tali sintomi sono stati presenti. Per molti disturbi è inclusa una scala che misura la gravità e per alcuni anche la prognosi in funzione del quadro sintomatologico presentato o del sottotipo clinico (come per la diagnosi di Schizofrenia).

Essa, altresì, è costruita in maniera modulare, quindi una domanda segue l’altra, allo scopo di escludere velocemente tutto ciò che non è importante ai fini diagnostici per il soggetto esaminato. Ogni modulo corrisponde ad uno specifico raggruppamento diagnostico divisi per i diversi disturbi diagnosticabili. Segue, una struttura ad alberi decisionali, ovvero permette di approfondire il disturbo presentato o saltare direttamente a quello successivo se non presente, mantenendo una chiara corrispondenza tra i criteri del DSM e ciascuna domanda formulata.

La SCID I si divide in diverse sezioni o moduli:

A: Sindromi dell’Umore
Episodio Depressivo Maggiore (in atto/pregresso)
Episodio Maniacale (in atto/pregresso)
Episodio Ipomaniacale (in atto/pregresso)
Disturbo Distimico (solo in atto)
Disturbo dell’Umore dovuto a Condizione Medica Generale
Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanza

B: Sintomi Psicotici e Associati
Deliri
Allucinazioni
Comportamento e Eloquio Disorganizzati
Comportamento Catatonico
Sintomi Negativi

C: Disturbi Psicotici (Diagnosi differenziale)
Schizofrenia
Tipo Paranoide
Tipo Catatonico
Tipo Disorganizzato
Tipo Indifferenziato
Tipo Residuale
Disturbo Schizofreniforme
Disturbo Schizoaffettivo
Disturbo Delirante
Disturbo Psicotico Breve
Disturbo Psicotico Dovuto a Condizione Medica
Generale
Disturbo Psicotico Indotto da Sostanza
Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato

D: Disturbi dell’Umore
Disturbo Bipolare I
Disturbo Bipolare II
Altri Disturbi Bipolari (Disturbo Ciclotimico,
Disturbo Bipolare NAS)
Disturbo Depressivo Maggiore
Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato

E: Disturbi da Uso di Sostanze
Dipendenza da Alcol
Abuso di Alcol
Dipendenza da Amfetamina
Abuso di Amfetamina
Dipendenza da Cannabis
Abuso di Cannabis
Dipendenza da Cocaina
Abuso di Cocaina
Dipendenza da Allucinogeni
Abuso di Allucinogeni
Dipendenza da Oppioidi
Abuso di Oppioidi
Dipendenza da Fenciclidina
Abuso di Fenciclidina
Dipendenza da Sedativi/Ipnotici/Ansiolitici
Abuso di Sedativi/Ipnotici/Ansiolitici
Dipendenza da più Sostanze
Dipendenza da Altre Sostanze o da Sostanze Sconosciute
Abuso di Altre Sostanze o di Sostanze Sconosciute

F: Disturbi d’Ansia
Disturbo di Panico Con Agorafobia
Disturbo di Panico Senza Agorafobia
Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico
Fobia Sociale
Fobia Specifica
Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Disturbo Post-Traumatico da Stress
Disturbo d’Ansia Generalizzato (solo in atto)
Disturbo d’Ansia Dovuto a Condizione Medica
Generale
Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze
Disturbo d’Ansia Non Altrimenti Specificato

G: Disturbi Somatoformi
Disturbo di Somatizzazione (solo in atto)
Disturbo Somatoforme Indifferenziato (solo in
atto)
Disturbo Algico (solo in atto)
Ipocondria (solo in atto)
Disturbo di Dismorfismo Corporeo

H: Disturbi dell’Alimentazione
Anoressia Nervosa
Bulimia Nervosa
Disturbo da Abbuffata Alimentare (categoria in
Appendice)

I: Disturbi dell’Adattamento
Disturbo dell’Adattamento (solo in atto)

J: modulo opzionale
Disturbo da Stress Acuto
Disturbo Depressivo Minore
Disturbo Misto Ansioso-Depressivo (categoria in
Appendice)
Dettagli Sintomatici degli Episodi Pregressi
Depressivi Maggiori/Maniacali.

Ogni sezione è formata da una serie di domande, che si riferiscono direttamente ai criteri diagnostici presentati nel DSM, che devono essere lette dal somministratore ad litteram per evitare di incappare in criteri diversi da quelli valutati. Per questo l’intervista deve essere somministrata da una persona addestrata adeguatamente e con una buona familiarità con il sistema di classificazione e i criteri diagnostici del DSM. Quindi, non solo è necessario conoscere adeguatamente il DSM, ma è opportuno anche avere una competenza di base rispetto alla farmacologia che possa permettere di effettuare una diagnosi differenziale tra condizione dovuta all’assunzione di sostanze, anche farmaci, e vera patologia mentale.

Oltre all’ASSE I la SCID I permette di effettuare diagnosi anche per l’ASSE IV, problemi psicosociali ed ambientali, e V funzionamento generale.
A pagina 5 dell’intervista è presente una Checklist che consente di effettuare diagnosi sui problemi psicosociali e ambientali presentati dall’esaminato. Successivamente, si valuta il Funzionamento Generale del soggetto, lungo un continuum di gravità diviso in 10 ranghi. Lo sperimentatore, in base a quanto emerge dal colloquio, inquadra a fine intervista il funzionamento generale presentato dal paziente facendolo rientrare in una categoria specifica.

 

La SCID I: a chi si rivolge

La SCID I può essere somministrata a pazienti psichiatrici e di medicina generale, persone coinvolte in un’indagine epidemiologica sulla salute mentale nella comunità o tra i familiari di pazienti psichiatrici.
Inoltre, non può essere somministrata se non a degli adulti che abbiano almeno 8 anni scolarità, che non presentino deficit cognitivi gravi, agitazione psicomotoria, sintomi psicotici gravi, e un quoziente intellettivo nella norma, poiché QI troppo bassi potrebbero rendere la somministrazione molto difficile.

Essa può essere usata in ambito clinico, come approfondimento del colloquio e per questo è utile somministrarla anche a piccoli pezzi che possano garantire l’eliminazione di un dubbio diagnostico o a conferma della diagnosi cui si era già arrivati. Oltretutto, è usata anche in ambito di ricerca per selezionare una popolazione su cui effettuare uno studio, in termini di criteri di inclusione ed esclusione.

 

LA SCID I: cosa restituisce?

La SCID I permette di formulare una diagnosi psichiatrica secondo criteri rigidamente definiti dal DSM garantendo, in questo modo, un alto livello di comprensione ed accordo tra i diversi esperti della salute mentale, perché si parla attraverso un linguaggio comune facilmente comprensibile. Per riuscire a raggiungere una diagnosi il somministratore può usare tutte le fonti di informazione disponibili arricchendo la diagnosi o chiarendo dubbi. Per questo può utilizzare notizie fornite da altri clinici, osservazioni provenienti da altri membri della famiglia o da amici.
In questo modo, possono essere evitati gli errori di omissione, risposte non date, valutando l’intero spettro psicopatologico a tutto tondo o secondo una prospettiva lifetime.

 

La SCID I: formato di risposte

Come è stato più volte ripetuto, la SCID è formata da domande che si susseguono procedendo in questo modo nella lunga sfera dei disturbi mentali. A ogni domanda segue un formato di risposta così costituito:
+ corrisponde alla presenza del sintomo indagato;
– corrispondente all’assenza del sintomo;
? Notizie non sufficienti per attribuire una risposta.
Il tempo richiesto per la somministrazione è di circa 45-90 minuti, varia a seconda della gravità del soggetto e in base all’esperienza del somministratore.

 

La SCID I: le diverse versioni

Esistono tre versioni per la valutazione dei disturbi di Asse I:

• la SCID-Patient version – SCID-P, per i pazienti ricoverati o per quei casi in cui la diagnosi richiede una valutazione della sintomatologia psicotica;

• la SCID-Outpatient version – SCID-OP, indicata per la valutazione di pazienti ambulatoriali o per situazioni in cui sono necessarie poche domande di screening psicotico;

• la SCID-Nonpatient version – SCID-NP, per la valutazione di soggetti sani, come per i campioni di controllo o sperimentali in uno studio sperimentale.

Esiste, inoltre, una versione per bambini: KID-SCID, costituita da una parte in cui le informazioni sono direttamente apprese dai genitori.

 

La SCID I: versioni esistenti

In seguito alla prima pubblicazione della SCID che avviene intorno agli anni ’90 in Italia, seguono diverse versioni che si legano alle edizioni del DSM.
Attualmente, è ancora molto diffusa, almeno in Italia, la SCID I legata al DSM IV TR poiché la nuova versione, SCID 5, è ancora in fase di elaborazione, e quindi non pubblicata. In ogni caso con l’avvento del DSM 5 e le inclusioni nello stesso di nuove patologie è stata elaborata una nuova versione di SCID. Anche questa versione è usata per effettuare diagnosi in maniera sistematica sia in ambito clinico sia forense. Inoltre, è usata anche in ambito di ricerca, come le precedenti, e per ricavare dati inerenti all’epidemiologia di alcuni disturbi psichiatrici.
Quindi, la SCID-5 è la versione aggiornata del precedente Structured Clinical Interview for DSM-IV.

La SCID-5 è organizzata anch’essa in moduli diagnostici, e valuta i disturbi dell’umore, disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze, disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e relativi, disturbi alimentari, disturbi somatici, alcuni disturbi del sonno (per esempio, disturbi di insonnia e ipersonnolenza), disturbi d’esternalizzazione (cioè, disturbo intermittente esplosivo, il disordine del gioco d’azzardo, e disturbo da deficit di attenzione degli adulti), e Trauma e Disturbo post traumatico da Stress. E ‘stata pubblicata in varie forme, tra cui una versione per i medici (SCID-CV) e una versione per gli studi clinici (SCID-CT) oltre alle altre già esistenti per le versioni precedenti.

 

RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • First, M.B. (2015). Structured Clinical Interview for the DSM (SCID).The Encyclopedia of Clinical Psychology, Published Online: 23 JAN 2015. DOI: 10.1002/9781118625392.wbecp351
  • Spitzer, R. L., Williams, J. B. W., Gibbon, M., First, M. B. (1992). The Structured Clinical Interview for DSM-III-R (SCID)I: History, Rationale, and Description .Arch Gen Psychiatry, 49(8):624-629. doi:10.1001/archpsyc.1992.01820080032005.
  • Michael B. First, M. B., Spitzer, R.L., Gibbon, M., and Williams, J. B. W. (2000), SCID-I..Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorders. Curatore edizione italiana: Mazzi,F., Morosini, F., De Girolamo, G., Lussetti, M., e Guaraldi, G.P. . Giunti Edizioni, OS.
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