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Psicologo nella Scuola. Esperienze di consulenza scolastica all’interno di un C.I.C. (2015) – Recensione

Il libro parla della figura dello psicologo scolastico, delle competenze richieste e di un'esperienza di consulenza in Centri di Informazione e Consulenza

Di Ezechiele Giannelli

Pubblicato il 19 Apr. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:36

L’esperienza raccontata dal libro si è svolta all’interno dei Centri di Informazione e Consulenza (C.I.C.), regolati dalla legge 162 del 1990. L’apertura di un Centro di Ascolto ha permesso di ricavare uno spazio in un’aula della scuola, in cui per tre ore settimanali è presente lo psicologo, a disposizione di chiunque chieda un colloquio. Al Centro possono accedere tutti i protagonisti della scuola: studenti, insegnanti, genitori, collaboratori scolastici, dipendenti scolastici.

 

Chi è lo psicologo scolastico?

La figura dello psicologo scolastico in Italia non è definita da una norma che ne veda l’inserimento “stabile” nella struttura; in sostanza si lascia alle scuole l’autonoma iniziativa d’avvalersi o meno di un servizio psicologico. L’Italia è rimasta il solo Paese europeo a non avere veri e propri psicologi scolastici.

Questo libro, rivolto a giovani psicologi e in parte anche ad insegnanti e genitori, si propone di riassumere venti anni di esperienza nella scuola superiore; si articola in due parti: la prima parte affronta gli aspetti teorici che riguardano le norme che regolano la presenza a scuola dello psicologo, e il suo ruolo secondo l’approccio cognitivo-costruttivista; la seconda parte racconta l’esperienza sul campo (il centro di ascolto, il progetto accoglienza, i sondaggi).

 

Le competenze richieste allo psicologo scolastico

Per lavorare a scuola, è utile poter contare su una serie di competenze, di cui alcune personali e altre professionali. Tra le competenze personali elencherei la personale sensibilità e predisposizione verso questo specifico periodo evolutivo (l’adolescenza) insieme ai temi che lo caratterizzano. Sul piano professionale aiuta sicuramente una preparazione clinica fatta attraverso un percorso personale o una specializzazione psicoterapica.

Avere anche un minimo di competenze sul funzionamento dei gruppi è un altro elemento favorevole. La quotidianità scolastica è caratterizzata dalle vicende di gruppo, dal gruppo classe, al collegio dei docenti e conoscere le dinamiche di gruppo può favorire letture e interventi adeguati. I ragazzi che frequentano la scuola superiore prima che studenti sono adolescenti. Lo psicologo lavora per favorire la comunicazione tra i protagonisti della scuola, per migliorare la reciprocità, ma il servizio è soprattutto un punto di riferimento per l’adolescente, uno spazio protetto a cui rivolgersi per qualsiasi motivo perciò buona parte del lavoro è rivolto a loro, al loro rapporto con i compagni, con gli insegnanti, con i genitori.

 

L’esperienza nei Centri di Informazione e Consulenza (C.I.C.)

L’esperienza raccontata dal libro si è svolta all’interno dei Centri di Informazione e Consulenza (C.I.C.), regolati dalla legge 162 del 1990. L’apertura di un Centro di Ascolto ha permesso di ricavare uno spazio in un’aula della scuola, in cui per tre ore settimanali è presente lo psicologo, a disposizione di chiunque chieda un colloquio. Al Centro possono accedere tutti i protagonisti della scuola: studenti, insegnanti, genitori, collaboratori scolastici, dipendenti scolastici.

Si ha un primo colloquio in cui viene valutata la richiesta. Se il problema può essere affrontato a scuola, lo studente viene seguito per un numero limitato di colloqui, altrimenti si rimanda alle strutture presenti nel territorio (consultori, centri adolescenti, ecc.). I Progetti Accoglienza prevedono un percorso di accompagnamento degli studenti del primo anno della scuola superiore, realizzato attraverso un gruppo di coetanei degli anni successivi, preventivamente formati a questo scopo. A partire dal primo giorno di scuola e per alcuni giorni i primini vengono accolti in classe dai compagni più grandi che li stimolano e li sostengono nella conoscenza reciproca e nella costruzione del gruppo classe attraverso una serie di attività guidate, l’illustrazione delle novità della scuola superiore, la guida nel giro conoscitivo della scuola. L’abbassamento delle attivazioni emotive favorisce l’inizio della reciprocità e la costruzione del senso di appartenenza al nuovo gruppo. Si realizza così un modulo di prevenzione primaria che si basa sullo stare bene a scuola e consente di uscire dalla logica dell’emergenza che genera interventi solo di fronte a problematiche conclamate.

Il Progetto Accoglienza prevede infatti due fasi: una fase di formazione degli studenti che ricopriranno la funzione di tutor e una fase di accoglienza. C’è un tema in particolare che accomuna molti insegnanti ed è l’insofferenza verso il modo in cui gli studenti affrontano i loro doveri scolastici, secondo loro lo fanno in maniera superficiale, immatura, insufficiente. Difficilmente uno studente viene al Centro di Ascolto per parlare delle sue assenze, perciò è stato somministrato un breve questionario, che potesse fornire qualche informazione in più sulla forma e sulle motivazioni che queste assenze assumono. Il questionario è costituito da 12 domande. È stato somministrato qualche anno fa su un campione di 30 classi su 38 dell’istituto, per un totale di 593 studenti di cui 300 femmine e 293 maschi. I risultati dei sondaggi sono nelle due appendici del libro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Patrizia Mattioli (2015). Uno Psicologo nella Scuola. Esperienze di consulenza scolastica all’interno di un C.I.C. , Alpes Italia.
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