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Aspetti depressivi nelle madri biologiche e nelle madri adottive: uno studio esplorativo – Recensione

Un recente studio esplorativo ha come obiettivo quello di misurare l’eventuale presenza di depressione post-parto e post-adozione in un campione non clinico

Di Emma Fadda

Pubblicato il 20 Apr. 2016

Che cosa accomuna le madri biologiche a quelle adottive? Che cosa hanno in comune la depressione post-partum e la depressione post-adozione? Queste sono solo alcune delle domande a cui Maria Giovanna Cruini, Sara Cirillo e Ariella Tomaselli cercano di dare risposta nello studio esplorativo da loro condotto, e i cui risultarti sono stati presentati al XVII Congresso Nazionale SICC.

 

Il tema centrale è quindi quello della maternità, intesa come quel momento di profondi cambiamenti biologici, psicologici e sociali che la donna si trova a vivere, e che richiedono la messa in gioco di molteplici risorse a diversi livelli per essere affrontata. Maternità quindi intesa non solo come momento di immensa gioia, ma soprattutto come momento di stress psico-fisico, che può, in una percentuale del 10-20% delle donne, trasformarsi in un vero e proprio disturbo depressivo nel corso del primo anno di vita del bambino.

Se questo è ciò che può accadere nella maternità biologica non da meno è la maternità adottiva, che sottopone la donna e la futura coppia genitoriale a molteplici fattori di stress già da tanto tempo prima dell’arrivo del bambino.

L’accettazione dell’infertilità e della impossibilità a procreare, il superamento dei colloqui e delle valutazioni di idoneità della coppia ad adottare, l’attesa del bambino e la gestione della quotidianità di vita della coppia ormai diventata famiglia sono solo alcune delle fasi che i genitori adottivi affrontano, e che possono rappresentare fattori di stress significativo. La depressione post-adozione tuttavia, sebbene nota è ad oggi ancora poco approfondita dal punto di vista scientifico.

Lo studio esplorativo delle autrici si inserisce in questa cornice teorica, ed ha come obiettivo generale quello di misurare l’eventuale presenza di depressione post-parto e post-adozione in un campione non clinico di 9 madri adottive e 12 madri biologiche. L’ipotesi è duplice: che l’incidenza della depressione sia simile nei due campioni e che se presente, essa non dipenda esclusivamente da fattori di tipo biologico.

La procedura sperimentale è consistita nella somministrazione al campione di una serie di questionari autosomministrati, misuranti i costrutti di interesse e si è avvalsa dell’uso di una serie di statistiche che hanno permesso di confermare le ipotesi delle autrici, secondo cui dunque medesimi livelli di depressione post-parto e post adozione sono osservabili nel campione: in linea con i dati di letteratura, la depressione post-adozione non dipenderebbe unicamente da fattori di tipo biologico.

L’evidenza di una natura non unicamente biologica della depressione post-parto e post-adozione richiede di spostare inevitabilmente l’attenzione sul ruolo che giocano i fattori psicologici, intesi come aspettative, credenze, bisogni e desideri nel diventare genitori.

Di qui la necessità non solo di progettare interventi volti ad individuare le donne a rischio, ma anche finalizzati alla presa in carico della donna e della coppia, sia essa biologica o adottiva, lungo il percorso di ridefinizione di sé e accettazione/adattamento ai cambiamenti che stanno avvenendo.

Il lavoro di Cruini, Cirillo e Tomaselli centra un tema attuale e di grande interesse scientifico, che merita certamente maggiori approfondimenti di ricerca e un maggiore impegno e professionalizzazione in ambito psicologico e psicoterapeutico proprio per quelle donne e coppie per le quali, diventare genitori, si trasforma da evento bellissimo a momento di grande sofferenza.

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Emma Fadda
Emma Fadda

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, PhD presso l'Università Vita-Salute San Raffaele

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