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Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (2016) – Cinema & Psicologia

Il film ha come protagonisti Enzo, una forza sovrumana, Fabio l'antagonista cattivo e narcisista e Alessia convinta di trovarsi nel cartone di Jeeg Robot

Di Emanuela Calisi

Pubblicato il 10 Mar. 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti del 2016 ha come protagonisti 3 personaggi: Enzo (il buono), Fabio (il cattivo) e Alessia (la matta). 

 

Profilo psicologico dei protagonisti

Il buono e il cattivo

Siamo a Roma, tempi odierni, quartiere di riferimento: Tor Bella Monaca.
Enzo (Claudio Santamaria) è un criminale qualunque, non lavora e vive di rapine; Fabio (Luca Marinelli), noto come “Lo Zingaro”, fa parte di una banda coinvolta in narcotraffico, e delinquenza in generale.
Le loro storie fino qui sembrano molto simili: stessa vita, stesso quartiere, stessa professione.

Durante i primi minuti della pellicola, il pubblico già ha chiaro chi avrà il ruolo di eroe e chi sarà il cattivo da combattere; nel momento in cui le loro esistenze si intrecciano, capiremo le diverse sfaccettature dei due personaggi e di quanto, in realtà, siano diversi tra loro.
Arriva poi un terzo personaggio fondamentale nella trama: Alessia(Ilenia Pastorelli), figlia mentalmente disturbata di Sergio, uno dei collaboratori de Lo Zingaro e, allo stesso tempo, conoscente di Enzo. Alessia è il personaggio chiave, da dove tutto inizia e tutto finisce.

Enzo, il buono, si capisce già dal trailer: è proprio lui, Hiroshi, meglio noto come Jeeg Robot, forza sovraumana, cuore e acciaio. Enzo è ovviamente differente dal reale Hiroshi; infanzia difficile nel quartiere di periferia, nessun amico in vita, nessun parente. Rapine, budini e film pornografici riempiono le sue giornate. Senza bisogno di svelare altri dettagli, possiamo descrivere Enzo come un uomo dal destino incerto che vive la sua giornata senza progetti né prospettive in una routine catatonica, senza fiducia alcuna negli altri e in se stesso; poi succede qualcosa di inaspettato. La scoperta dei poteri, l’incontro con Alessia, la consapevolezza di poter “salvare” gli altri: inizia la metamorfosi mentale del nostro eroe, che si sveglia da quel coma psichico; finalmente abbatte quel muro che aveva alzato contro ogni emozione. E finalmente si lascia andare: gioia, dolore, rabbia, gratificazione. Enzo rinasce.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

Alessia, la matta, personaggio curioso e coraggioso

Il corpo di una giovane donna intrappolata nella mente fantastica di una bambina.
Cresciuta senza mamma con un rapporto paterno discutibile, Alessia si è creata il suo mondo con l’aiuto del cartone animato Jeeg Robot; è convinta di trovarsi all’interno del cartone stesso e quando conosce Enzo è lei che gli affibbia il ruolo di Hiroshi, giunto per salvare tutti dal giorno delle tenebre.
Inizialmente, Enzo vede Alessia come una responsabilità troppo grande, non sentendosi in grado di prendersene cura; poi se ne innamora e i suoi occhi cominciano a vedere qualcosa che fino a quel momento non avevamo mai visto. Donare qualcosa agli altri, significa dare qualcosa a se stessi.

Fabio, il cattivo narcisista

Fabio, il cattivo; folle, narciso, spietato, meravigliosamente interpretato da un attore che tanto farà parlare di sé: talento indiscusso. Fabio, Lo Zingaro, è il nostro antagonista; uno di quei cattivi adorabili, che tanto si odiano quanto si amano. L’unico desiderio di Fabio, come tutti i narcisisti che si rispettino, è la grandezza, intesa come accumulo di potere e rispetto di tutti. E’ disposto a qualunque cosa per ottenerla e quando scopre i poteri di Enzo e l’ammirazione che questi suscitano nella folla, il suo unico obiettivo è diventare come il nostro supereroe e annientarlo.

Considerazioni

Un finale non scontato come sembrerebbe, dove la psicologia dei personaggi è studiata per renderli tutti e tre perfettamente complementari l’uno all’altro, in un movimento circolare continuo, come la ruota panoramica che Enzo fa girare per Alessia.
Non è facile riportare un cartone animato in una storia moderna.
Grazie Mainetti, per aver fatto sognare di nuovo la nostra generazione.

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SCRITTO DA
Emanuela Calisi
Emanuela Calisi

Laureata in Psicologia Clinica e della Salute presso l'Università G.D'Annunzio in Chieti. Residente a Roma.

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