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Terapia Assistita con gli animali: una nuova esperienza al carcere di San Vittore

Con la Terapia Assistita con gli Animali si promuove una rieducazione affettiva dei carcerati, abituandoli ad accudire l'altro attraverso piccoli gesti.

Di Guest

Pubblicato il 29 Feb. 2016

Aggiornato il 12 Set. 2018 14:32

Lavorare affiancati da un cane, ci spinge a un miglioramento del saper essere piuttosto che del saper fare e i risultati si misurano su rilassamento e divertimento.

Silvia Carlini

 

La Terapia Assistita con gli Animali (TAA) in carcere è un’esperienza diffusa negli USA e anche sul territorio nazionale ma, un’attività all’interno del reparto psichiatrico del carcere di San Vittore, è un’esperienza unica in Europa che ci permette di sviluppare al massimo le potenzialità del ruolo animale a confronto con i problemi psichiatrici.

L’esperienza affiancata e supportata dal team psichiatrico del carcere ci porta ogni settimana a confrontarci con un piccolo gruppo scelto che ha poche affinità ma proprio grazie all’inserimento del cane, sta sviluppando collaborazione e socializzazione.

L’ostacolo linguistico (sono stranieri) viene superato dalla voglia di relazionarsi ed entrare in contatto con il cane semplicemente perché l’animale nel ruolo di mediatore, conduce le emozioni direttamente al corpo, quindi all’azione, senza che prima vengano elaborate a livello razionale, senza che l’emozione passi attraverso il pensiero e ad un’analisi a livello cognitivo.

Allora ecco che prima dell’incontro settimanale i detenuti aiutano a preparare la stanza che li accoglierà; durante l’attività c’è chi prova a improvvisarsi interprete a vantaggio dei compagni e, senza conflitti o rivalità, si lavora come un gruppo coeso.

L’esperienza mediata dal cane, ci permette di riconoscere meglio le nostre emozioni, che influiscono sul nostro modo di interpretare la realtà determinando il nostro agire, dandoci la possibilità di migliorare noi stessi e i nostri rapporti interpersonali proprio perché al centro del rapporto c’è la relazione e non la prestazione.

Lavorare affiancati da un cane, ci spinge a un miglioramento del saper essere piuttosto che del saper fare e i risultati si misurano su rilassamento e divertimento.

Attraverso il rapporto con gli animali s’intende ancora promuovere una ‘rieducazione affettiva’ dei carcerati, abituandoli nuovamente a prendersi cura di qualcuno attraverso una serie di gesti semplici come dargli da bere, dei premietti da mangiare o spazzolarli. Con le attività dedicate all’accudimento degli animali si raggiunge la dimensione epimeletica per il rafforzamento dell’autostima, fortificare la pro-socialità e sviluppare l’empatia.

Quando gli ospiti ammirano gli esercizi di un cane, questa fase estetica, ha un forte effetto decentrativo, diminuisce la chiusura in se stessi e l’ossessività; con le Terapie Assistite con gli Animali, si combatte il senso di solitudine e gli episodi di violenza e di autolesionismo.

Un progetto pilota al carcere di San Vittore che consentirà, grazie al monitoraggio delle attività, di avere degli importanti riscontri sul rapporto tra animali e pazienti psichiatrici in reclusione.

 

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