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I conflitti nella coppia: differenze conciliabili nel rapporto di coppia (2015) – Recensione

Conflitti nella coppia: il manuale di auto-aiuto di Christensen, Doss e Jacoson propone il modello della terapia comportamentale integrata della coppia. 

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 23 Feb. 2016

Aggiornato il 08 Dic. 2017 16:26

Alla base dei conflitti nella coppia, c’è spesso un’azione o una mancata azione del partner e c’è una tendenza generale ad attribuire la responsabilità del conflitto al compagno/a e ad alcuni suoi tratti di personalità per noi considerati negativi o inaccettabili.

Marianna Palermo, OPEN SCHOOL Studi Cognitivi Milano

Introduzione

[blockquote style=”1″]Non importa quante cose abbiamo in comune con la persona che amiamo, ognuno di noi è un essere unico; non importa quanto ci amiamo, le differenze tra di noi causeranno talvolta dei conflitti. Ci sentiamo feriti o ignorati, risentiti o arrabbiati e le nostre discussioni spesso acuiscono il problema. Qualcosa deve cambiare e di solito vorremmo che a cambiare fosse il partner.[/blockquote]

Questa introduzione al testo di Christensen, Doss e Jacobson, tradotto in italiano da Monica Dalla Valle e Nerina Fabbro e intitolato “Differenze conciliabili”, riassume in poche parole ma incisive la situazione vissuta da chi è protagonista delle storie raccontate nel libro, utilizzate come esempio per comprendere quali possano essere le difficoltà e i conflitti nella coppia, quali possano essere le cause che ne sono alla base e come potervi far fronte per evitare la degenerazione del rapporto o addirittura la rottura.

Jacobson e Christensen nei loro studi con le coppie si resero conto che talvolta la terapia comportamentale risultava insufficiente nel trattamento e spesso insorgevano delle ricadute. Questo indusse i due psicologi a pensare ad un trattamento alternativo, ossia la terapia comportamentale integrata di coppia che poneva l’accento soprattutto sull’accettazione piuttosto che sul cambiamento.

Rispetto alla precedente edizione del testo degli stessi autori, questa presenta alcune diversità: 1) si induce il lettore o la coppia a focalizzarsi su un problema centrale specifico; 2) sono stati inseriti dei questionari standardizzati con le informazioni relative alla correzione degli stessi; 3) è stato introdotto l’acronimo DEEP per indicare D= le differenze tra se stessi e il partner che potrebbero indurre il conflitto, E= le vulnerabilità emotive di ciascun partner; E= gli stressor esterni che possono contribuire al conflitto; P= i pattern di comunicazione. Tali aspetti saranno approfonditi nel prosieguo dell’articolo.

La formazione del rapporto di coppia

Una domanda che spesso ci si pone quando si parla di amore e di relazioni affettive è : “Come mai tra le tante persone che si incontrano nella propria vita ci si innamora proprio di quella?” Per fornire una risposta a tale domanda, ci fornisce un aiuto la teoria dell’attaccamento (Attili, 2007), la quale sostiene che l’innamoramento come l’attaccamento alla figura materna o a quella che fornisce accudimento abbiano una base innata e per motivi evoluzionistici siamo portati a creare un legame affettivo con un’altra persona. Secondo Bowlby (1988), ognuno costruisce durante l’infanzia e in base al rapporto con i suoi genitori degli schemi mentali, definiti modelli operativi interni che tendono ad essere stabili nel tempo e ad influenzare le relazioni successive: tali modelli si riferiscono alla visione che l’individuo sviluppa di sé, dell’altro e della relazione stessa con l’altro.

Una volta scelta quella persona, la coppia ripercorre diverse fasi. La prima è quella caratterizzata principalmente dall’attrazione fisica, mentre nella seconda entrano in gioco anche i sistemi di attaccamento e di accudimento reciproci e in parte legati ad una riattualizzazione del proprio stile di attaccamento coi propri genitori (Attili, 2007). La terza fase è quella dell’amore, in cui il rapporto si stabilizza e comincia a concretizzarsi maggiormente, per poi arrivare alla fase in cui prevalgono la routine quotidiana, l’impegno reciproco, la sicurezza affettiva e della presenza dell’altro.
È soprattutto quando il rapporto si stabilizza che possono insorgere dei conflitti nella coppia, legati soprattutto alla percezione dei difetti e delle diversità dell’altro: ad una prima fase di idealizzazione del partner e del rapporto, segue una fase in cui emergono le differenze che talvolta appaiono appunto inconciliabili. Quando non si riesce a ritrovare un equilibrio e talvolta si aggiungono anche degli eventi stressanti, è possibile che il legame vada incontro ad una rottura che richiede un’elaborazione. La separazione infatti rappresenta la fine di un rapporto affettivo e vengono quasi ripercorse le fasi del lutto (Attili, 2004).

l conflitti nella coppia

La prima e la seconda parte del testo si focalizza sulle discussioni e i conflitti nella coppia. Ciò che risulta importante è cercare di comprendere il punto di vista di ciascun partner rispetto a quello specifico conflitto, per dar voce ai pensieri e alle emozioni sottostanti di ciascuno.

Secondo Peterson è possibile ricondurre le discussioni nello specifico a 4 eventi: le critiche, le pretese, i comportamenti inadeguati ripetuti e i rifiuti. Alla base dei conflitti nella coppia, c’è dunque spesso un’azione o una mancata azione del partner e c’è una tendenza generale ad attribuire la responsabilità del conflitto al compagno/a e ad alcuni suoi tratti di personalità per noi considerati negativi o inaccettabili. Questo induce spesso delle accuse reciproche che impediscono di trovare una negoziazione o un modo funzionale per risolvere il conflitto in quella specifica situazione. Nel momento si perde di vista l’evento in sé che ha generato la discussione e ci si sposta su un piano di recriminazioni.

La visione che viene proposta dal testo è quella di considerare i problemi relazionali come delle differenze: anche quegli aspetti che inizialmente potevano attrarre, vengono a lungo andare percepite come delle differenze eccessive e inconcepibili. Secondo gli autori ciò che è importante tener presente è che il passato di ciascuno influenza il presente e anche il futuro: ad esempio il rapporto instaurato coi propri genitori, la qualità del matrimonio dei propri genitori, la cultura e i valori condivisi sono aspetti del proprio passato che possono influenzare il modo in cui attualmente ci si relaziona con gli altri e in particolare con il partner.

Un altro aspetto da tener presente è che molto spesso le emozioni che vengono espresse sono quelle più superficiali, che reputiamo più accettabili per non far accedere l’altro eccessivamente alla nostra intimità, ma tali emozioni possono fuorviare dal reale motivo che ha indotto il litigio. Riconoscere e condividere le proprie emozioni nascoste è sicuramente un primo passo per comprendere la reale natura del conflitto.

Inoltre, secondo gli autori, ciascuno presenta delle vulnerabilità e dei punti sensibili spesso legati al proprio vissuto, alle relazioni coi genitori o alle precedenti relazioni coi pari o coi partner. Per questo se l’azione o la mancata azione dell’altro va a sollecitare tali punti deboli, questo ci rende vulnerabili o ci induce a contrattaccare. Dunque, è importante tener presente che la storia di vita e le vulnerabilità emotive di ciascuno entrano in gioco nelle relazioni di coppia e in particolare nelle situazioni di conflitto. Per questo, esserne consapevoli può essere un presupposto fondamentale.

A queste vulnerabilità personali, possono poi aggiungersi degli eventi esterni stressanti sui quali possono focalizzarsi tutte le nostre attenzioni portandoci a perdere di vista il partner e le sue preoccupazioni.

Se non vi è la consapevolezza di questi aspetti, spesso si ricorre a delle modalità comunicative disfunzionali che generano dei circoli viziosi e che tendono a stabilizzarsi nei vari conflitti. Tali strategie anziché risolvere il problema spesso lo fomentano e generano un’escalation emotiva in entrambi i partner.

In questo modo secondo gli autori sono state individuate le principali componenti di un conflitto, ossia le differenze esistenti tra i partner e in parte determinate dal passato di ciascuno, le vulnerabilità emotive, i fattori esterni stressanti e infine i pattern comunicativi disfunzionali; questi aspetti definiscono la cosiddetta analisi DEEP dei conflitti nella coppia.

Accettazione e cambiamento per risolvere i conflitti nella coppia

Nella terza parte viene chiarita la differenza tra accettazione e cambiamento. Il cambiamento comporta che uno dei due partner agisca in maniera diversa (ad esempio può essere meno critico o affettuoso), mentre l’accettazione comporta che si comprendano le caratteristiche dell’altro e le si accetti senza tentare di cambiarle. La strategia più adattiva risulta quella della combinazione tra accettazione e cambiamento. Per ristabilire l’armonia nella coppia è necessario che alcune caratteristiche fisiche o della personalità dell’altro siano accettate e comprese, ma al contempo vi possono essere degli aspetti dell’altro che risultano inaccettabili per ciascuno e che è opportuno tentare di cambiare. Le differenze e le vulnerabilità di ciascuno è importante che siano accettate, mentre i circoli viziosi e le modalità comunicative disfunzionali possono essere modificati.

A questo punto, una volta definite le componenti del DEEP di quella specifica coppia, vengono forniti dagli autori dei consigli utili per evitare che il conflitto degeneri: ad esempio esplicitare il proprio stato emotivo, spiegare all’altro il motivo della propria emozione, far riferimento anche alle proprie emozioni profonde e cercare di capire anche la posizione del compagno in quel momento.

La quarta parte del testo si sofferma invece sul tema del cambiamento e su possibili strategie che potrebbero innescarlo: ad esempio è possibile porre un ultimatum se sono presenti dei problemi molto gravi o se è necessario prendere decisioni importanti; potrebbe essere anche utile fare richieste specifiche anziché generali e che riguardino la relazione stessa col partner.

Secondo gli autori sia la presa di consapevolezza di quanto accade nella coppia e nello specifico durante il conflitto sia la comunicazione sono dei fattori che possono aiutare a superare il momento conflittuale senza danneggiare irrimediabilmente la relazione. Pensare a delle azioni costruttive e positive anziché continuare a lamentarsi e a criticare il partner può innescare dei cambiamenti prima in se stessi e poi nell’altro.

Nell’ultima parte del libro, vengono descritte, invece, quelle situazioni di violenza, abuso o infedeltà di cui si può essere vittima nella relazione di coppia. Mentre le violenze fisiche sono considerate negative e gravi per tutti e dunque è importante sottrarsi a tali relazioni chiedendo aiuto, nei casi di abuso psicologico o di infedeltà ciascuno può considerare sbagliati o immorali comportamenti differenti. Una volta compreso ciò che non si è disposti a tollerare all’interno del rapporto, è importante che questo venga comunicato al partner.

Infine vengono fornite informazioni sulle figure professionali che si occupano di terapia di coppia e alle quali è possibile rivolgersi nel caso in cui la lettura del manuale non fosse sufficiente per risolvere le difficoltà presenti.

La lettura del testo è consigliata a tutti coloro che stanno vivendo dei conflitti nella coppia o che vorrebbero migliorarne la qualità, psicologi e psicoterapeuti che lavorano con le coppie, studenti di psicologia o psicoterapia che si interessano di relazioni affettive. Il testo risulta dunque un manuale di auto-aiuto per le coppie che potrebbe essere letto da ciascun partner singolarmente o da entrambi simultaneamente.

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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Attili, G. (2004). Attaccamento e amore. Bologna: Il Mulino.
  • Attili, G. (2007). Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Milano: Raffaello Cortina.
  • Bowlby, J. (1988). Una base sicura. Milano: Raffaello Cortina.
  • Christensen, A., Doss, B.D., Jacobson, N.S. (2015). Differenze conciliabili. CEA editore.
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