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Il tormento del cercatore di tracce – Tracce del tradimento nr. 37

Colui che cerca le tracce del tradimento anziché cercare prove del fatto che il partner lo ami, cerca conferme all'ipotesi che lo tradisca - Psicologia

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 08 Gen. 2016

TRACCE DEL TRADIMENTOXXXVII: Il tormento del cercatore di tracce

 

Nell’animo del cercatore a questo punto avviene qualcosa di cognitivamente determinante: il cercatore non cerca prove che il suo partner lo ami o gli sia fedele ma al contrario mette al centro l’ipotesi che il suo partner lo tradisca e vuole la certezza assoluta che ciò non accada e per non sbagliarsi andrà a prendere in considerazione tutte le prove che potrebbero confermare l’ipotesi tanto temuta del tradimento.

Abbiamo visto negli articoli precedenti quali diverse motivazioni possano spingere una persona a cercare le tracce del presunto tradimento del suo partner. Ma c’è un modo di cercare che è caratteristico dei cercatori di tradimenti e che si auto-mantiene nel tempo? La nostra risposta è affermativa e sosterremo che quando si intraprende quel modo di cercare si è perduta per sempre la pace e si entra in un tunnel da cui è difficilissimo uscire.
In primo luogo ciò che accomuna i cercatori è l’intolleranza dell’incertezza; essi ritengono che se qualcosa è incerto e poco chiaro certamente avverrà una catastrofe. Sapere dunque è un modo di prevenire il danno possibile che certamente si nasconde dietro l’indefinito e lo sconosciuto.

Naturalmente non è così: quante volte ad esempio la scoperta di un’innocua avventura senza futuro la trasforma in qualcosa di importante che prende consistenza e che magari può interrompere il rapporto tanto desiderato proprio e solo perché scoperta. Ma al cercatore non importa questo rischio: l’importante è conoscere, egli deve assolutamente essere certo, costi quel che costi. Non sono il tipo di persone che possono far finta di niente, voltarsi dall’altra parte aspettando che la tempesta passi, fare buon viso a cattivo gioco: non capiscono in alcun modo la psicologia dello struzzo. Essi sono i cavalieri della chiarezza, vogliono sapere esattamente come stanno le cose; questo è un valore in sè più ancora della stessa relazione: meglio sapere con certezza che si è traditi che non sapere se lo si è o no, anche se in questo secondo caso c’è la possibilità di non esserlo.

Nell’animo del cercatore a questo punto avviene qualcosa di cognitivamente determinante: il cercatore non cerca prove che il suo partner lo ami o gli sia fedele ma al contrario mette al centro l’ipotesi che il suo partner lo tradisca e vuole la certezza assoluta che ciò non accada e per non sbagliarsi andrà a prendere in considerazione tutte le prove che potrebbero confermare l’ipotesi tanto temuta del tradimento. E’ come se si dicesse “devo dimostrare con certezza che non mi tradisce”, da quel momento in poi vaglierà esclusivamente tutte le prove a favore del possibile tradimento ed escluderà o non terrà in gran conto quelle contrarie, per lui è fondamentale non sbagliarsi sul tradimento. Meglio un errore che lo porti a sovrastimare il tradimento piuttosto che un errore che glielo faccia trascurare. Diventa un feroce pubblico ministero senza mai dare la parola alla difesa; per lui è meglio un innocente condannato ingiustamente che un colpevole in libertà.

Questo stesso modo di ragionare che mette al centro una sola ipotesi, in genere quella temuta, e trascura le ipotesi alternative e si muove nel tentativo di escluderla con certezza, finendo invece per averla sempre presente senza riuscire a raggiungere mai quella certezza assoluta che si desidererebbe semplicemente perchè è impossibile, è presente nella maggior parte dei disturbi psichici. Si pensi all’ipocondriaco che vuole escludere con certezza di essere ammalato, all’ossessivo che desidera eliminare ogni ragionevole dubbio sulla sua responsabilità, all’ansioso che cerca garanzie assolute sul funzionamento del suo cuore e sull’impossibilità di avere un infarto, al fobico sociale che non vuole rischiare in alcun modo di fare una brutta figura.Tutti questi disturbi condividono lo stesso modo di ragionare: vogliono escludere con certezza assoluta un’ipotesi ritenuta terribile. Il cercatore di tracce fa in maniera esasperata, data la posta in palio, quello che facciamo tutti noi e cioè cercare le conferme alle nostre convinzioni piuttosto che le disconferme.

Sappiamo che gli esseri umani tendono ad essere dei confermazionisti piuttosto che degli scienziati popperiani dediti a falsificare le loro credenze. Normalmente si cercano le prove a favore del proprio modo di vedere le cose e si sottovalutano o si ignorano le prove contrarie. L’attenzione selettiva e la memoria selettiva, ad esempio, sono due meccanismi ben studiati che perseguono proprio questo scopo della stabilità del proprio modo di vedere le cose. Il confermazionismo comporta un evidente vantaggio evolutivo e consiste nell’aspettativa che il mondo sia sempre uguale a se stesso e che dunque quello che si è verificato una volta tenderà a verificarsi di nuovo. Le nostre esperienze ci portano ad avere dei pregiudizi (ovvero dei giudizi anticipati) che generano aspettative su come andranno le cose e per questo ci consentono di fare previsioni. Se non avessimo pregiudizi ogni mattina ci sveglieremmo in un mondo del tutto nuovo, sconosciuto e imprevedibile e non sapremmo come muoverci per perseguire i nostri scopi.

Siamo affezionati alle nostre convinzioni e poco disposti a lasciarle perdere perché sono la guida che abbiamo per camminare e fino a quando non si manifestano decisamente infondate e dannose tendiamo a conservarcele gelosamente. Naturalmente le credenze saranno tanto più difficili da cambiare quanto più sono fondanti per la nostra visione del mondo e in particolare di noi stessi: è evidente che è più facile cambiare idea sulla propria abilità di giocatore di bocce, se è un’attività saltuaria e poco importante, che non sulla propria identità sessuale e, allo stesso modo, sarà più facile cambiare idea sull’affidabilità del vicino di casa che su quella del proprio partner, motivo per cui è proprio l’interessato ad essere l’ultimo che si accorge del proprio stato di tradito.

Il vantaggio evolutivo in sintesi consiste nel fatto che animali non confermazionisti non potrebbero far tesoro dell’esperienza, ne tantomeno della trasmissione transgenerazionale delle informazioni (che sono appunto credenze su come funziona il mondo) e si troverebbero ad ogni istante a ripartire da capo ripetendo sempre gli stessi errori talvolta fatali. Molti cercatori come abbiamo visto non cercano le prove a favore e contro l’ipotesi del tradimento ma esclusivamente quelle a favore perché non vogliono correre il rischio di commettere un errore importante ma così facendo sono degli investigatori di parte che scartano, non vedono parti importanti della realtà e ne sopravvalutano altri. Il cercatore fa un esame dei fatti molto limitato e una ricerca incompleta di informazioni e dati trascurando le ipotesi alternative che li giustificherebbero; tiene conto solo dell’ipotesi focale e non prende in considerazione altre spiegazioni.

Così facendo ricerca solo evidenze compatibili con l’ipotesi che sta tenendo sotto controllo. Inoltre ha un’eccessiva fiducia nella veridicità delle proprie conclusioni, anche se queste derivano da un esame limitato dei fatti. Quali sono i meccanismi che usa in questa ricerca di conferme nella speranza che, non trovandone alcuna (cosa impossibile) potrà escludere con certezza l’ipotesi tanto temuta? In primo luogo occorre soffermarci sulla attenzione e disattenzione selettiva. Quando analizziamo con i nostri sensi l’ambiente tendiamo a prestare maggiore attenzione a quei particolari che confermano le nostre ipotesi e a trascurare quelli che invece le mettono in discussione.

Se quando il partner torna a casa dopo una giornata di lavoro e la domanda che ci poniamo è quali siano gli indizi che è stato con la rivale noteremo e daremo significato a particolari che ci confermano questo nostro sospetto, come il fatto che sia imbronciato o sia un po’ in ritardo mentre non saranno prese in considerazione tutte le prove a favore della fedeltà come le telefonate interessate durante la giornata, il bacio affettuoso con cui ci saluta.

 

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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SCRITTO DA
Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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