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Gli emoticons imbarazzati e la vergogna nella cultura cinese

The Chinese Mind: riflessioni, storie e ricerche riportatevi da una psicologa wài-guó rén, la straniera, alle prese con la cultura e la gente di Shanghai

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 19 Gen. 2016

The Chinese Mind: cronache psicologiche dalla Cina

In diversi studi appare evidente come la vergogna sia un’emozione ipercognitivizzata in Cina, cioè un’emozione con molteplici complessità e granularità concettuali che si riflettono anche nel linguaggio: secondo Li, Wang e Fischer (2004) nella lingua cinese vi sarebbero ben 113 termini prototipici per riferirsi alla vergogna.

Appena sbarchi in Cina, nel caso in cui la permanenza sia a medio-lungo termine, è essenziale per facilitarsi la vita scaricare Wechat: è una sorta di mix tra facebook e whatsapp, da alcuni anche conosciuto in Italia, estremamente popolare tra i cinesi. Come ogni chat che si rispetti, Wechat anche qui ha degli emoticons, ma …che diavolo di emoticons sono??

Tre file di facce che arrossiscono, e mentre arrossiscono deviano lo sguardo, alzano impaurite gli occhi al cielo, hanno gli occhi a girandola, mettono le mani giunte in segno di scuse…il rossore sotto gli occhi, sulle gote, arrossiscono mentre sorridono, arrossiscono mentre la bocca è ricurva verso il basso, arrossiscono mentre chiudono gli occhi, ridono con gli occhi chiusi e una mano davanti alla bocca; vi sono persino tre faccine completamente rosse, una con una goccia di sudore che cola dalla fronte, l’altra con il musino accigliato, e la terza addirittura con le lacrime.

Oh mio dio dove sono finita? E’una tempesta di vergogna e imbarazzo, peccato io, italiana, abbia solo due categorie, solo pochissimi termini in mente per orientarmi in questa complessità. E infatti mi perdo.
La vergogna è una emozione focale o ipercognitivizzata nella cultura cinese. Cosa significa ? Nei suoi studi sui concetti emotivi, Levy (1973) asserisce che una specifica lingua fornisce un ampio repertorio di concetti per certe emozioni (emozioni ipercognitivizzate) e un repertorio concettuale più ristretto per altre (emozioni ipocognitivizzate).

In diversi studi appare evidente come la vergogna sia un’emozione ipercognitivizzata in Cina, cioè un’emozione con molteplici complessità e granularità concettuali che si riflettono anche nel linguaggio: secondo Li, Wang e Fisher (2004) nella lingua cinese vi sarebbero ben 113 termini prototipici per riferirsi alla vergogna. Quanti ne possiamo contare in italiano? Forse ad andar bene sei o sette, probabilmente meno.

Ma come è organizzato il concetto di vergogna nella mente cinese?
Il confucianesimo concettualizza la vergogna non solo come un’emozione ma addirittura come una qualità umana che consente alla persona di autoanalizzarsi e di automotivarsi verso cambiamenti della propria condotta moralmente e socialmente desiderabili. Se qualcuno fa qualcosa di socialmente inappropriato, ammettere i propri errori e avere il desiderio di cambiare sè stessi è ritenuto un importante atto di espiazione e il mostrare vergogna risulta essere un elemento parimenti rilevante.

Guardando l’altro lato della medaglia, se una persona dimostra di non avere un senso di vergogna (sense of shame) è percepita come al di fuori dei limiti della moralità: quasi più grave della condotta errata è la mancanza di vergogna e del timore di perdere la faccia (Zhai, 1995).
In uno studio di Li e colleghi (2004) e’ stata effettuata un’estesa analisi lessicale dell’insieme di termini che in mandarino si riferiscono all’esperienza emotiva della vergogna.

Dall’analisi è emerso come vi siano due categorie sovraordinate: la categoria “stati di vergogna” (shame state) e la categoria “reazioni alla vergogna” (“reaction to shame”). La prima macrocategoria si riferisce alle diversificate tipologie di vergogna direttamente esperite dal soggetto in specifici episodi. In tale categoria rientrano anche 13 termini che si avvicinano piu al concetto occidentale di colpa.
Invece, la seconda macrocategoria “reazioni alla vergogna” riguarda le reazioni del soggetto a fronte di atti vergognosi compiuti da altri, di fronte a episodi inducenti imbarazzo e vergogna in cui non si è protagonisti ma solo osservatori.

Ben il 43% dei termini lessicali analizzati ricade in questa categoria, indicando quanto sia importante nella mente dell’individuo cinese la reazione emotiva correlata all’osservazione dei comportamenti degli altri, cui si sente interconnesso per definizione.
Inutile dire che nelle mie comunicazioni wechat mi sento una primitiva della comunicazione virtuale non verbale utilizzando solo faccina che ride e faccina imbronciata, onde evitare inutili fraintendimenti emotivi!

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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Li, J., Wang, L, & Fischer, K.W. (2004). The organization of Chinese shame concept. Cognition and Emotion, 18, 767-797
  • Levy, R.I. (1973). Thaitians: Mind and experience in the Society Isand. Chicago, IL: University of Chicago Press.
  • Fung, H. (1999). Becoming a moral child: The socialization of shame among young chinese children. Ethos, 27, 180-209
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