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La depressione maggiore e l’importanza della specificità dei ricordi

Alcuni studi hanno dimostrato come nella depressione maggiore sia presente un fenomeno di ipergeneralizzazione dei ricordi autobiografici - Psicologia

Di Guest

Pubblicato il 04 Dic. 2015

Rosina Misasi

 

Depressione maggiore: diverse ricerche condotte su pazienti con disturbo depressivo maggiore hanno permesso di riscontrare, come nel processo di recupero di una memoria, tali pazienti presentino una difficoltà a recuperare ricordi specifici. In particolare è stato messo in luce un vero e proprio fenomeno di ipergeneralizzazione dei ricordi autobiografici chiamato overgeneral memory.

Questo fenomeno, considerato un segno caratteristico della depressione maggiore, sembrerebbe manifestarsi perché questi pazienti presentano alcune caratteristiche che attivano peculiari meccanismi. Tra questi si evidenziano: la presenza massiccia e attiva di auto rappresentazioni connesse a sentimenti, la tendenza alla ruminazione, un controllo esecutivo ridotto, l’evitamento funzionale ed errori di cattura. Ma in cosa consistono e come interagiscono tra loro questi fattori?

Proviamo ad immaginare la memoria autobiografica come composta da conoscenze relative al Sé organizzate secondo tre livelli di specificità. Il livello più alto si riferisce a periodi di vita, il livello intermedio a eventi generali e il livello più basso si riferisce alla conoscenza specifica dell’evento. I periodi di vita e gli eventi generali sono sottoforma di riassunti concettuali relativamente astratti di esperienze, mentre gli eventi specifici constano di aspetti sensoriali e percettivi concreti di eventi unici, che spesso includono un’ immagine visiva piuttosto che riassunti concettuali astratti. Oltre alla struttura appena descritta, nel processo di recupero della memoria, entra in gioco un importante sistema di supervisione, il working self, che si occupa dell’immagazzinamento, dell’organizzazione e del recupero dei ricordi. Il recupero di una memoria può essere generato da due differenti processi: da un processo di recupero generativo o da una forma spontanea di recupero. Quest’ultima si presenta quando uno stimolo interno o ambientale produce l’immediata attivazione di eventi specifici. Nel recupero generativo invece lo stimolo attiva rapidamente o un periodo di vita o un livello di conoscenza di un evento generale, che viene valutato dal working self; successivamente l’attivazione si diffonde dalla rappresentazione di un evento generale a quella di un evento specifico. Ma nel paziente con disturbo depressivo maggiore cosa avviene nel processo di recupero dei ricordi?
E’ stato osservato che alcuni individui che hanno subito un trauma, interrompono il processo di ricerca se la conoscenza episodica tende ad evocare sentimenti altamente negativi. In questi casi, non arrivare al recupero episodico è funzionale (Raes e C., 2003) e viene rinforzato negativamente dal fatto che non si verificano conseguenze avversive attese dall’individuo.

Il modello CaR-FA-X (Williams e C., 2007) ha prove coerenti con quanto appena affermato e suggerisce che questa ricerca interrotta da evitamento funzionale è intensificata dalla “cattura” di strutture concettuali relative al Sé. Di fatto, per accedere a un ricordo specifico il primo stadio di ricerca della memoria usa elaborazioni di natura più concettuale (passaggio obbligatorio) e la predominanza di informazioni concettuali relative al Sé presente nei pazienti depressi, determina un errore di “cattura”. Tale errore è dovuto all’attivazione di materiale di compito irrilevante. Invece di continuare a cercare dettagli sensorio-percettivi appropriati (che porterebbero al ricordo dell’evento specifico) questi soggetti recuperano erroneamente conoscenza concettuale relativa al proprio Sé, ottenendo un aumento di risposte categoriali associate alla depressione.

Contribuisce ad aggravare ulteriormente la situazione la ruminazione, che conduce all’attivazione di tali rappresentazioni mentali generalizzate (Nolen-Hoeksema, 1991). Infatti, partendo dalla premessa che l’ipergeneralità si presenta in risposta sia a stimoli positivi che negativi Crane (2007) ha ipotizzato che una parola stimolo positiva potrebbe segnalare, ad una persona depressa, l’assenza di uno stato personalmente significativo e, a sua volta, attivare ulteriore ruminazione. È veramente difficile inibire risposte ruminative abituali quando ci sono rappresentazioni concettuali altamente elaborate del Sé che sono prontamente disponibili e alle quali bisogna accedere come primo stadio del processo di ricerca della memoria. Contestualmente, una ridotta capacità esecutiva e un diminuito controllo cognitivo, peggioreranno la tendenza ad essere “catturati” da queste rappresentazioni del Sé astratte e concettuali. Con quale esito? L’elaborazione strategica orientata a un compito diminuisce e il recupero è “dirottato” da materiali irrilevanti.

Uno dei tanti motivi che porta a considerare con attenzione il fenomeno dell’ipergeneralità dei ricordi è che, modificando in pazienti depressi questa tendenza ad essere ipergenerali, la persistenza del disturbo depressivo si riduce (Serrano, Latorre, Gats e Rodriguez, 2004).
In generale, i dati presi in esame lasciano supporre che ad essere importante per la salute fisica e psicologica non è solo cosa un individuo ricorda ma anche il modo in cui lo ricorda. Anche se si cerca di evitare il ricordo a livello esplicito la memoria implicita rimane ben conservata e di conseguenza fonte di sofferenza per il paziente. In particolare è stato possibile osservare come la specificità della memoria può essere influenzata da numerose variabili psicologiche e può influenzare tali variabili.

Inoltre, è stato messo in luce come l’accesso aumentato a informazioni concettuali relative al Sé e la ruminazione siano centrali nell’ostacolare il recupero di memorie specifiche e nel mantenimento del disturbo depressivo. La ricerca di Crane (2007) è un esempio relativamente forte della relazione fra difficoltà a recuperare ricordi specifici, auto rappresentazioni connesse a sentimenti, ruminazione e mantenimento del disturbo depressivo. Ciò che si evince è che i fenomeni presi in esame, evitamento funzionale, “cattura” e ruminazione, controllo esecutivo, interagiscono tra loro con la conseguenza che un controllo esecutivo ridotto fallisce nell’inibire le informazioni irrilevanti e il recupero del ricordo viene “dirottato” da questo materiale. Tuttavia, grazie al lavoro di Serrano, Latorre, Gats e Rodriguez (2004) oggi abbiamo una prova che la memoria ipergenerale, è un importante fattore causale nel mantenere la depressione e che modificarlo può avere conseguenze benefiche riducendo depressione e disperazione.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Conway, M. A., & Pleydell-Pearce, C. W. (2000). The construction of autobiographical memories in the self-memory system. Psychological Review, 107(2), 261–288.
  • Crane, C., Barnhofer, T., & Williams, J. M. G., (2007). Cue self-relevance affects autobiographical memory specificity in individuals with a history of major depression. Memory, 15(3), 312-23.
  • Nolen-Hoeksema, S. (1991). Responses to depression and their effects on the duration of depressive episodes. Journal of Abnormal Psychology, 100, 569–582.
  • Raes, F., Hermans, D., Williams, J. M. G., Demyttenaere, K., Sabbe, B., Pieters, G., et al. (2005). Reduced specificity of autobiographical memories: A mediator between rumination and ineffective problem solving in major depression? Journal of Affective Disorders, 87, 331–335.
  • Raes, F., Hermans, D., Williams, J. M. G., & Eelen, P. (2006). Reduced autobiographical memory specificity and affect regulation. Cognition & Emotion, 20, 402–429.
  • Serrano, J. P., Latorre, J. M., Gatz, M., & Rodriguez, J. M. (2004). Life review therapy using autobiographical retrieval practice for older adults with depressive symptomatology. Psychology and Aging, 19, 272–277.
  • Williams, J. M. G., Crane, C., Barnhofer, T., Watkins, E., Hermans, D., Raes, F., et al. (2007). Autobiographical Memory specificity and Emotional Disorder. Psychological Bulletin, 133(1), 122-148.
  • Williams, J. M. G., Ellis, N. C., Tyers, C., Healy, H., Rose, G., MacLeod, A. K. (1996). The specificity of autobiographical memory and imageability of the future. Memory & Cognition, 24, 116–125.
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