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Il film “Thank you for smoking”: e se Reitman avesse parlato di carne rossa invece che di sigarette?

Sia la nicotina che un consumo eccessivo di carne rossa possono provocare diversi disturbi nell'organismo, tra cui il cancro e le malattie cardiache.

Di Emanuela Calisi

Pubblicato il 30 Nov. 2015

Aggiornato il 08 Mar. 2016 16:20

In un momento di piena psicosi mediatica da carne cancerogena, mi sovviene alla mente una brillante pellicola di circa un decennio fa, tratta dall’omonimo romanzo di Christopher Buckley, dal titolo “Thank you for smoking” di J.Reitman.

Nick Naylor è un lobbista per l’industria del tabacco, quel tipo di persona in grado di influenzare a proprio vantaggio l’opinione pubblica, grazie al magico potere della persuasione.
Più precisamente è il Vicepresidente dell’Accademia di Studi sul Tabacco, totalmente consapevole di quello che fa, conosce perfettamente il numero delle malattie e delle morti dovute al fumo di sigaretta, ma come ripete spesso durante il film:

[blockquote style=”1″]ha un mutuo da pagare come tutti.[/blockquote]

Nick è divorziato e ha un figlio con cui vorrebbe passare più tempo, ma gli impegni di lavoro e una ex moglie, preoccupata dell’influenza negativa che il mestiere del padre potrebbe avere sul bambino, glielo impediscono.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

https://www.youtube.com/watch?v=uC9dS-7pEXE

Non voglio sottolineare nulla riguardo l’aspetto discutibile del sistema capitalistico, delle multinazionali o delle logiche di mercato, non sarebbe mia competenza, non sarei in grado; possiamo però provare ad immaginare lo stesso film, magari sostituendo le sigarette con la famigerata carne rossa.

Ovviamente la carne rossa non crea assuefazione o dipendenza come la nicotina, ma è chiaro a tutti che un consumo eccessivo di essa può provocare diversi disturbi nell’organismo. Al di là degli ultimi rapporti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulla probabilità che la carne rossa sia in grado di favorire l’insorgenza del cancro, esistono altre patologie dovute al consumo eccessivo di carne, ad esempio un elevato rischio di malattie cardiache o la semplice obesità.

Nessuno si preoccupa della dentatura e delle unghie giallastre dovute al fumo di sigaretta, o del rischio di impotenza maschile, ma c’è una parola che se usata mobilita tutti; quella parola è ‘cancro’, che al giorno d’oggi non solo indica un’enorme sofferenza fisica e psicologica dovuta alle terapie, ma indica un’alta probabilità di morte nonostante l’enorme ricerca in medicina degli ultimi anni.

Ed è ormai una patologia talmente comune, che tutti noi abbiamo avuto vicino nel corso della nostra esistenza, una persona malata di cancro; familiari, amici o addirittura noi stessi.

E’ un tema straziante per tutti, nessuno rimane emotivamente distante da un argomento del genere.
A chi ancora non ha visto il film da cui sto prendendo ispirazione, consiglio di fermare qui la lettura perché sto per svelarne il finale: Nick viene rapito e intossicato di nicotina, si salverà per miracolo qualche ora dopo in ospedale; il Capitano, l’ultimo grande magnate del tabacco, nonché ispirazione del nostro lobbista, muore per un attacco cardiaco e Nick, improvvisamente, sviluppa un senso di protezione e di esempio paterno nei confronti del suo piccolo Joey, i quali lo portano a rifiutare una nuova offerta di assunzione nella sua azienda.

Sono tutte situazioni che colpiscono il nostro protagonista sul personale, sono per lui emotivamente toccanti: il rischio della propria morte, quella di un persona vicina, la vita di un figlio… improvvisamente Nick diventa sensibile all’argomento con cui per anni si è sudato lo stipendio.

Questo film offre a tutti coloro che lo guardano un interessante spunto di riflessione sulla psiche umana: perché la nostra sofferenza e il nostro disagio, in egual misura, sono sempre maggiori di quelli degli altri? Perché se è un problema non ci riguarda direttamente non ci interessa?
Reitman quindi, grazie all’uso di una satira tagliente e intelligente, rappresenta tematiche ancora molto attuali sul ruolo della società, sulla verità e sulla libertà di scelta.

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Emanuela Calisi
Emanuela Calisi

Laureata in Psicologia Clinica e della Salute presso l'Università G.D'Annunzio in Chieti. Residente a Roma.

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