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La perla e la tartaruga. Il caso di Sandro: la metodologia dell’incontro in psicoterapia (2014) – Recensione

Il libro racconta la storia di un medico sul punto di preferire la morte ma che con la psicoterapia ritrova la voglia di vivere e di cambiare - Psicoanalisi

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 27 Nov. 2015

Dobbiamo diventare protagonisti della nostra vita che sta accadendo in questo preciso momento, senza aspettare che qualcosa o qualcuno venga a salvarci da una prigione da cui nessuno, se non noi stessi, può liberarci.

Sandro ha una trentina d’anni e lavora come medico anatomopatologo. Per trovare sollievo ad un malessere a cui non sa dare un nome né un perché, un vissuto dilagante di vuoto e di inutilità, decide di intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Il suo terapeuta è Renzo, che lavora in base all’approccio psicanalitico e si serve di procedure immaginative. Renzo ci racconta passo per passo questo cammino sin dal giorno del primo incontro. Le due voci, quella di Sandro e quella del suo terapeuta, si intrecciano nella narrazione percorrendo, come da tradizione analitica, le vie del sogno, dell’immaginazione e del ricordo, che si accompagnano ai vissuti quotidiani.
Conosciamo così meglio Sandro, che non capisce cosa gli stia succedendo e cerca di dare un nome al suo male di vivere, struggendosi per dare alla sua vita un senso che sente di aver smarrito e che fatica a ritrovare o forse a trovare per la prima volta, un senso che sia solo il suo, non mediato dalle aspettative e dalle immagini degli altri. Non sa bene chi è e cosa vuole, si avverte incompiuto, perso in un uno stallo esistenziale da cui non sa come venir fuori.
Si guarda dentro alla ricerca di spiegazioni, si tormenta, vorrebbe cambiare, ma non sa cosa e come e, più di tutto, ha paura. Perché gli sembra di essere senza via d’uscita.

Di fronte ad un malessere così grande, la risposta più immediata è la fuga: dire no alla vita. Un no declinato in vari modi a seconda dei momenti, sia immaginato nell’accezione estrema di vedere il suicidio come modo per evadere dalla prigione in cui si sente rinchiuso, che agito come adattamento, contemporaneamente rassegnato e rabbioso, alla propria condizione. Per usare le parole di Sandro [blockquote style=”1″]Non voglio andarmene da questo labirinto… cosa serve mettere in campo dei progetti… […] La depressione è una pianta carnivora… facile entrare… difficile uscire… questo viaggio mi fa sentire dentro una rabbia che sale al punto che vorrei sbattere anche lei contro un muro.[/blockquote]

Renzo, il terapeuta, è di altro avviso. Accoglie la rabbia e la sofferenza, ma per lui il vissuto, riportato da Sandro, di andare in pezzi suggerisce [blockquote style=”1″]la metafora del ciclo di vita della rosa. Il suo percorso va dal bocciolo alla fioritura. […]Prima di morire, essa lascia cadere i semi sulla pianta per aiutarla a sviluppare una nuova crescita. È disposto a espandere la coscienza per facilitare una svolta decisiva ai cambiamenti in se stesso? [/blockquote]

La terapia prosegue, gli incontri si susseguono e Sandro appare come un uomo che, nel tentativo di attraversare un fiume, si ferma nel mezzo della corrente e non sa né andare avanti né tornare indietro; è sospeso, la sua paura lo blocca.
Il terapeuta, sempre presente, non può, per rimanere nella metafora, nuotare al suo posto: si tratta della sua vita, delle sue scelte, del suo essere al mondo. Nessuno può, materialmente, respirare a posto di qualcun altro. Può, però, continuare a incoraggiare Sandro a vivere perché «lo scopo della vita è non aver paura di vivere».

A questo punto del percorso Sandro, pone al suo terapeuta una domanda precisa. Vuole sapere se anche lui è stato in analisi. In altre parole, se ha vissuto sulla sua pelle ciò di cui parla. Non solo, vuole sapere quale insegnamento il terapeuta ha tratto dall’esperienza dell’analisi, a cosa gli è servito fare tutto questo.
E Renzo risponde che, al di sopra di ogni altra cosa, la terapia personale gli ha insegnato a [blockquote style=”1″]non sognare un’altra vita perché è una realtà unica […] Quindi, in accordo con me stesso in ciò che voglio divenire, cerco di mantenermi vivo e vitale affinché in parte sia nelle mie mani l’accadere del buon fine quale completamento dell’essenza umana. [/blockquote]

Renzo sta dicendo che attraverso il percorso psicoterapeutico ha capito una cosa essenziale: bisogna vivere pienamente la vita che abbiamo, ossia la nostra; non sarà perfetta, tutt’altro, molte volte la vorremmo diversa, ma è la nostra. Attenzione, ciò non vuol dire rassegnarsi a ciò che non ci piace, anzi, è esattamente il contrario. Solo calandoci appieno nella nostra vita possiamo provare a cambiarla, cosa ben diversa dal continuare ad aspirare ad una vita alternativa come se quella che abbiamo sottomano fosse una “vita di prova”, una sorta di prova generale di uno spettacolo che andrà in scena in un secondo momento.

Dobbiamo diventare protagonisti della nostra vita che sta accadendo in questo preciso momento, senza aspettare che qualcosa o qualcuno venga a salvarci da una prigione da cui nessuno, se non noi stessi, può liberarci.
Sandro accoglie lo svelamento del suo terapeuta e porta poi, in risposta, un sogno, lo stesso sogno che da’ il titolo al libro. Ha sognato di [blockquote style=”1″]avere in mano una collana di perle di vetro colorato bianco e nero… non l’apprezzavo… chi l’ha comperata aveva fatto una cavolata… a poca distanza sul terreno dove batteva il sole con sorpresa c’era una perla preziosa per la sua lucentezza… a destra… vicino a me vedevo una tartaruga… aspettavo che si muovesse…[/blockquote]

In altre parole, proprio quando credevo che tutto, la mia vita stessa, non avesse alcun valore mi accorgo che, invece, posseggo qualcosa di prezioso, una perla rara. E la tartaruga? La tartaruga è il lavoro lento, paziente e inarrestabile. Sandro coglie questo messaggio e lo restituisce al terapeuta dicendo [blockquote style=”1″]La cosa mi è chiara… una trasformazione del reale secondo il mio ideale di perfezione (perla) con la forza d’animo (tartaruga)… troverò l’uscita dalla depressione?[/blockquote]

La risposta è sì, troverà l’uscita, proprio nel momento in cui realizza di essere libero di scegliere e si autorizza di agire e ad essere chi desidera…se stesso.

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SCRITTO DA
Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rocca, R. - Stendoro, G. (2014). La perla e la tartaruga. Il caso di Sandro: la metodologia dell’incontro in psicoterapia. Roma: Armando.
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