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I poco amati, o indegni dell’amore – Tracce del Tradimento Nr. 32

Alcuni in coppia ricercano le tracce del tradimento del partner perché pensano di non essere degni di amore e che l'altro prima o poi troverà qualcun altro.

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 20 Nov. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XXXII: Il/La poco amato/a 

 

Alcuni cercatori di tracce di tradimento hanno lo scopo di ritornare a stare soli. Alcuni cercatori hanno la convinzione di essere tradibili, che sia pensabile al suo uomo o alla sua donna di preferire qualcun altro. Ha un dubbio sull’amore dell’altro perché ha un dubbio sulla sua dignità di essere amato e amabile.

Luigi era cresciuto in una famiglia spezzata dove il padre aveva precocemente abbandonato la casa e i figli senza da allora ricordarsi quasi mai di cercarli: questa mancanza precoce e il disinteresse che ne era seguito erano stati molto dolorosi per lui. Il padre di Luigi aveva poi avuto altre due mogli e altri figli e più si complicava la sua situazione, più era distaccato, lontano, squalificante quando riceveva da Luigi richieste di presenza o di affetto. Per tutti un esempio, una pasqua tra un matrimonio e l’altro aveva trascorso la festa con i figli di primo letto rendendo Luigi felice e incredulo. Egli aveva già 35 anni ma i suoi occhi e il suo interesse erano orientati con forza a ottenere dal padre rassicurazioni emotive e affetto. L’anno dopo Luigi aveva chiamato il padre per chiedergli se sarebbe stato presente e distrattamente egli aveva detto di sì. Ma la sua situazione matrimoniale era nel frattempo cambiata e la nuova moglie non voleva incontrare Luigi. Il padre non venne, e lo fece senza avvisare né spiegare nulla. Per Luigi questa fu la prova della sua posizione di povero uomo senza valore. Essere trascurato senza spiegazioni lo faceva pensare a un essere isolato, indegno, destinato a solitudine. Ebbe una depressione e in questa depressione cominciò a cercare le prove del tradimento di sua moglie. L’emozione dominante non era l’ansia o la paura ma la tristezza, cercava tracce con la convinzione ferma e indistruttibile che il tradimento fosse l’ineluttabile coronamento della sua storia affettiva. Come poteva un uomo come lui essere amato e stimato nel tempo con fedeltà? Rispondeva quasi con rabbia alle rassicurazioni affettuose della moglie.

Il cercatore depresso ha un problema di fiducia che deriva proprio da questo, da una visione di se stesso come scarsamente degno di amore, di passione e di rispetto. Egli pensa del suo uomo o della sua donna che sono affascinanti e desiderati. E costruisce così lo scopo di cercare tracce. Cercare tracce è un’attività dolorosa che viene vista come una sorta di giusta modalità di rimettere le cose a posto e vissuta come ineluttabile. Molte volte alla fine può accadere che le tracce di qualche presente o passato tradimento vengano alla fine trovate, oppure che a qualche segno neutro si dia una interpretazione nefasta. La sensazione soggettiva sarà allora, quasi di gioia. Di soddisfazione, di giusta soddisfazione. Egli sarà rassicurato nelle sue credenze sul disamore e sulla dolorosa superiorità del fascino dell’altro insieme al suo proprio personale disvalore. Le tracce vengono in questo caso a rappresentare una filosofia generale sul mondo. Non vi è gioia e non vi è giustizia e la sfortuna si accanisce in modo arbitrario su alcuni privandoli di un destino felice anche soltanto immaginabile. La certezza del disamore è per questa persona preferibile alla navigazione nei terreni incerti dell’amore dubbioso, tormentato. Non sempre in questi casi si decide, si è in grado di decidere di separarsi, ma quando alla fine ci si ritrova soli si è almeno certi del torto subito e della propria filosofia. A volte invece si abbandona con uno scontro aperto e un abbandono impulsivo, rabbioso dimostrativo. All’altro non viene lasciata nessuna possibilità di recupero e dialogo, ci si ritrova soli, vittime, pieni di amaro. Il fatto che il tradimento soltanto immaginato sia stato accertato o fortemente sospettato crea uno stato di dolorosa certezza.

Allora è vero, effettivamente io sono uno di quelli destinati a stare soli, per sfortuna, per destino, per il volere degli dei nefasti. Le cose dopo il disordine e le paure del rapporto sono a posto, sono di nuovo in ordine, è vero sono destinato a stare solo. Paradossalmente da questa nuova e dolente prospettiva il mondo è divenuto più prevedibile, maggiormente rassicurante, è avvenuto ciò che è giusto e che mi aspettavo, sono dolente ma più calmo.

Ma a volte realmente non esiste tradimento e si è costretti a fare i conti amaramente con la fedeltà dell’altro. Se non riesce a trovare tracce non si placa perché il tormento dell’incertezza fa sentire come preferibile l’abbandono, la lotta a questo vuoto, a questo rimuginare. Ma anche quando si è capaci di rassegnarci al miracolo di una relazione profonda e solida da parte del partner questo è difficile che basti a costruire, a recuperare una visione del mondo meno dura e dolorosa, e spesso verso il proprio compagno si diventa sfidanti, distanzianti, e non capaci di dialogo affettuoso e piacevole. A volte il compagno affettuoso viene svalutato proprio per questa sua affettuosità per un uomo o una donna così indegni. Forse anche lui è un poveretto o un essere squallido e senza alternative.

Una paziente di mezza età non capiva perché la situazione familiare, nonostante i figli fossero pieni di risorse e energia e nonostante la situazione economica fosse abbastanza florida, fosse rovinata dall’ atteggiamento negativo sfiduciato e sfidante del marito che tornando a casa non ripeteva altro che osservazioni amare sul mondo e sull’ inutilità di tutto. Lo faceva quasi a sfidarla, con rabbia e lei non riusciva a rassicurarlo in nessun modo. Questa situazione la stava facendo diventare realmente preoccupata e depressa, perché [blockquote style=”1″]come faccio dottoressa a pensare di invecchiare con uno che mi accusa sempre che tanto lo lascerò perché così va il mondo, io non vorrei lasciarlo, so come è fatto, so come è pessimista ma alla fine ho 60 anni, stiamo insieme da trentacinque anni e gli sono affezionata e dove crede che io voglia andare, ma insomma se continua così tra un po’ finisce che vado a Bergamo a vivere vicina a mia figlia che me lo chiede sempre, e lo lascio solo, anche se mi fa pena…[/blockquote]

Dal punto di vista di lui nulla può servire a stare bene, se la moglie rimane in casa egli è sospettoso e tormentato da timori e ossessioni, se alla fine, stanca va a vivere dalla figlia, egli ha la conferma che non gli voleva bene e che egli era nel giusto con i suoi comportamenti sospettosi e timorosi. Come emerge con chiarezza da questo esempio l’unica cosa certa è la ripetitività dei comportamenti di lui e la ricorsività delle emozioni negative e la impossibilità a uscire dal circolo vizioso della sofferenza subita e indotta nell’ altro.

 

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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