expand_lessAPRI WIDGET

La discriminazione omofobica a scuola: caratteristiche e mezzi di contrasto

La discriminazione omofobica a scuola porta a una vita di disagio: bisogna puntare su un'educazione sessuale comprensiva di tutti gli orientamenti.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 23 Nov. 2015

Posta l’importanza della scuola come supporto alla costruzione dell’identità sessuale e personale, come viene vissuta l’omosessualità a scuola e quali criticità presenta?

La scuola e il gruppo dei pari rivestono un’influenza notevole sulla formazione dell’identità sessuale e dell’autostima di gay e lesbiche: essi costituiscono il luogo privilegiato per sviluppare una positiva immagine di sé, particolarmente instabile nell’età adolescenziale, contrastando eventuali dinamiche rifiutanti presenti nelle famiglie di origine (D’Ippoliti e Schuster, 2011).

L’importanza della fase adolescenziale nel percorso di scoperta ed esplorazione della sessualità è nota da tempo: a fronte di un 64% di giovani che dichiarano di avere i primi rapporti sessuali tra i 13 e i 15 anni, il 59% dichiara di provare attrazioni per persone dello stesso sesso prima dei 14 anni e addirittura il 92% entro i 19 anni (Barbagli e Colombo, 2001).

Posta l’importanza della scuola come supporto alla costruzione dell’identità sessuale e personale (al punto che i coetanei vanno a sostituire la famiglia nelle esigenze di sostegno e sicurezza quando i bisogni di appartenenza in famiglia non vengono soddisfatti), come viene vissuta l’omosessualità a scuola e quali criticità presenta?

Uno dei più grossi limiti è l’adesione incondizionata a modelli eterosessisti, dati per scontato, quale norma, con atteggiamenti omofobici di condanna, generando messaggi del tipo: ‘Puoi appartenere al gruppo solo se ti comporti o fai finta di essere eterosessuale’ (Hardin, 2008).

Ecco che il bisogno di accettazione porta gay e lesbiche a nascondere la propria sessualità per paura del rifiuto in cambio dei benefici che l’appartenenza a un gruppo apporta: sostegno emotivo, sviluppo delle abilità sociali, indipendenza dai valori familiari.

In una cornice omofobica di questa natura, l’omosessualità diviene da denigrare, attraverso varie forme di violenza perpetrate nei confronti delle persone omosessuali: i tipi di comportamento adottato variano dalle aggressioni fisiche (spinte, calci, mozziconi di sigarette spenti sul corpo) fino all’esclusione sociale, che si è dimostrata più efficace di quella fisica (Rivers e Smith, 1994).

Secondo Lingiardi (2007) è possibile individuare le caratteristiche distintive del bullismo omofobico:

  • Le prepotenze chiamano in causa una dimensione specificatamente sessuale, perché l’attacco è rivolto più alla sessualità che alla persona in sé;
  • Una maggiore difficoltà a chiedere aiuto per la propria omosessualità, perché essa richiama intensi vissuti di ansia e vergogna;
  • Il bambino vittima trova con difficoltà figure protettive: infatti “difendere un finocchio comporta il rischio di essere considerati omosessuali

Rispetto alla frequenza degli atti discriminatori, in una ricerca condotta su 7000 bambini di scuola primaria e secondaria in Gran Bretagna, si è rilevato che rispettivamente il 27% e il 10% erano state vittime di bullismo talvolta o più spesso; rispettivamente il 10% e il 4% una volta a settimana o più (Whitney e Smith, 1993). Sembra esservi una differenziazione della discriminazione a seconda degli indirizzi di studio: mentre si evidenziano attitudini più positive nei confronti delle differenze negli indirizzi artistici, gli studenti omosessuali degli istituti tecnici o professionali sarebbero i più discriminati (D’Ippoliti e Schuster, 2011).

Quali sono gli effetti di una tale discriminazione, sia a livello scolastico che personale? In generale, le conseguenze maggiori sono la riduzione delle opportunità individuali, sia in campo scolastico che lavorativo, e la riduzione della dignità (D’Ippoliti e Schuster, 2011).

In altre parole, la discriminazione può portare a vivere la scuola con disagio, aumentando l’insicurezza personale e relazionale, con mancato proseguimento degli studi e maggiore difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. La discriminazione omofobica portata avanti da scuola e società espone gli omosessuali a un maggior rischio di disturbi dell’umore e consumo di sostanze quali nicotina, alcool e marijuana: ammonta a un terzo il numero dei giovani omosessuali che si tolgono la vita ogni anno, con una frequenza dei tentati suicidi doppia, e la causa è spesso da attribuirsi alla stigmatizzazione sociale (Barbagli e Colombo, 2001).

Come in ogni percorso educativo riuscito, è necessario incoraggiare il bambino a sentirsi bene con se stesso, resistendo alla tentazione di denigrarsi a sua volta (omofobia interiorizzata), valutando negativamente i propri pensieri e sentimenti, solo perché diversi da quelli della maggioranza. In questo senso la scuola dovrebbe essere un luogo privilegiato nel percorso di accettazione della propria sessualità e di socializzazione dei propri vissuti, visto che l’esposizione a omosessuali dichiarati può aiutare gli altri studenti a comprendere la realtà di gay e lesbiche. Lo dimostra una ricerca su 260 studenti di college americani: la percezione degli omosessuali da parte degli altri studenti cambia dopo la frequenza di un dibattito informativo tenuto da gay e lesbiche (Geasler, Croteau, Heineman e Edlund, 1995). Molti partecipanti alla ricerca infatti dichiaravano che l’esposizione personale alla discussione tenuta da persone omosessuali aveva contribuito a rimuovere stereotipi, scoprendo l’infondatezza di molti pregiudizi.

Insieme alle esperienze dirette, poi, il ruolo degli insegnanti è indispensabile per aiutare gli allievi nella ricerca, definizione e accettazione della propria identità: a tal fine sarebbe importante offrire un’educazione sessuale ad ampio spettro e comprensiva di tutti gli orientamenti, già a partire dalla scuola elementare e media.

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barbagli, M., e Colombo, A. (2001). Omosessuali moderni – gay e lesbiche in Italia. Bologna: Il Mulino
  • D’Ippoliti, C., e Schuster, A. (2011) DisOrientamenti. Discriminazione ed esclusione sociale delle persone LGBT in Italia. Roma: Armando Editore
  • Geasler, M.J., Croteau, J. M., Heineman, C.J., e Edlund, C.J. (1995). A Qualitative Study of Students’ Expression of Change after Attending Panel Presentations by Lesbian, Gay, and Bisexual Speakers. Journal of College Student Development, 36, 483–491
  • Hardin, K. (2008). Loving ourselves. New York: Ed. Alyson Books
  • Lingiardi, V. (2007). Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale. Milano: il Saggiatore
  • Rivers, I., e Smith, P.K. (1994). Types of bullying behaviour and their correlates. Aggressive Behavior, 20 (5): 359-368
  • Whitney, I., e Smith, P. K. (1993). A survey of the nature and extent of bullying in junior/middle and secondary schools. Educational Research, 35, 3–25
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Bullismo: conseguenze permanenti sulle vittime dopo quarant'anni - Immagine:50397561
Bullismo: conseguenze permanenti nelle vittime anche dopo quarant’anni

Gli individui, vittime di bullismo in infanzia, sono soggetti più frequentemente a peggiori condizioni di salute fisica e psicologica a cinquant'anni

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel