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L’indegno rabbioso – Tracce del Tradimento Nr. 33

L'indegno rabbioso vittima di tradimento ritiene di essere indegno di amore ma accusa gli altri con rabbia per aver subito un'ingiustizia - Psicologia

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 27 Nov. 2015

Aggiornato il 30 Nov. 2015 20:31

TRACCE DEL TRADIMENTO – XXXIII: L’indegno rabbioso

 

Vi sono poi i cercatori di tracce del tradimento che accusano il mondo con rabbia, con lo scopo di riversare colpa rabbiosa sull’altro e di essere vittime. Questo vasto gruppo di cercatori rappresenta uno sviluppo più organizzato della non amata, pur avendo alcuni tratti in comune.

Queste persone si ritengono non abbastanza degne di amore. Spesso hanno avuto un passato doloroso o isolato in famiglie fredde o sfidanti, ma di questa esperienza invece di fare un bilancio depressivo fatalista costruiscono una filosofia di ininterrotta accusa al mondo. Si rimprovera la crudeltà del mondo, si è irosi, sfiduciati. In queste persone la rabbia attiva è dominante e copre la tristezza.

La rabbia è un’ emozione interessante perché deriva da una percezione di aver subito un’ ingiustizia, spesso il primo appraisal è effettivamente di tristezza: “Non è giusto che tu mi faccia questo”. La tristezza non è assorbita e affrontata e la rabbia “è tutta colpa tua” sembra la soluzione migliore. Essa serve a vari scopi tra i quali alzare l’autostima e recuperare l’innocenza. La rabbia non permette di analizzare le proprie responsabilità ed è un’emozione che “guarda agli altri” più che essere concentrata su se stessi.

Chi incontra il rabbioso, ad esempio il partner, vede la rabbia e la sfida, invece di riuscire a intravedere il pessimismo e la sfiducia nelle relazioni del caso precedente. La soluzione rabbiosa della propria rappresentazione di non amato e non amata è molto nociva alle relazioni. Sfocia in accuse, rimproveri e peggiora grandemente la situazione di coppia. Mentre può essere accettabile un compagno melanconico e sfiduciato e depresso, un partner rabbioso accusante è vivibile soltanto da un certo tipo di persone. Persone che sono state a loro volta accusate e rimproverate, pessimiste e vittime. Il clima però, anche nel caso in cui il partner accetti questa situazione, è caotico, confondente, di emozioni dolorose e senza speranza. Insomma in questi casi, chi rimprovera e chi si fa rimproverare vive molto male.

Il criticismo, l’attitudine a rimproverare l’altro per cambiarlo è un atteggiamento molto descritto nella psicopatologia, ad esempio del disturbo ossessivo o dei disturbi alimentari. Consiste nel collocarsi in una posizione di superiorità morale sull’altro trattandolo male per educarlo ad adottare i nostri scopi, ad assomigliare maggiormente a come noi lo vorremmo. Lui cambia perché lo faccio soffrire.

Il fenomeno è normale qualora si presenti occasionalmente, e anche accettabile entro certi limiti per educare un bambino a evitare comportamenti pericolosi, ma diviene molto patologico qualora diventi, in forma di rimprovero rabbioso, la modalità emotiva e relazionale principale. Nelle coppie il rimprovero continuo è tipico quando uno dei due o entrambi sono molto sofferenti psicologicamente, e ha l’effetto spesso grave di deteriorare il clima familiare, il che è nocivo specialmente se queste coppie siano abitate da prole.

Questa rabbia può assumere un aspetto sessuale e violento nella quale la sottomissione dell’altro dovrebbe avere lo scopo di rassicurazione contro la teoria del mondo dipendente dalla propria indegnità e dalla malevolenza degli altri, ma in realtà non riesce allo scopo. Oppure si diventa traditori a si sottovalutano i propri tradimenti senza rendersi conto della drammaticità con la quale si cercano quelli del proprio partner. Nella mente di questi soggetti un alto livello di incoerenza è accettabile. Quando si cercano tracce in modo attivo e costante, lo si fa perché la storia è andata in crisi, perché si pensa ad una crisi possibile e ci si sente sfiduciati, e la scoperta del tradimento dell’altro può diventare una ragione per accollare a lui la colpa di una separazione di cui non ci si vuole prendere la responsabilità. Alla fine è molto impegnativo rimanere in un rapporto con questa rabbia, questa sfiducia, non si godono i momenti buoni, non ci si sente mai in una reale intimità e fiducia con l’altro.

Giacomo e Silvana avevano da lungo tempo una relazione in crisi. Spesso violenta. Entrambi giovani e molto disturbati avevano famiglie d’origine molto simili nella difficoltà di insegnare gli affetti e i sentimenti. La nascita del primo figlio aveva consentito a lui di rendersi conto dell’esistenza di una possibilità di amare in modo reciproco e dolce. Questo lo aveva reso molto critico verso le modalità affettive che si svolgevano nel matrimonio, costituite da rimproveri, accuse, poca dolcezza e scarsa condivisione. Egli aveva avvisato la moglie della situazione che cambiava chiedendole di ragionare con lui su questo e cambiare insieme modalità affettive. Lei aveva interpretato questa richiesta come l’ennesima prova della inaffidabilità di lui e della propria solitudine e aveva accelerato il processo di distacco, cercando tracce dei vecchi amori in modo insistente e sfidandolo apertamente alla separazione, come se fosse stata la scelta unica che avevano davanti. A questa sfida lui rispose andandosene. L’abbandono di lui fu per lei una esperienza tragica, perché del tutto incapace di mettersi a discutere con lui e capire le ragioni dell’accaduto. Incapace di vedere le proprie responsabilità e incapace di ragionare su un possibile cambiamento personale, la sua unica reazione fu di aumentare nella separazione i comportamenti aggressivi e sfidanti, rendendo le cose dolorose lunghe e difficili per entrambi.

Spesso queste persone quando chiedono aiuto lo fanno in modo poco convinto. Lo scopo non è tanto quello di riuscire ad affrontare i propri problemi, ma quello di dimostrare le colpe dell’altro e la propria innocenza. Il colloquio con queste persone è spesso difficile e poco fruttuoso. Sembra che vi sia una domanda di riconciliazione ma in realtà si assiste a un comportamento spesso vendicativo e freddo.

Sofia e Eugenio vengono in studio per una consultazione. Lei è una donna bella e irosa e lui è nell’atteggiamento di chiedere scusa adottando comportamenti di grande prudenza. La storia è molto qualunque, lui grande avvocato ha lavorato troppo e troppo fuori casa mentre lei faceva tre figli e si dedicava a loro perdendo il proprio lavoro che aveva amato molto. Una volta lei aveva trovato tracce del tradimento che lui aveva giustificato come dovuto ad un momento di sbandamento. Lei trovò preservativi in macchina e lui confessò che andava ogni tanto con prostitute ma che non avrebbe voluto mai separarsi ed era disposto a rinunciare a questa pratica della quale poi si vergognava anche. Ma lei era divenuta inflessibile, da quando aveva scoperto -ormai quattro anni prima- il fatto, lo aveva ininterrottamente perseguitato, accusato e rimproverato parlando di lui in un modo colmo di disprezzo da farsì che intervenissi in seduta chiedendole perché con la quantità di disprezzo che aveva per lui rimaneva con lui e non lo lasciava. La risposta di lei era stata: [blockquote style=”1″]Lui deve pagare, non gli permetto di andarsene, sarebbe troppo comodo, lui mi ha fatto un torto e deve pagare.[/blockquote] Soltanto quando lui mi raccontò che era rimasto orfano di entrambi i genitori e che era cresciuto in collegio sentendosi solo si capì perché era impensabile per lui stare solo: [blockquote style=”1″]Se lei mi lascia e non ho i figli e lei io sono un uomo morto, non riesco neanche a pensarci, passerò la vita a chiederle scusa.[/blockquote]

Non dobbiamo omettere di sottolineare che l’espressione della rabbia una volta che si sospettino abbandoni o tradimenti è una delle cause di morte più frequenti in giovani donne. Quando la rabbia è nella testa e nelle mani di un uomo infelice e incapace di accettare che le cose non sino andate o non possano andare nella direzione preferita, le spinte, i pugni e l’espressione rabbiosa corporale possono mettere a rischio la salute e la stessa sopravvivenza delle donne. Non va che gli uomini hanno una muscolatura molto più sviluppata delle donne e questo può metterle in grave pericolo. In questo senso la fiducia e il sentimento di autonomia che le donne stanno esplorando nelle società occidentali sta creando una grande quantità di omicidi ”imprevedibili”. La libertà di dire di no, di tradire, di lasciare è stata da poco raggiunta insieme all’autonomia economica e può accadere in partner squilibrati e rabbiosi che questa libertà venga interpretata come un attacco intollerabile alla propria autostima.

 

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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