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Il gruppo musicale come strumento riabilitativo – Report dal Workshop di Modena, 24 Ottobre 2015

A Modena un incontro per presentare le esperienze locali di speciali gruppi musicali e per riflettere sulle loro potenzialità terapeutiche e riabilitative.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 02 Nov. 2015

Il potere di aggregazione della musica è noto: numerosi sono i gruppi musicali costituiti da operatori ed utenti, sia nell’ambito della psichiatria che nell’ambito dell’handicap e della disabilità. A Modena un momento di incontro per presentare le esperienze locali di speciali gruppi musicali e per stimolare una riflessione sulle loro potenzialità terapeutiche e riabilitative.

Giovedì 24 Ottobre presso ‘La Tenda’ di Modena, nell’ambito della Settimana della Salute Mentale Màt, si è svolta la mattinata di studio dal titolo ‘Il gruppo musicale come strumento riabilitativo’, promossa dall’Associazione Escomarte e dall’Ospedale Privato Villa Igea (Segreteria scientifica: Dr. Gaspare Palmieri).

Il potere di aggregazione della musica è ben noto e ormai sono numerose le esperienze di gruppi musicali costituiti da operatori ed utenti, organizzati in complessi musicali ed orchestre, sia nell’ambito della psichiatria che nell’ambito dell’handicap e della disabilità. La mattinata ha avuto l’obiettivo di presentare alcune importanti esperienze locali di questi speciali gruppi musicali e di stimolare una riflessione sulle loro potenzialità terapeutiche e riabilitative.

Dopo il saluto delle autorità (il direttore di Villa Igea Dr. Giovanni Neri e il presidente di Escomarte Pietro Paganelli), ha introdotto la mattinata il Professor Simone Vender, Ordinario di Psichiatria presso l’Università Insubria di Varese, che ha illustrato i fattori terapeutici della terapia di gruppo in generale, sviluppatasi inizialmente nell’ambito delle prime comunità terapeutiche inglesi negli anni 50 (spesso destinate ad accogliere reduci traumatizzati dalla Seconda Guerra Mondiale), dove venivano organizzati gruppi di discussione sulla realtà (reality confrontation). Ha sottolineato come il gruppo in certi casi possa aiutare a ridurre la frammentazione individuale, diluendo la malattia del singolo, citando i celebri studi di Yalom secondo cui i fattori terapeutici gruppali includono l’informazione, l’infusione di speranza, l’universalità, l’altruismo e le tecniche di risocializzazione. Da non sottovalutare anche l’aspetto catartico del gruppo, per il quale il cambiamento può passare attraverso una via emotiva.

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Professor Simone Vender

Successivamente l’operatrice Rossana Lusvardi e la cantautrice Barbara Rosset hanno presentato l’esperienza del gruppo Fermata Fornaci, nato all’interno del Day Hospital di Villa Igea. La band, che comprende utenti e operatori, si è formata alcuni anni fa in occasione del concorso Oltre il muro (organizzato dal Comune di Modena) e ha prodotto in questi anni oltre venti canzoni originali, esibendosi in concerto in diverse occasioni. Hanno mostrato alcuni testi delle canzoni, come ‘Una paglia e un cappuccino’, che spesso hanno un tono ironico e di sdrammatizzazione.

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Rossana Lusvardi e Barbara Rosset

La psichiatra Lucia Zanni e il cantautore Tommy Togni hanno invece raccontato il lavoro con i gruppi musicali e teatrali nati nell’ambito della residenza psichiatrica Sole e Luna di Sassuolo. La Dr.ssa Zanni ha sottolineato come la scelta di far condurre i gruppi a un artista (in questo caso un cantautore), invece che a un operatore formato (tipo musicoterapeuta), abbia consentito di avere un approccio ai pazienti meno filtrato da certi pregiudizi che si possono instaurare, come deformazione professionale, in chi lavora per tanto tempo nella salute mentale. L’operatore viene comunque supportato durante i gruppi dalla presenza di un membro dell’equipe. E’ stato sottolineato come questi tipi di gruppo favoriscano lo sviluppo di un forte senso di appartenenza che ha una valenza terapeutica. Hanno poi presentato un video davvero interessante, costituito da tanti frammenti raccolti durante i laboratori, con momenti di recitazione, di songwriting, di karaoke e di performance decisamente rock.

La psicoterapeuta e musicoterapeuta Roberta Frison ha illustrato l’attività dell’Orchestra Ologramma, nata nel 2010 al di fuori dell’ambito istituzionale e che accoglie musicisti professionisti, volontari e più di cinquanta ragazzi con diverse forme di disabilità. Il gruppo tiene concerti regolarmente da cinque anni su palchi importanti e Roberta ha mostrato un paio di video straordinari delle ultime esibizioni proprio nell’ambito di Màt. La Dr.ssa Frison ha sottolineato come il gruppo rappresenti un fattore aggregante anche per le famiglie, contribuendo a creare un senso di comunità e che ha avuto importanti ricadute sulla qualità della vita dei partecipanti.

Ha concluso la mattinata il musicista Enrico Zanella, che coordina l’Orchestra Scià Scià, nata all’interno della Cooperativa Sociale Nazareno di Carpi, che organizza ogni anno il Festival delle Abilità differenti. Anche in questo caso il gruppo è costituito da una ventina tra operatori, volontari e persone con disabilità e si avvale della tecnologia Sound Beam, che rende accessibile il fare musica anche a persone con gravi problemi motori. La strumentazione comprende pad e sensori, collegati a un computer con un software per cui i movimenti rilevati possono essere tradotti in suoni. Ha mostrato inoltre un bellissimo video di alcuni brani originali eseguiti con questa metodica.

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