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Il ruolo dell’ambiente e delle capacità di segmentazione del discorso nello sviluppo linguistico del bambino

Un nuovo studio sottolinea il ruolo critico delle abilità di comprensione del bambino e del suo ambiente di vita, nel determinare lo sviluppo linguistico.

Di Alessia Gallucci

Pubblicato il 07 Ott. 2015

Aggiornato il 23 Mar. 2016 13:19

La presente ricerca ha considerato come le caratteristiche dell’input verbale e la segmentazione del discorso da parte dei bambini si pongono in relazione e come possono congiuntamente predire le future abilità linguistiche dei bambini.

Come è noto la maggior parte dei bambini acquisisce il linguaggio in modo molto efficiente in un breve lasso di tempo che corrisponde all’incirca al primo anno di vita, tuttavia alcuni bambini non sono così abili e attualmente non si è ancora in grado di stabilire quali siano le capacità di apprendimento di ciascuno. In particolare coloro che si sono occupati di queste tematiche hanno sottolineato soprattutto la capacità dei bambini di segmentare il discorso in singole parole e l’effetto della quantità e della natura dell’input linguistico rivolto ai bambini sulle loro future abilità verbali.

In realtà solo pochi di questi studi hanno esaminato questi due aspetti contemporaneamente, ignorando quindi una loro possibile interazione che potrebbe influenzare le acquisizioni linguistiche dei bambini, infatti da un lato l’input ambientale facilita l’apprendimento che a sua volta migliora la capacità di processare le informazioni linguistiche, dall’altro il fallimento nella capacità di segmentare il discorso può essere alla base di un ritardo specifico nell’acquisizione linguistica.

La presente ricerca quindi ha considerato come le caratteristiche dell’input verbale e la segmentazione del discorso da parte dei bambini si pongono in relazione e come possono congiuntamente predire le future abilità linguistiche dei bambini. Per quanto concerne in particolare l’input linguistico lo studio ha considerato le caratteristiche lessicali, osservando come l’uso di un lessico ricco da parte delle madri sia generalmente importante, come la ripetizione delle parole abbia un effetto soprattutto nel primo anno di vita e come invece la diversità delle parole sia importante solo successivamente.

La ricerca ha preso in esame 121 diadi madre-bambino coinvolgendole in un progetto longitudinale della durata di due anni, infatti i bambini sono stati testati all’età di 7-15 mesi con un compito di segmentazione e poi all’età di due anni quando sono state valutate le loro capacità linguistiche. Durante il compito di segmentazione i bambini venivano fatti sedere sulle gambe delle loro madri all’interno di una cabina; all’inizio del trial compariva un segnale luminoso e non appena i bambini rivolgevano lo sguardo verso di esso iniziava l’input linguistico che continuava fino a quando il bambino distoglieva lo sguardo per almeno due secondi consecutivi dalla luce.

Il compito di segmentazione prevedeva una fase di familiarizzazione e una fase test, durante la prima i bambini ascoltavano due parole che venivano ripetute per 30 secondi ciascuna, durante la seconda invece venivano fatte ascoltare delle frasi che contenevano le due parole familiari e due parole nuove; successivamente il tempo di ascolto delle frasi con le parole familiari veniva confrontato con il tempo di ascolto delle frasi con le parole nuove. Alla fine del compito di segmentazione alle madri veniva chiesto di giocare con i loro bambini per 15 minuti.

I risultati hanno confermato le ipotesi di ricerca, mostrando in primo luogo che la capacità di segmentare il discorso a 7-15 mesi può prevedere le future abilità linguistiche dei bambini a due anni di età, in particolare i ricercatori hanno osservato che sono le parole nuove del compito di segmentazione e non quelle familiari a determinare delle capacità verbali migliori. Tuttavia il fatto che nello studio presente i bambini sembrano preferire la novità potrebbe essere attribuito alle caratteristiche stesse del compito di segmentazione che, a differenza di quelli che sono stati usati nelle ricerche precedenti, è più semplice perché tutti i bambini sono sottoposti allo stesso tipo di compito e ascoltano parole monosillabiche pronunciate sempre dalla stessa voce.

In secondo luogo si è osservato che le abilità linguistiche a due anni di età sono più elevate nel caso dei bambini le cui madri fornivano un input linguistico ricco, differenziato e che tendevano a ripetere le parole; questo dato ha permesso di confermare l’ipotesi secondo cui la quantità e la natura dell’input linguistico materno che i bambini ricevono a 7-15 mesi predicono le capacità verbali a due anni di età. Inoltre, sia l’ input materno che la capacità di segmentazione valutati a 7-15 mesi, predicono congiuntamente le abilità linguistiche a due anni di età anche se poi si caratterizzano per effetti indipendenti.

Infine non si sono osservati effetti significativi né del genere dei bambini né del tipo di educazione ricevuta. Quindi lo studio in questione, nonostante i limiti che lo caratterizzano come il fatto di aver considerato solo bambini che presentano uno sviluppo linguistico tipico, sottolinea il ruolo critico sia delle abilità dei bambini che quello dell’ambiente, suggerendo ai genitori, agli insegnanti e a tutti coloro che si occupano di educazione come massimizzare le capacità si sviluppo dei più piccoli.

 

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