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Il narciso – Tracce del Tradimento Nr. 28

Il narciso non ha intenzione di lasciare il partner ma ha bisogno di avere più storie e di raccontarle agli altri per accrescere il suo valore - Psicologia

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 23 Ott. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XXVIII: Il narciso

 

Anche il narciso, come l’egocentrico, non ha nessun secondo fine rispetto al coniuge; non ha nessuna intenzione di liberarsi di lui, né è insoddisfatto della relazione e vuole cambiarla. Semplicemente pensa che sia impossibile che qualcuno possa mai rinunciare a un tesoro inestimabile quale egli è.

Se gli egocentrici sono prevalentemente maschi, i narcisi sono equamente distribuiti tra i due sessi, ma spesso è tra le donne che si trovano le forme più pure. Anche questo andamento epidemiologico è in parte comprensibile con motivi biologici e culturali. I motivi biologici consistono nello sviluppo puberale che nelle ragazze precede quello dei maschi cosicché le giovinette diventano donne prima dei loro coetanei che le assediano in larghe schiere ottenendo solo sguardi di sufficienza e rifiuti. Anche il narciso, come l’egocentrico, non ha nessun secondo fine rispetto al coniuge; non ha nessuna intenzione di liberarsi di lui, né è insoddisfatto della relazione e vuole cambiarla. Semplicemente pensa che sia impossibile che qualcuno possa mai rinunciare a un tesoro inestimabile quale egli è. Lo specchio gli rimanda un’immagine di sè grandiosa della quale è il primo a essere innamorato, un’immagine così abbagliante che gli impedisce di vedere gli altri, che al massimo possono svolgere il ruolo di specchi, di comparse intorno al grande protagonista.

Egli è certo che il coniuge non lo lascerà mai perché ha troppo bisogno di lui: spesso infatti la sovrastima esasperata di sè va di pari passo con la sottostima dell’altro ed il partner è visto come una persona fragile, incapace di cavarsela da solo, bisognoso di aiuto. A volte il partner viene scelto appositamente con queste caratteristiche in modo che sia sempre devoto al narciso che sente come il protettore della sua esistenza, senza il quale non saprebbe vivere e che funge da tramite tra lui ed un mondo che pensa non saprebbe fronteggiare da solo. Il narciso accetta di buon grado il ruolo di protettore e salvatore e si guarda bene dallo spingere il partner all’emancipazione, in quanto è proprio la sua presunta debolezza a garantirgli che mai se ne andrà e che accetterà da lui qualsiasi cosa.
Il narciso sta apparentemente benissimo con se stesso e dunque non richiede mai un aiuto; semmai è proprio il partner di un narciso a richiedere una psicoterapia che se ha successo comporta l’acquisizione di una sempre maggiore autostima e dunque, quasi sempre, l’interruzione del rapporto con il narciso. La convinzione circa l’assoluta dipendenza dell’altro unita all’idea di essere “troppo meraviglioso” perché qualcuno possa volontariamente fare a meno di lui lo fanno sentire in una botte di ferro rispetto alla possibilità di essere lasciato e dunque gli fanno dimenticare ogni precauzione nel nascondere la relazione con l’amante, che è una evenienza quasi obbligata nel narciso.

Non si sente neppure in colpa per il tradimento secondo il ragionamento per cui anche la metà di lui vale molto di più di tanti altri messi assieme. Non sente di togliere nulla al coniuge perché è fermamente convinto di poter soddisfare molto più di un solo partner e di riuscire a renderli tutti contemporaneamente e straordinariamente felici a riprova della sua grandezza: non solo non toglie nulla a nessuno, ma anzi i suoi partner sono molto fortunati perché a loro è toccata una sorte straordinaria consistente nell’avere accesso a lui. Se non c’è danno non c’è colpa e, inoltre, si tratta di un suo diritto. Infatti non si sente in colpa perché ritiene che avere più di un partner gli sia dovuto, come una persona molto grande fisicamente ha bisogno di una quantità di cibo maggiore di una persona piccola e magra.

Egli ritiene che per soddisfare il suo bisogno di amore, di sesso, di attività non sia sufficiente un solo partner; non ce la può fare da solo e dunque devono essere almeno in due a darsi il cambio. Ciò è ai suoi occhi talmente evidente che anche i suoi partner dovrebbero accettarlo di buon grado o addirittura essere grati sia per la fortuna capitata loro di poterlo avere seppure in comproprietà, sia per la possibilità di alternarsi sull’otto volante potendo così riprendere fiato e non rimanere stroncati dalla fantastica girandola di emozioni.

Vittorio era un giovane imprenditore di 35 anni che sin dall’adolescenza inseguiva il mito di un padre brillante e donnaiolo che non faceva altro che narrare, probabilmente con qualche esagerazione, le sue avventure sessuali al figlio che stava crescendo dicendogli che non sarebbe mai stato come lui. Vittorio nonostante notevoli successi nel campo professionale aveva sempre all’ordine del giorno il tema del suo valore personale. Ogni occasione era utilizzata per misurarsi e aveva così sviluppato la sindrome del decatleta per cui doveva essere il migliore in tutti i campi: il più colto, il più ricco, il più elegante, il più controcorrente, il più sensibile, il più duro, il più amabile e soprattutto il migliore sessualmente.
Naturalmente i problemi sessuali di Vittorio erano sorti insieme allo sviluppo sessuale: la sua vita sessuale era inizialmente un continuo esame da affrontare con estrema ansia e poi un impegno gravoso tanto che aveva sviluppato per esso una sorta di nausea; di fronte ad ogni donna non si chiedeva neppure se gli piacesse ma doveva seguire un compito superiore e indiscutibile: portarla a letto per dimostrare il suo valore. Tutte le conferme che costantemente riceveva sembravano precipitare in un pozzo senza fondo che neppure lontanamente accennava a colmarsi: non bastava mai.
Periodicamente si recava dal padre per fargli il resoconto della sua esistenza e soprattutto dell’aspetto sessuale della stessa ma non riceveva mai quella rassicurazione, quel “Figlio mio, vai bene così, e comunque io ti amo” che forse poteva farlo fermare. Aveva avuto due storie importanti nella sua vita, persone con le quali aveva convissuto e dalle quali si era sentito effettivamente amato e con le quali almeno a tratti aveva potuto dismettere la maschera del superuomo e rilassarsi un po’. Tuttavia non aveva potuto neanche in quei periodi smettere di ricercare conferme da esibire al padre in altre storie extraconiugali e alla fine avendo lasciato tracce goffe e inequivocabili dei tradimenti era stato lasciato ed era tornato solo.

Non è facile accorgersi al primo sguardo di trovarsi di fronte ad un narciso se non nei pochi casi in cui tale aspetto di personalità acquista tratti caricaturali: normalmente si tratta di persone effettivamente affascinanti e particolarmente allenate a capire come piacere agli altri; per questo, esattamente all’opposto degli egocentrici, sanno perfettamente mettersi nei panni degli altri e capire i loro desideri e bisogni. Questo comportamento deduttivo è spesso adottato anche con il terapeuta, con il quale ci si muove come se si dicesse: “Dottore, due persone eccezionali come noi, si capiscono al volo!”

Questa sensazione illusoria di alleanza va riconosciuta come diagnostica del narciso. Inoltre questo strabordante senso di sè non sempre è apertamente dichiarato perché il narciso pensa che gli altri potrebbero non capirlo o comunque invidiarlo con malevolenza e dunque solo in rapporti di estrema confidenza rivela apertamente la sua straordinaria visione di sè, che spesso lo accompagna sin dalla prima infanzia: non è mai stato come gli altri, ha sempre sentito di essere chiamato ad una vita ed a compiti straordinari.

Finora abbiamo descritto solo una faccia del narciso, quella rivolta verso gli altri; ma esiste anche una faccia nascosta, che solo lui conosce, teme e vuole tenere lontana fino a dimenticarla e proprio a ciò serve il rapporto con gli altri adoranti e plaudenti. È proprio per mantenere le idee di grandezza senza le quali si sentirebbe una nullità assoluta che il narciso ha bisogno di continue conferme e nel tentativo di estorcerle continuamente al pubblico eletto può diventare assai pesante ed il pubblico, annoiato, può disertare lo spettacolo.

Amici e conoscenti sono molto importanti ma sono i partner il pubblico privilegiato, i grandi elettori ed il narciso vi si dedica con grande dispendio di energie perché di loro ha assoluto bisogno: già, per il solo fatto di esserci, rappresentano una importante conferma per la sua autostima ma essi si aspettano continue attestazioni di grandezza. L’amante è una conferma del suo valore e quanto più si tratta di persona “importante”, “conosciuta” e “desiderata” tanto meglio svolge tale funzione: è come il distintivo di un circolo esclusivo che si porta sulla giacca per dimostrare agli altri di essere speciali; purtroppo il narciso ha bisogno anche di dimostrarlo a se stesso perché in fondo non ci crede e la sua fame di conferme non si placa mai.

L’amante importante svolge il ruolo di ricarica per l’autostima, in due modi: uno più interno ed uno più sociale. Internamente il narciso si dice: “Se lui così in gamba e importante sta con me vuol dire che io valgo”; tuttavia non può mai abbassare la guardia e deve continuare a stupire il suo partner in un faticoso crescendo senza sosta perché sarebbe drammatico se dopo averlo conosciuto meglio lo lasciasse: ciò significherebbe che, ad un esame più attento, lui non vale niente. Per questo in genere i narcisi sfuggono una intimità profonda: temono infatti che il bluff che sentono di essere venga scoperto.

Per quanto riguarda l’aspetto sociale il narciso pensa che quando gli altri sapranno che quella persona, così importante, ha scelto lui, anche loro si convinceranno del suo valore e lo ammireranno. Il suo ufficio stampa è sempre molto attivo e perciò se volete avere una storia che resti assolutamente segreta non sceglietevi un narciso. Le gesta del narciso in campo affettivo devono essere conosciute per ottenere l’effetto desiderato e questo crea situazioni particolarmente imbarazzanti e ricche di tracce. Questo è un aspetto decisivo per capire il comportamento del narciso: egli ha continuamente necessità di riconoscimenti degli altri e ha molto più bisogno degli altri che gli altri di lui, anche se fa di tutto per rendersi indispensabile.

La sua è una vita molto faticosa perché deve darsi continuamente da fare per risultare straordinario e indispensabile e se qualcuno riesce a capire questo suo inestinguibile bisogno, questa sua dipendenza dal giudizio degli altri, è in grado di fargli fare qualsiasi cosa e di renderlo asservito ai suoi bisogni sventolandogli davanti un riconoscimento che tuttavia non è mai definitivamente acquisito. Se un amante è segno di distinzione e di valore, due sono ancora meglio e, comunque, più sono e meglio è: quindi raramente il narciso si ferma ad una amante sia in successione nel tempo che contemporaneamente. Agisce come un collezionista, si bea a riguardare i pezzi più pregiati e il suo archivio storico lo rassicura sul suo valore, non riuscendo tuttavia a fugare mai definitivamente i dubbi. Il coniuge ha in realtà un posto speciale in quanto proprio il fatto che non lo lasci, nonostante l’evidente tradimento che tutti sanno, diventa una prova della sua straordinarietà: se non vuole in alcun modo perderlo ed è disposto a sopportare tutto da lui ciò costituisce una prova certa di quanto sia straordinario stare con lui. Anche questo è bene che gli altri lo sappiano. Una storia vissuta in segreto serve a poco, occorre esibirla, è importante che si sappia, che se ne parli: in questo senso per il narciso il lasciar tracce è una necessità assoluta e non un incidente di percorso. Che si tradisce a fare se non lo si sa in giro! Il narciso non assomiglia all’avaro che gode del possedere i suoi soldi e meno gli altri lo sanno e più sta tranquillo, ma al prodigo che deve mostrare a tutti la sua ricchezza a costo di fare debiti e comprare a rate.
Il suo bisogno di rassicurazione circa la propria amabilità è incolmabile per cui è alla costante ricerca di storie da mostrare in pubblico; l’impegno che profonde in tale impresa dà una misura della sua profonda insicurezza. L’assenza degli altri rappresenta una vera e propria minaccia per la sua esistenza; senza gli altri che gli rimandano la sua immagine egli si sente scomparire, cessa di esistere. Il suo ideale è l’harem, ma un harem dai muri trasparenti dove tutti possano curiosare e guardarlo con ammirazione.

Per questo non è sufficiente avere l’amante, occorre anche divulgare o perlomeno far intuire le eccellenti prestazioni sessuali o i numerosi corteggiamenti ricevuti e che magari sono stati rifiutati, anch’essi portano merito. In questi racconti il narciso esagera sempre sulle sue prestazioni e le lodi ricevute. Al contrario, eventuali fallimenti e difficoltà sono tenuti nascosti e comunque costituiscono un vulnus profondissimo alla propria identità. Spesso questi soggetti sono a rischio di sviluppare disfunzioni sessuali che si organizzano intorno all’ansia di prestazione e che sono vissute come una tragedia inenarrabile, di cui non far parola con nessuno, neppure con lo specialista che potrebbe facilmente aiutare a risolverla. A volte il narciso finisce per fare pena al suo coniuge che si rende conto dell’estrema fragilità del suo partner e del suo esasperato bisogno di affermazioni e accetta di stargli a fianco per tutta l’esistenza accettando i suoi tradimenti come un vero e proprio sintomo, continuando a rassicurarlo come si farebbe con un bambino spaventato di fallire nelle prove che lo aspettano dicendogli: “Coraggio, sei il migliore, sei il più forte e comunque ci sono qua io!

 

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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