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Il VI Forum sulla Formazione in Psicoterapia (Assisi 2015): una palestra per il confronto scientifico

Si è svolto ad Assisi il VI Forum sulla Formazione in Psicoterapia, organizzato dalle scuole di psicoterapia “Studi Cognitivi” e APC/SPC

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 19 Ott. 2015

Aggiornato il 04 Nov. 2015 10:52

Si è svolto ad Assisi il VI Forum sulla Formazione in Psicoterapia, organizzato dalle scuole di psicoterapia “Studi Cognitivi” e APC/SPC (Associazione di Psicologia Cognitiva e Scuola di Psicoterapia Cognitiva).

I giorni del congresso, dal 16 al 18 ottobre 2015, sono trascorsi rapidi e pieni d’interesse e passione. Il forum è riservato ai giovani allievi delle due scuole, senza intromissioni di ricercatori e clinici già formati e più anziani. È una palestra per incoraggiare i futuri terapisti a presentare pubblicamente le loro idee e abituarsi al confronto scientifico. Uno dei rischi di questa professione infatti è la sclerosi nella solitudine della propria attività, nel chiuso del proprio studio in compagnia della processione dei pazienti. Il forum intende inoculare precocemente la passione dello scambio d’informazioni e della formazione continua.

Le presentazioni del forum hanno rispecchiato i recenti sviluppi della terapia cognitivo-comportamentale.

Si privilegia lo studio dei processi a scapito di quello sulle credenze. Rimuginio, ruminazione, evitamento mentale ed esperienziale, mindfulness, training attenzionale e altri simili argomenti hanno avuto assoluta preminenza nelle presentazioni. Ricerche importanti con ricadute sulla clinica significative, poiché implicano interventi di processo sulla gestione dell’attenzione e sul controllo dello stile di pensiero. Il focus terapeutico si sposta dalla discussione verbale all’addestramento dello stato mentale.

Accanto a questo vi era il filone delle ricerche sul trauma e sul trattamento senso-motorio. Anche in questo caso l’implicazione clinica porta a dare più centralità a interventi di gestione degli stati mentali. Si tratta d’interventi non metacognitivi ma corporei, in cui ciò che conta non è l’apprendimento consapevole e top-down di un modo diverso di gestire l’attività mentale, ma un’esperienza corporea che modifichi i processi distorti in direzione bottom-up.

Non che siano mancate le ricerche più classiche. Alcuni allievi di Studi Cognitivi hanno riproposto lo storico interesse della loro scuola per il ruolo del controllo e della storia di vita nella psicopatologia. Entrambi questi due concetti cognitivi stanno subendo una rielaborazione in senso processuale, soprattutto il tema del controllo, variabile che peraltro non essendo una self-belief ma un descrittore di una modalità di gestione sia della realtà che dei propri stati mentali era già almeno per metà (quella attinente al controllo degli stati mentali) una variabile di processo. La storia di vita in Studi Cognitivi è sempre stata motivo di riflessione clinica e di valorizzazione costruttivista, pur al tempo stesso marcando il confine con altri modelli che ne accentuano troppo il significato catartico, come la schema therapy di Young.

Anche molti allievi dell’APC/SPC hanno sviluppato lo storico interesse della loro scuola per l’esplorazione della colpa nel disturbo ossessivo-compulsivo, con nuovi disegni di ricerca sperimentali che hanno portato a ulteriori conferme di quello che è il principale risultato di ricerca dell’APC/SPC, ovvero la distinzione tra senso di colpa deontologico e altruistico, il primo preoccupato per la possibile violazione delle regole e il secondo intimorito dal rischio di fare del male agli altri. Nel senso di colpa deontologico si annida anche il rischio dell’ossessività.

Assisi FORUM Formazione in Psicoterapia
Assisi 2015

 

Quali sono i campi ancora inesplorati?

Forse deve aumentare il numero di ricerche sulla tecnica di intervento e sulle applicazioni dei protocolli. Con un’unica eccezione: la mindfulnes, la cui applicazione è molto studiata. La mindfulness è però più di un semplice intervento, costituendo quasi un paradigma. Ma sono mancate ricerche su interventi più specifici, come la disputa o il training attenzionale. Forse tecniche e protocolli sono ancora troppo considerati conseguenze meccaniche e automatiche della teoria. Naturalmente è comprensibile che i giovani siano affascinati dagli aspetti teorici e filosofici, ma è anche auspicabile che si diffonda una visione più concreta e professionale e meno artistica della psicoterapia.

 

La lezione magistrale

L’unico momento non riservato ai giovani è stata la presentazione di Hans Nordhal dell’università di Trondheim in Norvegia, che ha illustrato l’applicazione del modello metacognitivo di Adrian Wells al disturbo borderline di personalità. Applicazione che richiede un aggiustamento della pratica clinica del modello, con maggiore attenzione all’alleanza psicoterapeutica e alla costruzione di una rete protettiva sociale intorno al paziente. C’è da dire che però il nocciolo del modello rimane del tutto invariato e che Nordhal non propone un’alternativa teorica a Wells. I suoi sono aggiustamenti di buon senso e di good-practice.

Accanto alle presentazioni scientifiche ci sono stati gli eventi sociali, sempre gradevoli e coinvolgenti: la cena di gala e il ballo fino al cuore della notte. Finito di ballare molti si sono riversati per le stradine e le scalinate di Assisi. La città a misura d’uomo consentiva a tutti di incontrarsi più volte nei vari bar, sempre a portata di passeggiata in un informale after-hours conviviale e ambulante.

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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