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L’Egocentrico Parte Prima – Tracce del Tradimento Nr. 26

Quel che manca agli egocentrici è la capacità di leggere la mente dell’altro, di mettersi nei suoi panni, egli non vuole dei cambiamenti nel rapporto.

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 09 Ott. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTOXXVI: L’Egocentrico Parte Prima 

 

Quel che manca agli egocentrici è la capacità di leggere la mente dell’altro, di mettersi nei suoi panni. L’egocentrico, al contrario del codardo e del provocatore, non ha nessuna intenzione di produrre un cambiamento nel rapporto, sarebbe ben contento di avere il suo amante e contemporaneamente mantenere saldo il rapporto con il coniuge e non vuole mandare consapevolmente a quest’ultimo nessun messaggio.

Nella sua testa i due rapporti dovrebbero rimanere ben separati e non interferire l’uno con l’altro; ciascuno dei due soddisfa bisogni diversi (i bisogni sono naturalmente sempre i suoi, in quanto è difficile che l’ egocentrico possa assumere una prospettiva diversa dalla sua) ed in questo trova la sua ragione di essere.

Poiché non vogliono una modifica del rapporto con il coniuge e tanto meno la sua fine, non hanno la benché minima intenzione di essere scoperti. Gli egocentrici lasciano tracce perché non si accorgono di farlo. Sembrano semplicemente sbadati e superficiali ma invece la situazione è decisamente più grave: il problema centrale è proprio la loro impossibilità ad uscire da se stessi e costruire il punto di vista dell’altro. In primo luogo non si avvedono di ciò che tolgono al coniuge a motivo della relazione con l’amante. Pensano di non fare alcun male perché si comportano da buoni partner come prima, si occupano dei compiti domestici e portano i bambini a scuola esattamente nello stesso modo. Le argomentazioni sono estremamente concrete, le valutazioni tutte assolutamente materialiste, totalmente assenti sono le emozioni. Tutto ciò li preserva completamente dal senso di colpa: a ben guardare non danneggiano nessuno e se non c’è danno non può esserci colpa.

Non ritengo affatto di avere qualcosa di cui rimproverarmi perché non ho smesso per un istante di fare quello che è il mio dovere verso i miei figli e mia moglie come è sempre stato da quando ci siamo sposati. Mia moglie non si può certo lamentare perché semmai qualcuno si tira indietro quando c’è da fare l’amore, questa è lei e non certamente io. Non dico mai di no alle sue richieste e comunque garantisco un tenore di vita a lei ed ai figli che semmai è recentemente aumentato. Non sottraggo neppure del tempo perché sarebbe comunque tempo che trascorrerei fuori casa per lavoro e dunque non potrei stare con loro. Anzi se vogliamo vedere come stanno le cose fino in fondo il fatto di avere una relazione con quella che è il mio capo mi comporta degli evidenti vantaggi professionali di cui tutti hanno beneficio. Con ciò non voglio dire che mi sacrifico per il bene della famiglia, ma il risultato è in fondo esattamente questo. Non c’è stato in me nessun cambiamento; io funziono esattamente come prima.

Il proprio mondo emotivo è piuttosto offuscato, le stesse emozioni sono considerate un optional inutile se non dannoso e comunque desueto per una persona adulta e appropriato soltanto nei bambini piccoli. Per questo motivo anche il rapporto con l’amante nasce per la soddisfazione di bisogni concreti piuttosto che per sperimentare emozioni e intimità: in genere la motivazione fondamentale è quella sessuale. Se il proprio mondo emotivo è scarsamente differenziato, poco conosciuto ed esplorato, quello degli altri è assolutamente inconcepibile, non esiste e dunque non sono assolutamente in grado di avvedersi della sofferenza che provocano, così come, peraltro non sono in grado di capire cosa fare per far felice l’altro, se non soddisfare dei suoi bisogni concreti (sesso, regali, soldi, e così via).

In loro dunque non c’è intenzione di far soffrire l’altro, non sono cattivi, è semplicemente che non riescono ad immaginare come l’altro starà in base al loro comportamento e del resto non hanno un grande interesse a scoprirlo. La non conoscenza dell’altro non si limita al mondo emotivo; essi hanno anche difficoltà in generale a cogliere i segnali che dall’altro giungono loro e dunque non si avvedono facilmente che l’altro è preoccupato o irritato per il loro comportamento e li ha messi sotto osservazione: non badano a ciò che l’altro fa a meno che non sia un segnale chiaro e forte. Non ci si può aspettare che capiscano al volo le cose, occorre dirgliele chiaramente, anzi gridargliele a brutto muso ed a quel punto resteranno meravigliati e increduli: ‘perché questa bufera a ciel sereno?’

Le avvisaglie prima ce ne erano state molte ma loro le avevano assolutamente ignorate. Gli indizi che lasciano in giro, abbastanza evidenti, per loro non sono tali; non pensano che l’altro possa pensare, che faccia dei ragionamenti e formuli ipotesi per spiegare delle anomalie evidenti del loro comportamento: ‘perché dovrebbe pensare che ho una storia se quando mi telefona al lavoro non mi trova mai; potrebbero esserci mille motivi!‘ ‘Se arrivo più tardi a casa potrebbe semplicemente essere che si è moltiplicato il lavoro e per questo la domenica ho bisogno di distrarmi ed andare in barca con gli amici! Perché dovrebbe immaginare altro?’

L’egocentrico stupisce per l’ingenuità che mostra nei ragionamenti che riguardano come funzionano gli esseri umani. Sembra quasi che consideri gli altri completamente stupidi; in questo possono risultare francamente irritanti come nella storiella in cui il marito rimprovera la moglie dicendole ‘passi che tu mi metta le corna, ma non sopporto che quando torno a casa tu mi accolga gridando: Olè!’

Alla fine Mauro rimase solo. Non che ciò lo facesse soffrire fuor di misura; piuttosto lo stupiva, non riusciva a darsene una ragione, a trovarne il motivo. La moglie continuava a lagnarsi delle sue assenze ma lo faceva nell’ultimo periodo non di più di come lo avesse sempre fatto elencando quelle che, agli occhi di lei, erano le sue mancanze di marito e di padre, ma poi a letto si ricomponeva sempre tutto e lei non si era mai negata. Neppure quando aveva capito della sua storia con Carla aveva rifiutato di fare sesso con lui ed era stato sufficiente un po’ d’insistenza da parte sua perché tutto riprendesse normalmente. Durante tutto il periodo della malattia della madre di lei lui si era tirato in disparte e per quasi sei mesi non aveva chiesto niente organizzandosi tutti i fine settimana con gli amici e con Carla e portando le figlie da sua madre in modo che lei potesse stare in ospedale senza occuparsi di nulla. Il comportamento delle donne gli sembrava del tutto insensato, misterioso, inspiegabile; la stessa Carla perché fino a luglio era così presa da lui e poi a settembre non ne voleva più sapere? Decise che sarebbe andato a leggersi le mail che lei gli aveva inviato durante il mese di agosto, forse avrebbe capito il perché di quel comportamento … ma tutto sommato era fatica sprecata perché, testarda com’era, non sarebbe tornata indietro e forse non ne valeva neppure troppo la pena. Si, effettivamente, un po’ gli dispiaceva per le bambine ma in fondo le avrebbe potute vedere durante il week end che spettava a lui quando le avrebbe portate dalla madre.

 

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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