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L’importanza della contingenza nello sviluppo infantile – Report dal Convegno attaccamento e trauma, Roma

Report dal Convegno Attaccamento e Trauma di Roma 25,26,27 settembre: nella prima giornata Siegel, Tronick e Ogden a confronto sugli effetti del trauma. %%page%%

Di Camilla Marzocchi

Pubblicato il 01 Ott. 2015

Il Congresso Attaccamento e Trauma è giunto alla fine della sua seconda e acclamatissima edizione. I principali modelli a confronto nella prima giornata sono stati quelli della Neurobiologia interpersonale, del Modello riparativo della regolazione affettiva e infine del modello di Psicoterapia sensomotoria.

Il Congresso Attaccamento e Trauma tenutosi a Roma nei giorni 25, 26 e 27 settembre è giunto alla fine della sua seconda e acclamatissima edizione. Il tema centrale che ha guidato le tre lunghe giornate di lavori è stato l’approfondimento del legame tra esperienze precoci di attaccamento, temperamento e successivo sviluppo della personalità nell’adulto. I principali modelli a confronto nella prima giornata sono stati quelli della Neurobiologia interpersonale con il lavoro di Daniel Siegel, del Modello riparativo della regolazione affettiva di Tronick e infine del modello di Pat Ogden di Psicoterapia sensomotoria.

Daniel Siegel apre i lavori con la sua capacità unica nel raccontare concetti complessi, riuscendo a mantenere una visione aperta e sempre sintonizzata sull’individuo nella sua umana complessità. Il suo modello si basa sulla costante interazione tra cervello, inteso come organo e centro di controllo che organizza le informazioni tra interno ed esterno; relazioni, intese come continuo e non lineare scambio di energia e flussi di informazioni; e mente, intesa come proprietà emergente dal flusso di informazioni e dal centro di controllo, ma che è a sua volta in grado di ri-organizzare le risposte del cervello e regolare le interazioni con gli altri. In questa ottica il temperamento del bambino viene identificato come una caratteristica innata e una predisposizione naturale del suo sistema nervoso a regolare lo scambio tra input interni ed esterni, che incontra i caregiver primari e le loro capacità di integrare e regolare a loro volta la propria esperienza interna.

Questo incontro può condizionare lo sviluppo cerebrale sul piano fisiologico e della connettività sinaptica, e dunque anche le capacità future di utilizzare il cervello come organo sociale in grado di interagire con gli altri e regolare l’interazione scambiando un livello ottimale di informazioni ed energia. Questo scambio regolato e sintonizzato tra cervelli favorisce processi di crescita e promuove la capacità di affrontare con resilienza, prospettiva, intuito, sensibilità, adattabilità e consapevolezza di sé le sfide della vita. Tutto questo poggia su solide basi neurobiologiche che hanno dimostrato come le relazioni tra esseri umani plasmino e promuovano lo sviluppo di connessioni nervose, intervenendo direttamente sulla plasticità neuronale in tutte le fasi di vita, con diversi gradi di possibilità in base alla fase di sviluppo in cui ci si trova.

Qui il cuore del suo approccio psicoterapeutico: il recupero di una narrazione personale fluida e di eventi significativi di vita all’interno di una relazione sintonizzata e responsiva, può nell’ottica neurobiologica, promuovere un cambiamento profondo in grado di avere un impatto sul cervello e sulle sue connessioni, sulla mente e le sue rappresentazioni e sulle relazioni con gli altri.

Il secondo intervento sul palco è quello di Ed Tronick. Il suo approccio muove da un terreno comune a Siegel, partendo dal tema della sintonizzazione relazionale tra bambino e caregiver come base per la creazione di stati di coscienza diadici condivisi, in grado di mantenere una regolazione affettiva positiva e prevedibile su cui bambino e caregiver possono costruire significati su tutti i livelli dell’esperienza: cognitivi, emotivi, corporei, fisiologici, psicobiologici.

Da qui tuttavia Tronick cambia prospettiva, ponendo invece l’enfasi non solo sulla necessità di sintonizzazione ma piuttosto sulla necessità di attraversare rotture e disorganizzazione per recuperare una più autentica condivisione dello stato di coscienza e dei significati nuovi e più funzionali a tutti i livelli descritti. Nei processi di riparazione individua la soluzione o meglio la variabile più predittiva e protettiva per lo sviluppo di psicopatologia nell’adulto. Il trauma acuto dunque, tranne quando estremo, non induce necessariamente sintomi trauma-correlati se avviene in contesti di interazione normali, in cui cioè la latenza tra stress, riparazione e recupero del legame non risulta intollerabile. Al contrario secondo Tronick uno stress acuto (trauma) induce certamente sindromi trauma-correlate, in contesti in cui sistematicamente non sono concessi riparazione e recupero in tempi adeguati.

In questa chiave Tronick individua diversi livelli di significato, che si costruiscono in funzione delle strategie trovate in situazioni di stress, come esiti clinici negativi di una costante riparazione mancata:

  • Sviluppo di strategie di coping basate su ritiro o anticipazione e di meccanismi difensivi in cui il mondo acquisisce un significato di minaccia e pericolo;
  • Sviluppo di una conoscenza relazionale implicita negativa, con l’idea che l’altro non sia degno di fiducia, non sia capace di aiutarci, non sia disponibile o sia imprevedibile nel momento del bisogno;
  • Sviluppo di una reattività allo stress maggiore o attenuata, tendente a esagerare o a minimizzare anche uno stress normale, legata a significati di blocco e impotenza;
  • Infine possono svilupparsi veri e propri danni funzionali al cervello e ai processi di connessione, con esiti negativi sul senso di coerenza del sé, che viene percepito sempre come frammentato in stati mentali ed emotivi contrastanti e tra loro incompatibili.

Risultano molto interessanti poi le ricerche presentate da Tronick alla fine del suo lunghissimo intervento, che vanno decisamente nella direzione di un approccio PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) alla cura della persona – anche se non dichiaratamente esplicitato. Sistema nervoso autonomo, sistema immunitario, sistema endocrino sembrano reagire allo stress acuto producendo una momentanea e significativa alterazione del loro normale funzionamento, ma solo un’esposizione prolungata e/o ripetuta nel tempo può produrre un cambiamento stabile, cronico e negativo nella funzionalità di questi sistemi complessi. In questa chiave risultano molto stimolanti le ricerche sull’interazione tra geni e ambiente a fronte di eventi traumatici vissuti nell’infanzia (Montirosso et al, 2015), le ricerche sull’impatto degli eventi stressanti prenatali nella madre sullo sviluppo di comportamenti inadeguati nel neonato (Conradt et al, 2015) e infine gli studi gli sugli effetti fisiologici su heart rate e conduttanza cutanea della sincronia e della disconnessione affettiva tra madre e bambino (Montirosso et al, 2014).

Dulcis in fundo giunge Pat Ogden a chiudere l’intensa giornata di lavori con il suo flusso di energia e gentilezza, grazie alla quale ci spostiamo da un piano molto cognitivo e teorico ad un piano decisamente più sensoriale: quello del corpo. Nel modello della Ogden la sequenza di pattern e di movimenti appresi nelle prime relazioni di attaccamento, restano pattern importanti nella formazione di una personalità adulta che andrà a relazionarsi e a creare significati a partire proprio da quelle azioni, movimenti, posture costruite nel tempo. L’idea di base è che il nostro modo di muoverci sostenga e segua i tentativi di adattamento agli eventi di vita, a relazioni precoci positive o negative, e che queste azioni mantengano al loro interno le emozioni, i significati e i pensieri che ad essi sono stati associati nel corso dell’esperienza. Esplorare queste azioni può aiutare ad espandere il vocabolario dei movimenti, aiutare connettersi a parti di sé più sane e più adattive, a dare parole e significato all’esperienza interna, promuovendo maggiore integrazione tra mente e corpo.

I 5 movimenti di base illustrati dalla Ogden sono:

  • Cedere (yield): alla gravità, alle cure di un’altra persona, non fare, gustare, accettar supporto, lasciar andare, fidarsi, relax, espiazione. Si esprime con una postura collassata, con un atteggiamento di sottomissione e arrendevolezza, simile ad uno stato di abbandono fisico o rilassamento profondo.
  • Spingere (push): esprime separazione, confine, differenziazione, difesa, identità, spinta leggera può essere un contatto. Postura più attiva o reattiva, richiede ed esprime energia, forza.
  • Cercare di raggiungere (reach): ciò che si desidera, movimento verso, protendersi, desiderio, ricerca, domande, curiosità, esplorazione.
  • Afferrare (grasp): scoprire, toccare, attaccarsi, aggrapparsi a qualcosa o a qualcuno, avvolgere.
  • Tirare a (pull): attirare qualcosa/qualcuno, aumentare la prossimità, prendere, richiedere.

Tutti questi comportamenti fanno parte della normale esperienza umana, ma a fonte di esperienze ripetute di fallimento nel tempo possono perdere vitalità, viene a mancare il flusso di energia necessario alla loro espressione, e vengono sempre più associate ad un rischio troppo elevato. Alcune azioni possono sparire completamente dal nostro repertorio di movimenti, alterando in modo cronico la possibilità di segnalare a noi stessi e agli altri il messaggio in esse contenuto. Attraverso la terapia sensomotoria, la Ogden propone di sperimentare in terapia movimenti basilari per rivitalizzare le parti di sé rimaste bloccate o inespresse, parti che hanno nella storia imparato a non agire, e integrarle alle parti vitali che conservano invece le energie e la capacità di vivere liberamente il movimento verso l’altro e i significati che questo comporta. L’esplorazione del mondo dell’altro avviene attraverso l’osservazione del movimento dell’altro nell’interazione. Questa osservazione reciproca dei movimenti permette di mentalizzare il proprio e l’altrui stato emotivo nell’interazione e questo promuove una maggiore empatia e condivisione degli stati di coscienza. Esprimere un gesto è sempre condizionato dalla sicurezza nel sapere cosa succederà, nel sapere come l’altro reagirà al nostro gesto, nel riuscire a prevedere che avremo una risposta di gentilezza, di accettazione, disponibilità o di un rischio per noi sostenibile.

La tavola rotonda permette di definire meglio similitudini e differenze tra i diversi approcci teorici e clinici. Nel confronto emerge sicuramente il diverso approccio all’attaccamento, per Siegel una caratteristica più stabile che può essere solo in parte modificata da esperienze positive future, come una psicoterapia, mentre per Tronick l’attaccamento è una caratteristica sempre dinamica nel tempo, che può sbilanciarsi da una modalità sicura ad una modalità ansiosa o evitante o disorganizzata in base agli eventi di vita e a molti fattori ambientali, culturali, genetici, protettivi o di rischio che vanno anch’essi considerati di volta in volta.

Tra le brillanti e decisamente conflittuali argomentazioni di Siegel e Tronick, spicca sicuramente una grande capacità della Ogden nel trovare un’integrazione migliore possibile portando al centro la necessità di cercare risposte nelle singole storie, nel modo in cui le esperienze di quell’individuo abbiano contribuito a creare il suo modo di relazionarsi con il mondo.

Tutti d’accordo invece sull’importanza della contingenza, intesa come capacità del genitore, o caregiver primario, di offrire in quel dato momento una risposta di protezione, di sintonizzazione emotiva e un significato all’evento stressante in corso. Solo l’attenzione reciproca e condivisa alla contingenza e al momento presente può favorire la maturazione di un senso di sicurezza interno stabile e duraturo. Questa contingenza può essere declinata in molti modi, attraverso esercizi corporei, sintonizzazione emotiva, narrazioni, processi di mentalizzazione, mindfulness e sembrerebbe questa una possibile chiave comune alle diverse esperienze terapeutiche e alla loro possibilità di promuovere il cambiamento.

Alla lettura dei prossimi contributi la scoperta degli aspetti più clinici discussi nelle giornate successive.

 

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