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Un possibile nuovo metodo per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress

Alcuni studi hanno dimostrato come il disturbo post traumatico da stress sarebbe legato ad una disregolazione dei sistemi serotoninergici - Neuroscienze

Di Alessia Gallucci

Pubblicato il 17 Set. 2015

Aggiornato il 23 Mar. 2016 13:22

Molte ricerche hanno dimostrato che l’esposizione a fonti di stress rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo post traumatico da stress e che gli individui che soffrono di DPTS oltre ai sintomi caratteristici di tale disturbo manifestano un aumentato condizionamento alla paura se sottoposti in laboratorio a protocolli sperimentali.

Ciò sembrerebbe dipendere dalla serotonina, infatti una disregolazione dei sistemi serotoninergici è legata alla comparsa di patologie affettive dovute allo stress come il disturbo post traumatico da stress e livelli elevati di serotonina causano alterazioni nei processi di valutazione delle fonti di minaccia.

Il legame tra l’essere stati esposti a stress o traumi e la reazione eccessiva alla paura condizionata ravvisabile in laboratorio può essere indagato anche attraverso modelli animali, come infatti si è preposto di fare lo studio in questione che ha sottoposto dei topi a delle fonti di stress e ha poi valutato l’impatto che tale esperienza ha sul successivo condizionamento alla paura. In particolare sulla base delle precedenti evidenze la ricerca si è basata sull’ipotesi secondo cui sarebbero i topi esposti a stimoli stressanti a presentare una certa vulnerabilità all’apprendimento della paura in quanto, in seguito al trauma, si attivano dei processi di consolidamento della memoria mediati dalla serotonina; tale vulnerabilità non può essere invece attribuita agli animali non stressati.

Quindi in primo luogo i topi sono stati divisi in due gruppi, quelli che facevano parte del primo gruppo sono stati immobilizzati per due giorni e quindi sottoposti a stress, quelli che invece facevano parte del secondo gruppo sono stati lasciati liberi per due giorni e quindi non sottoposti a stress. A questa prima fase sperimentale è seguito il condizionamento alla paura, in cui dei suoni rappresentavano lo stimolo neutro e un piccolo shock elettrico alle zampe quello incondizionato; lo stimolo neutro e quello incondizionato solo nel 50% dei casi si presentavano simultaneamente, in tal modo è stato possibile aumentare l’impatto dello stress a differenza di quanto accade in un paradigma classico di condizionamento in cui i due stimoli sono sempre abbinati. Il condizionamento alla paura è stato valutato dopo 2 ore o dopo 24 ore dalla fine della fase di condizionamento e l’attività serotoninergica è stata controllata a livello del nucleo del rafe dorsale e a livello del recettore serotoninergico 2C, collocato nell’amigdala basolaterale e particolarmente implicato nella regolazione dei sintomi ansiogeni.

I risultati hanno innanzitutto confermato le ipotesi di ricerca e cioè il fatto che i topi esposti a fonti di stress presentano un aumento dell’espressione del recettore serotoninergico 2C, dimostrando come lo stress possa attivare processi di consolidamento della memoria mediati dalla serotonina.

Questo effetto, come previsto, non è riscontrabile nel caso dei topi che non sono stati immobilizzati ed è ulteriormente confermato dal fatto che lo stress ripetuto aumenta la memoria della paura nel lungo termine (24 ore dopo la fine della fase di condizionamento) ma non nel breve termine (2 ore dopo la fine della fase di condizionamento). In secondo luogo si è osservato che, durante la fase di condizionamento alla paura, è l’attività serotoninergica relativa alla condizione in cui il suono e lo shock elettrico non sono abbinati a regolare la forza della memoria associativa del caso in cui lo stimolo neutro e quello incondizionato sono simultanei.

Questo effetto, attribuibile solo a topi stressati, ha permesso allo studio presente di dimostrare che le regole standard dei processi di condizionamento possono essere influenzate da variabili contingenti come lo stress, aspetto non previsto dalle teorie classiche del condizionamento che per questo sono state a lungo criticate. Quindi la ricerca in questione ha proposto un buon modello, in quanto come i topi sottoposti a stress manifestano un incremento della memoria della paura allo stesso modo le persone che sono state protagoniste di traumi presentano una maggiore vulnerabilità allo sviluppo del disturbo post traumatico da stress. Infine se è vero che l’esposizione a stress aumenta l’espressione del recettore serotoninergico 2C, favorendo in tal modo i processi di consolidamento della memoria, al fine di trattare disturbi come il DPTS, la ricerca suggerisce di ricorrere a molecole antagoniste di tali recettori, pur evidenziando la necessità di ulteriori approfondimenti in merito.

 

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