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Congresso EABCT 2015 di Gerusalemme – il report di State of Mind

Dal Congresso annuale dell’EABCT, European Association of Behavioural and Cognitive Therapies - Report di State of Mind - Psicoterapia - %%page%%

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 03 Set. 2015

Dal Congresso annuale dell’EABCT, European Association of Behavioural and Cognitive Therapies

 

Lunedì 31 agosto è iniziato a Gerusalemme il 45esimo congresso dell’associazione europea delle terapie cognitive e comportamentali (EABCT, European Association of Behavioural and Cognitive Therapies) e continuerà fino a giovedì 3 settembre. 

 

Purtroppo salto il primo giorno e inizio a seguirlo mercoledì 2 settembre alle 8.30 del mattino, ascoltando un simposio sulla terapia metacognitiva, condotto dagli israeliani Rosanna Black Josman e Samuel Myers. Scopro che si tratta di un workshop di apprendimento che non ha volutamente nulla di nuovo. Va bene lo stesso, mi esercito a fare un utile ripasso delle tecniche di addestramento attenzionale –che pare essere la tecnica più popolare di terapia metacognitiva- e mindfulness distaccata.

 

Il simposio successivo ha una presentazione di alta originalità: “Targeting Biases of Emotional Attention as a Dynamic Process in Time: Attention Feedback Awareness & Control Training (A-FACT)” di Amit Bernstein dell’Università di Haifa in Israele. Bernstein ci da un’analisi puntiforme dei processi attenzionali, con una suddivisione per microintervalli delle oscillazioni dell’attenzione. L’impressione è che ora sia possibile individuare i micromomenti al di sotto della durata del secondo di massima vulnerabilità attenzionale agli stimoli minacciosi, micromomenti dai quali si può precipitare in stati ansiosi prolungati. Non ancora chiarissimo quali siano di fattori in gioco durante questi attimi di vulnerabilità. Amit Bernestei ha promesso di spedirmi quattro articoli sull’argomento, probabilmente molto complessi e sostanziosi. Le altre presentazioni sono meno originali e confermano il crescente interesse per i processi patologici a scapito del lavoro sui contenuti.

 

Seguono le keynote di due pesi massimi del passato: David Barlow e Paul Salkovskis. Deludenti, purtroppo. I due vecchi dinosauri non hanno più nulla da aggiungere, ed è giusto così. Salkovskis è più celebrativo, parla dell’ansia della salute, quella antica paura d’ammalarsi che un tempo di chiamava ipocondria. Rivendica a sé e a David Clark il merito di avere costruito il protocollo di terapia cognitiva definitivo per questo disturbo.

Riscatta in parte la celebrazione di se stesso con un po’ d’ironia (non troppa), poi si lancia in un’analisi dei costi in cui dimostra che la sua cura fa risparmiare soldi allo stato britannico. Da qualche tempo queste vecchie glorie della scienza si sono riciclate in tanti Quintino Sella e si compiacciono del bene che fanno alle casse dello stato. La crisi incombe sui nostri cuori un tempo giovani e incoscienti; oggi ci teniamo a giustificare i nostri giocattoli e – prima di chiedere altri soldi (che non arrivano più)- dichiariamo alla Mamma/Stato che siamo cresciuti e che non siamo più i giovani spendaccioni di un tempo. Peccato che lei non ci caschi.

Barlow è più dimesso dello scoppiettante Salkovskis. Vorrebbe essere più sostanzioso e si lancia in un tentativo di modello integrato che mette insieme decenni di sviluppo della terapia cognitiva. Purtroppo salta fuori l’ennesimo assemblaggio eclettico che mette insieme un po’ di tutto, con le solite sortite nei campi delle neuroscienze e delle discipline evolutive.

È proprio vero: tutte le terapie quando arrivano al loro limite estremo di sviluppo tentano di allearsi con forze non psicologiche: il cervello (le neuroscienze) e i genitori (le teorie evolutive). Sviluppi che tradiscono un affaticamento della spinta innovativa.

 

Dopo le due keynote segue il nostro simposio sui processi di pensiero ripetitivo negativo: rimuginio e ruminazione. La partecipazione è numerosa, la sala è piena, a testimoniare la crescita d’interesse per i processi metacognitivi. Il simposio avviene con la formula dello Special Interest Group (SIG), una discussione libera e informale invece della solita sfilata di presentazioni con pochissimi minuti per le domande. Si discute per un’ora e mezza e la libertà di parola fa capire come la maggior parte degli ascoltatori –malgrado il successo della “terza ondata”- ignori ancora come si conduca una terapia focalizzata solo sui processi. I terapisti sembrano ancora molto spaventati da queste terapie in cui non si parla di contenuti. C’è ancora molta strada da coprire.

 

LE SLIDE DEL SIMPOSIO: Worry, Rumination and Repetitive Thinking: Special Interest Group

LETTURE CONSIGLIATE: Archivio dei reportage dai congressi EABCT

 

Congresso EABCT 2015 di Gerusalemme

SLIDES DAL SIMPOSIO:

Worry, Rumination and Repetitive Thinking: Special Interest Group

 

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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