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Disturbi Alimentari e EMDR – Report dal XIV Congresso Europeo di Psicologia, Milano

L'obiettivo del simposio è stato valutare l’efficacia del metodo EMDR sui sintomi principali dei disturbi alimentari rispetto alle terapie standard.

Di Sara Palmieri

Pubblicato il 09 Set. 2015

Aggiornato il 23 Set. 2015 12:43

Sara Palmieri – OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI 

Durante il XIV Congresso Europeo di Psicologia (ECP), tenutosi a Milano dal 7 al 10 luglio scorso, è stato organizzato un simposio sul tema dei disturbi alimentari ed EMDR.

Negli ultimi decenni la ricerca sui disturbi alimentari è in aumento, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della regolazione delle emozioni e il legame tra questi disturbi e una storia di eventi di vita traumatici. A partire dalla teoria del trauma (Schwartz & Gay, 1996) lo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare potrebbe essere visto come un tentativo di gestire emozioni travolgenti, ricordi e fattori di stress sperimentato nel trauma. Cole e Putnam (1992), infatti, hanno sottolineato come questi eventi traumatici potrebbero portare a deficit nella gestione di emozioni molto forti ed altre esperienze interne a questi individui.

Per quanto riguarda la terapia dei disturbi alimentari c’è un consenso tra i terapeuti rispetto alla possibilità di integrare diverse strategie di intervento, come la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia familiare, la terapia dialettica e il supporto psico-educativo. Inoltre è stata suggerita un’integrazione con un metodo focalizzato sui ricordi traumatici: l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).

L’EMDR è caratterizzata da otto fasi progettate per affrontare le esperienze negative del passato, i trigger attuali dei sintomi sviluppati da quelle esperienze e di tutti i blocchi futuri al funzionamento efficace (Shapiro, 2001). L’efficacia dell’EMDR per il trattamento del trauma è stata ben dimostrata in diverse meta-analisi e numerose ricerche negli ultimi decenni hanno sottolineato l’efficacia della tecnica EMDR nel trattamento dei disturbi alimentari.

Alla luce di ciò l’obiettivo del simposio è stato quello di valutare l’efficacia del metodo EMDR sui sintomi principali dei disturbi alimentari rispetto alle terapie standard. L’ipotesi è che l’integrazione del trattamento EMDR alle impostazioni terapeutiche standard potrebbe portare a risultati migliori rispetto alla sola terapia standard.

Innanzitutto è stata descritta l’esperienza dell’unità per i disturbi alimentari presso la Casa di Cura “Villa Margherita” di Arcugnano, specializzata in un approccio multidisciplinare: cognitivo – comportamentale, riabilitazione psico-nutrizionale e intervento sulle esperienze traumatiche dei pazienti. Inoltre sono stati mostrati dati sull’effettiva efficacia di questo tipo di approccio su un campione di pazienti con disturbi alimentari che avevano vissuto o meno eventi traumatici.

Altri due contributi italiani ad opera di Simona Anselmetti (Ospedale San Paolo di Milano) e Maria Zaccagnino (Università di Lugano) hanno confermato l’efficacia dell’integrazione dell’EMDR con la CBT per i pazienti con disturbi alimentari. In particolare l’EMDR si è mostrata efficace nel condurre a una risoluzione del materiale non risolto, a modificare la rappresentazione della relazione di attaccamento precoce con i caregivers e a diminuire le credenze negative sull’autostima e la vulnerabilità individuale (Zaccagnino & Cussino, 2013).

Il simposio si è concluso con la presentazione di un trattamento, attuato in Spagna dalla Dott.ssa Natalia Seijo in un ambulatorio privato, per la distorsione dell’immagine corporea dal punto di vista EMDR al fine di poter lavorare sulla consapevolezza del corpo reale e raggiungere l’accettazione.

 

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