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Il catalogo dei seminatori: il codardo parte III – Tracce del Tradimento Nr. 23

Alcuni codardi cominciano a tradire e a seminare tracce con lo scopo di esasperare l'altro e di essere lasciati, senza legarsi mai completamente all'amante

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 18 Set. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XXIII: il catalogo dei seminatori: il codardo parte III

 

Ci sono codardi tali fin dall’inizio ed altri che lo diventano strada facendo. I codardi ab origine sono coloro che, dopo aver deciso di interrompere il rapporto, iniziano a tradire e a seminare tracce proprio con lo scopo di esasperare l’altro e di essere lasciati: la scelta di chiudere è il motore di tutto. In questo senso l’amante è solo una pedina, uno strumento utilizzato all’interno del rapporto originario; spesso e volentieri la storia con l’amante si conclude dopo che ha portato a termine il suo compito di rottura della storia originale.

In questo caso il codardo non ha nessuna intenzione di legarsi all’amante, lo tiene a distanza, non vuole andare verso una sostituzione del primo rapporto con il secondo, ma solo verso una risoluzione del primo.
Spesso il codardo ab origine lascia tracce a 360 gradi: da un lato segnala al coniuge che sta allontanandosi, dall’altro manda messaggi all’amante che non sarà mai del tutto suo. All’amante esibisce costantemente attenzioni delicatissime dedicate al coniuge nel momento stesso in cui trascorre del tempo con lui, come a dire “non ti fare illusioni”. Persino nel giorno del compleanno del coniuge riesce a essere assente per troppo tempo, richiamato da sospetti motivi di lavoro, ma in quello stesso tempo trascorso con l’amante fa continui accenni agli straordinari regali acquistati e all’organizzazione della festa a sorpresa per il coniuge.

I messaggi inviati ai due partner sono caratterizzati dall’ambiguità e suonano pressappoco così: “Io non ti lascerò ma non sarò mai del tutto solo per te”. Gli eventuali figli possono essere utilizzati allo stesso scopo: al coniuge si dice che si resta nella coppia soprattutto per il bene dei figli (sto con te ma non del tutto) e all’amante che non si lascerà mai la famiglia per il bene dei figli (sto con te ma non del tutto). Il coniuge avverte la presenza di un altro, ma l’altro avverte la presenza di un coniuge che non sarà mai lasciato. Ognuno dei partner ha importanza in quanto salvaguarda da una intimità profonda percepita come minacciosa. L’importante è non essere né da una parte né dall’altra, ed ogni parte ha importanza soprattutto perché garantisce di non essere completamente con l’altra. Le tracce vengono lasciate ora da una parte, ora dall’altra con andamento pendolare: laddove il codardo sente maggiore il rischio di un coinvolgimento, lì lascerà più tracce che stanno proprio a significare: “non pensare di avermi, posso e voglio potermene andare quando voglio”.

È evidente che questo comportamento ci racconta di una persona titubante, con difficoltà di scelta, spesso un rimuginatore che non ha imparato cosa sia l’intimità e la solidarietà autentica. Queste persone hanno problemi personali legati alle relazioni. Alcuni diventano codardi in itinere in quanto iniziano una storia per sperimentare nuove emozioni senza tuttavia aver nessuna intenzione di minare il rapporto fondamentale, ma via via che la nuova relazione procede si fanno prendere la mano e magari si innamorano e si trovano invischiati in una rete sentimentale che non si aspettavano. Considerata la difficoltà che hanno ad assumersi le responsabilità, ad essere chiari per il timore di far soffrire l’altro e di essere dunque giudicati cattivi, non è raro che non sappiano più lasciare l’amante così come non sanno lasciare il coniuge e finiscono per trovarsi schiacciati tra due relazioni che sentono entrambi soffocanti.

Spesso il partner lasciato sarà quello che il codardo percepisce come più forte, quello che ai suoi occhi soffrirà di meno, in questo modo la sua colpa sarà minore, il male causato ridotto. Mentre fino a poco tempo prima la storia coniugale era giudicata positivamente ed il coniuge percepito con affetto e benevolenza, in seguito alla nuova passione avviene una revisione completa della storia che appare logora, pesante, insopportabile. Tale revisione porta ad auto-ingannarsi per potersi dire che nulla andava bene e che perciò era ora di cambiare; anzi, sostengono calorosamente, l’entrata in scena dell’amante non c’entra nulla, è solo un fenomeno accidentale e ininfluente: la prima storia era già finita prima che iniziasse l’altra.

È diffusa la tendenza a ritenere che la nuova storia non abbia influenzato il decorso della precedente ma anzi che sia non la causa della rottura del precedente rapporto ma la conseguenza del suo malfunzionamento; Questa spiegazione risparmia a chi tradisce il problema di affrontare la colpa e la responsabilità morale delle scelte di abbandono che si appresta a fare. Ciò è del tutto falso: la maggior parte degli uomini e delle donne non promuovono una rottura della storia coniugale (se non in casi eccezionali) se non c’è già ben delineata una nuova storia all’orizzonte, anche se amano raccontar che lo stesso fatto di interessarsi ad un altro è la prova tangibile che le cose nella storia coniugale non andavano bene per non assumersi la responsabilità della rottura e delle inevitabili sofferenze. Al contrario solo allora iniziano a rivedere la vecchia storia ed a criticarla vedendone tutti i difetti.

È proprio l’inizio della nuova storia che spinge ad assumere un atteggiamento critico e negativo verso il coniuge e la vita trascorsa con lui, per cui tutto ciò che fino a ieri era bello o perlomeno accettabile, grazioso, tenero, solido e così via, diventa pesante, insopportabile, noioso, irritante. Questo fenomeno si chiama memoria selettiva e significa che la ricostruzione che abbiamo del passato non è oggettiva e stabile ma dipende grandemente dalla visione attuale che abbiamo di noi stessi, del mondo e degli altri e dalle nostre preferenze in un dato momento. La memoria selettiva va di pari passo con quella che viene detta “attenzione selettiva” che consiste nel prestare attenzione soltanto o prevalentemente a quegli eventi che confermano le proprie convinzioni, ignorando quelli che le dimostrerebbero false oppure dando di questi ultimi delle spiegazioni ad hoc che permettono di mantenere le proprie idee.

Vediamo in un esempio l’attenzione e la memoria selettive all’opera per mantenere immutato il proprio punto di vista. Poiché sono convinto che Giulio sia il mio miglior amico di fronte ad una sua scortesia tenderò a giustificarla come frutto del suo stress sul lavoro, non farò caso ai messaggi telefonici cui non mi risponde e invece attribuirò molta importanza al fatto che si è ricordato della mia attrazione per la marmellata di marroni e me ne ha regalata una confezione per il mio compleanno. La marmellata di marroni sta in assoluto primo piano mentre tutte le piccole disattenzioni dell’ultimo periodo, disattenzioni che ad un osservatore esterno apparirebbero veri e propri segni di maleducazione o di ostilità, sono sfumate sullo sfondo, poco notate o se notate giustificate in vario modo senza mai mettere in discussione la solida amicizia.

Nella memoria la narrazione della storia passata di questa amicizia è densa di episodi di dedizione di Giulio nei miei confronti, di decine di volte in cui è stato presente in famiglia più di un fratello e si è dimostrato estremamente affezionato non solo a me ma altrettanto a mia moglie e ai miei figli. Non ricordo neppure un momento in cui non sia stato all’altezza delle mie aspettative ed anzi spesso ha fatto di più di quanto fosse lecito attendersi dal più grande degli amici.

Immaginiamo ora che si verifichi un evento negativo forte e ineludibile che vada ad intaccare il fatto che Giulio sia il mio più caro amico in quanto, tornando a casa improvvisamente da un viaggio di lavoro che si è rivelato più breve del previsto, lo trovo abbracciato a mia moglie. A questo punto posso fare un salto nel delirio e pur di non cambiare idea sostenere che Giulio si è dimostrato ancora una volta uno straordinario amico in quanto si è preoccupato di far compagnia a mia moglie, triste per la mia partenza, e di riscaldarla un po’ in questi giorni freddi di inverno. Oppure, molto più probabilmente, rivedrò completamente la mia visione della relazione con Giulio. La marmellata di marroni perderà la sua importanza, non sarà ricordata o addirittura verrà interpretata come un ignobile tentativo di conquistare la mia fiducia per potersi insinuare nel mio letto. La storia passata sarà completamente riveduta e tutti gli eventi che erano considerati prova certa della assoluta amicizia e dedizione di Giulio saranno dimenticati oppure ridimensionati nella loro importanza o persino reinterpretati in maniera del tutto opposta e diventeranno segni inequivocabili della fredda perfidia di Giulio e del suo diabolico piano.

Tutti noi funzioniamo regolarmente così per mantenere una certa stabilità nella costruzione che facciamo di noi stessi e del mondo e quando questa costruzione, scontrandosi con un’evidenza ineludibile, è costretta a cambiare improvvisamente si assiste a questa drammatica e improvvisa riscrittura della propria storia che ricorda i cambiamenti della storia ufficiale e della memoria collettiva che avvenivano ad ogni cambio di alleanza nel classico di George Orwell “1984” e che lascia annichiliti tutti quelli che dall’esterno vi assistono. È questo il motivo per cui in una coppia che fino a poco tempo prima ha vissuto condividendo la narrazione della propria storia se si giunge alla separazione sembra che si siano vissute due storie diverse; in perfetta buona fede essi raccontano due film diversi, non sembrano neppure aver vissuto le stesse esperienze: la rottura finale porta i due a reinterpretare tutta la vicenda alla luce di quanto è avvenuto al suo termine.

Il codardo in itinere che s’innamora è capace di trovare il marcio in ogni aspetto del rapporto e di gettare fango sul coniuge che fino a poco tempo fa giudicava un compagno accettabile; forse proprio questo è l’aspetto più doloroso: non soltanto una relazione d’amore giunge al termine ma per portare a compimento la chiusura è necessario negare la sua stessa esistenza e importanza. Non solo non c’è più, ma non c’è mai stato amore. Prima mi ingannavo, ora posso dirmi la verità. Il coniuge così non solo perde il partner ma anche il suo passato, resta da solo a ricordare una storia che non condivide più con nessuno e lo assale il dubbio che effettivamente sia solo una sua fantasia, un sogno da cui si è bruscamente risvegliato.

 

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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