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I ricordi di colpevolezza possono essere volontariamente soppressi

Neuroscienze: se si commettono delle azioni per le quali si è colpevoli, il ricordo relativo a tali azioni può essere volontariamente soppresso...

Di Redazione

Pubblicato il 17 Giu. 2015

Vanessa Schmiedt

FLASH NEWS

Capita a tutti di passare momenti in cui continuiamo a ripensare di aver ferito qualcuno o di esserci comportati in modo inadeguato; le memorie di questi episodi possono indurre sentimenti di colpa e vergogna. E’ possibile sopprimere questo tipo di ricordi, ma quali sono le conseguenze di questo processo di soppressione?

Una nuova ricerca dimostra che le persone in grado di inibire con successo alcuni ricordi incriminanti, riducono l’impatto dei ricordi sui comportamenti automatici con conseguente attività cerebrale simile a quella osservata nei partecipanti “innocenti”.

[blockquote style=”1″]Utilizzando la simulazione di un reato, abbiamo esaminato se le persone possono sopprimere i ricordi colpevoli ed evitarne il rilevamento[/blockquote] spiega il ricercatore Xiaoqing Hu dell’Università del Texas a Austin.[blockquote style=”1″] Il nostro studio indica che la soppressione può essere efficace in un certo modo, ci aiuta a limitare l’influenza di ricordi indesiderati sul nostro comportamento.[/blockquote]

I ricercatori hanno reclutato 78 studenti universitari e li hanno assegnati in modo casuale a uno di tre gruppi. Due dei gruppi, i cosiddetti gruppi “colpevoli”, sono stati incaricati di trovare e rubare un determinato oggetto dalla cassetta postale di un membro della facoltà. L’oggetto era un anello, ma la parola “anello” non è mai stata menzionata nelle istruzioni. Questo per garantire che i ricordi legati all’anello risultassero dal ricordo del crimine reale commesso e non delle istruzioni date. A un terzo gruppo, il gruppo “innocente”, è stato detto di andare nella stessa area e semplicemente scrivere le loro iniziali su un pezzo di cartoncino.

Ad un gruppo di studenti colpevoli è stato detto che non avrebbero dovuto permettere alla propria mente di ripescare nessuna informazione riguardo al furto durante il test delle informazioni nascoste (concealed-informaton test, CIT) cioè, essi sono stati incaricati di reprimere la memoria. Agli altri studenti colpevoli e agli studenti innocenti non sono state date istruzioni di soppressione.

I tre gruppi hanno poi completato un CIT, un test che può essere utilizzato per valutare se un individuo ha conoscenze specifiche suggerendo coinvolgimento in un crimine. In ogni prova, ai partecipanti sono stati presentati sia elementi inerenti all’evento accaduto (ad esempio, la parola “anello”) sia uno di sei elementi senza collegamento al reato (ad esempio, “braccialetto”, “collana”, “orologio”, “gemello”, “medaglione”, “portafoglio”), mentre la loro attività cerebrale è stata registrata usando l’elettroencefalografia. I ricercatori sono stati specificamente interessati a guardare il P300, un’onda ERP che indica il ricordo cosciente.

Gli studenti hanno inoltre completato un test di Associazione Implicita Autobiografica (Autobiographical Implicit Association Test, AIAT), in cui dovevano indicare se le dichiarazioni specifiche fossero vere o false. I tempi di risposta sull’AIAT sono pensati in modo da riflettere la forza di una particolare associazione, più é veloce la risposta, più è forte l’associazione, a prescindere da pensieri e sentimenti esplicitamente dichiarati dalla persona.
Come previsto, i ricercatori hanno trovato che i partecipanti colpevoli hanno mostrato risposte P300 significativamente più ampie al bersaglio che agli stimoli irrilevanti, ma solo se non erano state date istruzioni per sopprimere i ricordi del crimine.

Coloro che avevano “soppresso” i ricordi connessi alla criminalità non hanno mostrato alcuna differenza di attività P300 tra i due tipi di stimoli, con dati che erano indistinguibili da quelli dei partecipanti innocenti. Inoltre, i partecipanti a memoria repressa sono risultati anche in minori probabilità colpevoli nell’ associare i ricordi connessi alla criminalità con la verità sull’AIAT.

I risultati suggeriscono che la soppressione della memoria smorza l’attività neurale associata con il recupero dei ricordi e limita anche l’influenza di questi ricordi sulle risposte comportamentali automatiche. I ricercatori stanno progettando di esplorare ulteriormente questo effetto di soppressione della memoria e indagare se potrebbe essere applicato ad altri tipi di memorie personalmente significative.

Anche se i ricordi traumatici possono sembrare un bersaglio ovvio per la soppressione, i ricercatori sottolineano che questi ricordi derivano da eventi emozionali che coinvolgono una forte eccitazione fisiologica e non è chiaro se la soppressione sarebbe efficace nel ridurne l’impatto.

 

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