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Dipendenze. Innovazioni per dirigenti e operatori. Dove agisce la prevenzione (Parte IV)

Nel Workshop "Dove agisce la prevenzione: luoghi e buone pratiche" si è discusso dell'importanza della prevenzione in un'ottica multifattoriale e di rete.

Di Martina Volcan

Pubblicato il 12 Giu. 2015

Aggiornato il 15 Lug. 2015 09:11

 

La discussione finale si è rivelata molto coinvolgente e costruttiva in quanto ha visto contrapporsi i “sostenitori della scientificità e del rigore metodologico nelle prevenzione” ai “sostenitori della bontà della prevenzione a prescindere dalle evidenze (in quanto complesse e di difficile misurazione)” a testimonianza di come il tema sia ad oggi attuale, molto delicato e dibattuto.

L’inizio della seconda giornata del convegno: “Dipendenze. Innovazioni per dirigenti e operatori”, è impostato su due sessioni mattutine di workshop. La seconda sessione offriva ai partecipanti la scelta di uno dei tre workshop di seguito descritti:
“Dove agisce la prevenzione: luoghi e buone pratiche” (con Roberta Molinar, Peter Koler e Gabriella Zanone)
“Cosa significa aiutare i familiari? Testimonianze e pratiche” (con Maurizio Coletti, Roberto Cuni, Caterina e Roberto Dalla Chiara)
“Prassi innovative dal mondo delle comunità terapeutiche” (con Leopoldo Grosso, Egle Demaria, Alessandra Berto e Mario Dondi)

Ho scelto di partecipare al workshop “Dove agisce la prevenzione: luoghi e buone pratiche”, che si è rivelato molto costruttivo sia per i contenuti sia per il dibattito che si è sviluppato nella discussione finale tra pubblico e relatori.

La prima ad intervenire è stata Roberta Molinar (Università del Piemonte Orientale) che ha esposto la sua relazione incentrata sull’importanza di valutare attraverso ricerche scientifiche anche i programmi di prevenzione. La prevenzione infatti, può essere implementata da chiunque, senza restrizioni, e raramente viene valutata, non considerando la possibilità che essa possa anche rivelarsi inefficace oppure dannosa. Tutto ciò avviene in quanto la prevenzione è un fenomeno complesso e multifattoriale, vi sono scarse evidenze scientifiche sulla sua efficacia, vi è mancanza di regolamentazione e di rigore metodologico. Roberta Molinar sottolinea come il concetto di buona pratica non sia sinonimo di intervento efficace e auspica quindi per il futuro una prevenzione basata sulle evidenze scientifiche, da considerare come atto di responsabilità e non come limite all’esercizio della propria libertà professionale.

Di tutt’altro avviso è Peter Koler (Forum Prevenzione, Bolzano) che sostiene che una prevenzione sul territorio funzioni solo se è attivo un lavoro di rete e un centro che si occupi di prevenzione attorno ad esso, come succede in Alto Adige con il Forum Prevenzione di cui è direttore. Koler porta numerosi esempi di buone prassi e progetti in ogni ambito in cui il suo centro lavora (scuola, famiglia, lavoro, internet, strada, sport, comunità, media, aziende, politica, ecc.) e ribadisce che lo scopo della prevenzione non dev’essere l’uso oppure il non-uso della sostanza quanto l’abbassamento dei rischi e la maggior sensibilizzazione, soprattutto dei giovani.

Per ultima interviene Zanone Gabriella (SerT di Genova) che presenta una relazione incentrata e basata sul termine “luoghi”, con numerosi e interessanti riferimenti narrativi. La prevenzione secondo la relatrice dev’essere nella testa di ogni adulto, che deve educare e fornire un luogo sicuro ai ragazzi, dove questi si possano esprimere. La prevenzione è quindi un prerequisito alla relazione: “quando gli adulti rinunciano ad educare, consegnano la vita agli specialisti”. Essa dunque sta nel processo educativo, in quanto non sarà mai possibile implementare una prevenzione per tutto: è importante ricominciare a dare informazioni ai nostri ragazzi, anche semplici, e raccontargli sempre la verità su come stanno realmente le cose, senza mistificazioni.

Come anticipato, la discussione finale si è rivelata molto coinvolgente e costruttiva in quanto ha visto contrapporsi i “sostenitori della scientificità e del rigore metodologico nelle prevenzione” ai “sostenitori della bontà della prevenzione a prescindere dalle evidenze (in quanto complesse e di difficile misurazione)” a testimonianza di come il tema sia ad oggi attuale, molto delicato e dibattuto.

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