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Neuroscienze: il cervello degli adolescenti sovrappeso alla vista del junk food

Spot pubblicitari di cibi non salutari sono in grado di attivare esageratamente negli adolescenti in sovrappeso alcune aree cerebrali legate alla ricompensa

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 10 Giu. 2015

FLASH NEWS

Uno studio pubblicato su Cerebral Cortex dimostra che spot televisivi che pubblicizzano cibi non salutari (fritti e grassi) sono in grado di attivare esageratamente negli adolescenti in sovrappeso alcune aree cerebrali legate alla ricompensa, al gusto e addirittura parti della corteccia somatosensoriale deputate al controllo della bocca.

L’ipotesi supportata dallo studio dunque suggerisce che i soggetti – in sovrappeso- simulino mentalmente abitudini alimentari non sane.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno esaminato le attivazioni cerebrali alla vista di spot pubblicitari di cibo in un gruppo di adolescenti (dai 12-16 anni di età) sovrappeso e in un gruppo di adolescenti normopeso. I risultati hanno mostrato che vi sarebbero attivazioni comuni a entrambi i gruppi (normopeso vs. sovrappeso) alla visione di spot riguardanti il cibo rispetto a spot di altra natura (ad esempio, le regioni cerebrali coinvolte nella regolazione dell’attenzione e della ricompensa). Tuttavia il risultato degno di interesse è nel confronto tra gruppi di soggetti: gli adolescenti in sovrappeso presentano attivazioni maggiori nella corteccia orbito-frontale e nelle regioni associate alla percezione del gusto.

E inoltre, in questo gruppo gli spot pubblicitari di cibo attiverebbero anche la regione somatosensoriale deputata al controllo dei movimenti della bocca.

In altre parole, tali risultati supportano l’ipotesi simulativa secondo cui gli adolescenti in sovrappeso simulano mentalmente abitudini alimentari non salutari in risposta a determinati stimoli visivi. In tal senso se pensiamo che l’alimentazione non salutare comporta sia un desiderio iniziale che un piano motorio mentale per attuare poi effettivamente il comportamento disfunzionale (assumere alimenti dannosi), allora ha senso ipotizzare di lavorare non solo sul desiderio ma anche sulla seconda componente di questo complesso processo.

Studi futuri potrebbero considerare l’intervento su questi meccanismi simulativi disfunzionali in generale nella pianificazione delle diete e nel trattamento dell’obesità.

 

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Redattrice di State of Mind

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