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Multitasking: chi ha detto che non si possono fare due cose contemporaneamente ed entrambe bene?

Lo studio ha dimostrato che, combinando attività cognitive semplici e un' attività motoria, si massimizzano gli effetti di entrambe - Psicologia

Di Redazione

Pubblicato il 30 Giu. 2015

Irene Rossi

FLASH NEWS

La ricerca in oggetto è stata condotta su persone anziane che dovevano completare compiti cognitivi mentre pedalavano su una cyclette. Ciò che è stato osservato dai ricercatori è un rilevante miglioramento nella velocità della pedalata senza che ciò andasse a discapito della prestazione ai compiti cognitivi.

Un nuovo e recente studio, pubblicato il 13 Maggio sulla rivista Plos One e condotto all’Università della Florida, sfida l’idea comunemente diffusa che svolgere due attività contemporaneamente ci porti a farle male entrambe.

La ricerca in oggetto è stata condotta su persone anziane che dovevano completare compiti cognitivi mentre pedalavano su una cyclette. Ciò che è stato osservato dai ricercatori è un rilevante miglioramento nella velocità della pedalata senza che ciò andasse a discapito della prestazione ai compiti cognitivi.

La scoperta è stata nella realtà dei fatti una sorpresa per i ricercatori del team. Originariamente l’obiettivo dello studio era quello di stabilire il grado di deficit nelle prestazioni di doppio compito nei pazienti affetti da sindrome di Parkinson, confrontandoli con la prestazione di anziani sani che fungevano da gruppo di controllo. Tutti gli studi condotti sino ad ora e presenti in letteratura mostrano che quando le persone eseguono due compiti contemporaneamente la prestazione peggiora. Tutti noi abbiamo avuto modo di osservare le numerose persone che per strada rallentano la camminata, nel momento in cui estraggono il cellulare dalla tasca.

Durante lo studio 28 pazienti con malattia di Parkinson e 20 anziani in salute hanno dovuto completare 12 compiti cognitivi in due diverse situazioni: mentre erano seduti in una stanza tranquilla e mentre pedalavano. La difficoltà dei compiti che dovevano svolgere andava dalla semplice richiesta di pronunciare la parola “go” nel momento in cui era presentata una stella blu fino al compito più difficile in cui dovevano ripetere una lista sempre più lunga di numeri in ordine inverso rispetto a quello in cui erano stati presentati. Nel frattempo un sistema di rilevazione del movimento registrava la velocità della pedalata.

È stato quindi osservato che la velocità di pedalata dei partecipanti aumentava all’incirca del 25 percento mentre eseguivano semplici compiti cognitivi, con il miglior aumento durante i primi 6 compiti più semplici, mentre poi rallentava man mano che i compiti diventavano più difficili. Nello specifico il compito più difficile riportava i partecipanti alla velocità cui pedalavano prima di iniziare i compiti cognitivi.

La ragione dell’effetto facilitante del multi-tasking probabilmente coinvolge numerosi fattori che dovranno essere approfonditi in futuro, tuttavia il gruppo di ricerca ha ipotizzato come probabile spiegazione l’interazione degli effetti dei meccanismi di arousal cognitivo e fisiologico.
In particolar modo il gruppo di studio suggerisce che dover affrontare due compiti contemporaneamente viene percepito come una situazione altamente sfidante, il che comporta un incremento di arousal nella persona.

La conseguenza a livello cerebrale è un rilascio di dopamina, norepinefrina ed epinefrina che migliorano la velocità e l’efficienza del cervello, in particolare nei lobi frontali. Questi effetti aumentano la disponibilità di risorse cognitive supplementari che facilitano la performance sia nei compiti motori che in quelli cognitivi con effetto di rinforzo reciproco.

Di conseguenza quando l’aumento di risorse attentive dovuto all’attività motoria e cognitiva si incontra con la domanda combinata dei due compiti la performance può essere mantenuta senza alcun costo in entrambi. Il costo per il doppio compito si manifesta solo quando l’arousal addizionale non fornisce risorse sufficienti, viceversa quando la domanda è minore di quella prevista possiamo avere un vantaggio nei due compiti, esattamente come è stato rilevato.

Questo modello è coerente anche con il comportamento osservato nei pazienti con Parkinson, i quali avevano velocità di pedalata globalmente più lenta dei soggetti sani, associata ad un minor incremento di velocità durante i compiti cognitivi semplici. Questo può essere spiegato dal fatto che tale malattia porta a deterioramento degli input dopaminergici ai lobi frontali e alle regioni sottocorticali, cosa che influenza di conseguenza i livelli di norepinefrina ed epinefrina ed interferisce con l’aumento delle risorse cognitive per effetto dei meccanismi di arousal.

I risultati ottenuti dallo studio in oggetto suggeriscono quindi la possibilità di combinare attività cognitive semplici ed attività motoria per massimizzare gli effetti di miglioramento in entrambe.

 

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