expand_lessAPRI WIDGET

Disapprendere i bias impliciti durante il sonno è possibile?

E' stato dimostrato come alcuni training cognitivi durante il sonno consentano di ridurre i bias impliciti legati alla razza e al genere - Psicologia

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 15 Giu. 2015

FLASH NEWS

E’ possibile sbarazzarsi di “errori” cognitivi automatici di cui nemmeno siamo consapevoli? I cosiddetti “bias impliciti” consistono in una sorta di pregiudizi e stereotipi che riguardano spesso il genere e l’etnia e di cui potremmo essere affetti anche se non consapevoli.

Uno studio pubblicato su Science si è domandato se durante il sonno sia possibile rafforzare il “dis-apprendimento” di questi bias impliciti che spesso non solo rimangono nella mente ma si traducono in comportamenti stigmatizzanti. Tra questi errori cognitivi inconsapevoli ritroviamo in letteratura l’associazione mentale tra caratteristiche negative e il colore della pelle (scura) oppure tra il genere (femminile) e determinati orientamenti professionali (raramente a ingegnere viene associato il genere femminile).

Vi sarebbero persino training cognitivi finalizzati alla riduzione di questi bias impliciti. Un gruppo di ricercatori della Northwestern University ha voluto approfondire il meccanismo della riattivazione mnestica durante il sonno come motore per potenziare i training finalizzati al disapprendimento di stereotipi e pregiudizi impliciti (che altro non sono se non malsane abitudini cognitive spesso inconsapevoli).

Ecco come funziona il meccanismo della riattivazione mnestica durante il sonno: in una fase di veglia il soggetto impara, ad esempio, a distinguere un certo suono da altri stimoli; durante una successiva fase di sonno vengono presentati stimoli uditivi coerenti con quanto appreso; al risveglio è stato verificato un maggior grado di apprendimento nella distinzione degli stimoli acustici. In questa ricerca, i partecipanti sono stati sottoposti a training cognitivi per la riduzione dei bias razziali e di genere: sullo schermo di un computer venivano presentati volti (femminili o con la pelle scura) associati a parole che descrivevano caratteristiche opposte allo stereotipo implicito (ad esempio il volto femminile era associato alla parola “matematica”). E in concomitanza veniva presentato un suono associato agli stimoli contrastanti lo stereotipo implicito.

In seguito, durante una fase di sonno ai soggetti venivano ripresentati i suoni associati- durante la veglia – agli stimoli target del training.

La procedura di riattivazione della memoria attraverso il suono ha prodotto i risultati positivi attesi: è stata dimostrata una maggiore riduzione dei bias cognitivi impliciti legati al genere e all’etnia proprio nella condizione in cui al training durante la veglia è stato integrato il processo di ri-stimolazione mnestica durante il sonno. E i benefici si manterrebbero anche a una settimana di distanza. Gli studiosi però sottolineano che la verifica è stata effettuata utilizzando una sola breve sessione di training e che per produrre effetti a lungo termine nel cambiamento degli stereotipi sociali impliciti servirebbe un programma di apprendimento più esteso.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Bias impliciti: quali interventi? Psicoeducazione

 

BIBLIOGRAFIA:

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel