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Una prospettiva evolutiva morale sulla testimonianza oculare dei bambini: è importante lo scopo?

Secondo la ricerca bisogna considerare le tappe evolutive dello sviluppo morale dei bambini nel momento in cui essi risultano testimoni oculari di un reato.

Di Redazione

Pubblicato il 26 Mag. 2015

Daniela Sorzogni

FLASH NEWS

L’atto di identificare un autore di un reato non si limita a coinvolgere la memoria e il pensiero, ma costituisce anche una decisione morale. Questo perché, con l’atto di identificare o meno qualcuno, il testimone oculare corre il rischio di condannare un innocente o lasciare un colpevole in libertà.

Sono stati condotti due studi in cui bambini e adolescenti di età diverse guardavano un film in cui l’atto di appiccare un incendio assumeva due significati diversi: la scena consisteva nel lanciare una torta di compleanno con la candela accesa in un cestino ma in un primo filmato non vi era l’intenzione di avviare un incendio nel secondo vi era l’intenzione di avviare l’incendio e l’esito, per entrambi i casi, è stato quello di rovinare un ristorante. Il filmato è identico in tutte le condizioni; ciò che è varia è il modo in cui l’atto è descritto da una voce fuori campo che mette in luce l’intenzionalità o meno dell’atto.

Nel primo studio hanno mostrato a 138 bambini, di età compresa tra i 7 e 18 anni, uno o l’altro dei due filmati. Ad ogni bambino sono state mostrate diverse foto del ‘colpevole’, e si è chiesto loro se la persona mostrata era l’autore dell’accaduto e quanta fiducia gli attribuivano su una scala a quattro punti. Le analisi rivelano un’interazione di età e condizione presentata sulla polarizzazione decisionale. Il modo in cui veniva definito l’evento non ha avuto alcun effetto sui bambini di 7-9 anni di età, ma ha avuto un effetto sulla polarizzazione decisionale per le altre fasce di età. La polarizzazione decisionale era più indulgente (indicando più falsi allarmi) nella condizione prevista per 10-12 e 13-15 anni di età, ma è stato più rigoroso (con un minor numero di falsi allarmi) per i 16-18 anni di età.

Il secondo studio è stato condotto per confermare e ampliare i risultati per la fascia d’età di 10-12. Quarantadue bambini hanno osservato lo stesso filmato la cui scena presentava intenzioni innocenti ma in una versione l’incendio procurava un piccolo danno, la seconda versione produceva un incendio vero e proprio. Sono emersi punteggi più bassi di polarizzazione (più falsi allarmi) per i bambini di età compresa tra i 10-12 anni nelle condizioni in cui il danno era peggiore rispetto a quando il danno era minore ma le intenzioni erano malevoli.

Così, da entrambi gli studi, gli autori concludono che la polarizzazione decisionale è più favorevole (con più falsi allarmi) per i bambini di 10-12 anni quando vengono evidenziati le cattive intenzioni o i gravi danni. In entrambi gli studi, è stato chiesto ai partecipanti, in modo consono alla loro età, che tipo di errore, un falso positivo o un falso negativo era il peggiore e perché. Era chiaro che a 7-9 anni non pensano di individuare un autore come una decisione morale.

Dai risultati si può concludere, in generale, che i criteri decisionali implicitamente utilizzati da bambini o adolescenti quando si identifica un autore di reato sono sostanzialmente influenzati dalla natura morale dell’atto in interazione con l’età (stato dello sviluppo) del testimone oculare. La ricerca suggerisce inoltre che un quadro sullo sviluppo morale è utile per esaminare i cambiamenti evolutivi del testimone oculare quando egli è un bambino, la sua comprensione del compito che cambia con l’età e si riflette nella loro strategia decisionale implicita e nelle loro risposte esplicite sul perché i falsi allarmi e la mancanza di giudizio sono peggiori.

 

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BIBLIOGRAFIA:

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