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La musica triste solleva l’umore. Ma è davvero così?

La musica genera emozioni e ad essa viene attribuito un pensiero con la conseguente emozione. Che pensiero c’è dietro la scelta di ascoltare brani tristi?

Di Chiara Carlucci

Pubblicato il 22 Mag. 2015

Numerose ricerche hanno messo in luce che molti individui, di fronte ad un pensiero che li rende tristi, si distraggono. Detto in altri termini: cercano di pensar meno a quell’evento che genera loro tristezza. E per distrarsi spesso si accende lo stereo e si sceglie un brano musicale da ascoltare.

La quotidianità è un susseguirsi di eventi, con conseguenti significati soggettivi che noi attribuiamo ad essi. Spesso viviamo degli eventi che noi percepiamo come positivi con relative belle emozioni, che ci fanno star bene; ma sovente ci ritroviamo anche ad esperire emozioni spiacevoli: talvolta siamo arrabbiati e viviamo la sensazione di aver subito un’ingiustizia; altre volte siamo divorati dai sensi di colpa con la percezione di non poter rimediare all’errore commesso che ci affligge; altre volte ci sentiamo tristi.

La tristezza è un’emozione, e scaturisce dal significato personale che noi attribuiamo a qualcosa che stiamo vivendo. Sicuramente essere tristi non è piacevole. Ci manca qualcosa, le cose non vanno come noi vorremmo; talvolta la tristezza può dare origine a un senso di impotenza e di inutilità.

Molti soggetti di fronte a questa emozione si attivano poco, attendendo che il tempo porti via da solo questo stato d’animo sgradevole.  Altri individui di fronte ad un’emozione sgradevole si muovono affinché possano star meglio.

Numerose ricerche hanno messo in luce che molti individui, di fronte ad un pensiero che li rende tristi, si distraggono. Detto in altri termini: cercano di pensar meno a quell’evento che genera loro tristezza. E per distrarsi spesso si accende lo stereo e si sceglie un brano musicale da ascoltare.

La scelta ricade su un brano triste, o per lo meno che il soggetto in questione percepisce come triste, per la tonalità musicale, oppure per le parole esposte nel testo; in ambedue i casi si tratta di una canzone malinconica, strappalacrime, talvolta anche deprimente. Ma quel brano triste viene scelto con una certa intenzionalità.

Come mai? Possibile che si tratti di una strategia atta a farsi intenzionalmente del male? Una sorta di autolesionismo?

Perché la musica genera emozioni. Ognuno di noi ha i suoi gusti musicali personali e ad un brano viene attribuito un significato, un nostro pensiero. A tale pensiero è associata la nostra conseguente emozione.

Ma quindi: che pensiero c’è dietro quell’atto di scegliere di ascoltare un brano triste? Perché proprio quel brano, e non uno più allegro? Che significato gli attribuiamo?

umerose ricerche dimostrano che il tono dell’umore influenza la selezione della musica da ascoltare (Hunter e Schellemberg , 2010), e nella maggior parte dei casi la scelta ricade su un brano che sia coerente con il nostro stato d’animo.

I motivi per cui scegliamo una canzone triste che ci tenga compagnia nei momenti di tristezza sono vari, e il medesimo studio di Hunter del 2010 ha constatato che non  è detto che si tratti di una strategia volta a farsi intenzionalmente del male.

Questo perché molti dei soggetti coinvolti dichiarano che un brano triste viene scelto nei momenti in cui si è giù di corda affinché si possa in qualche modo condividere la propria sofferenza: è come se accanto a noi ci fosse qualcuno che sta vivendo le nostre esperienze. Senza dimenticare il fatto che il nostro modo di pensare e di vivere gli eventi viene percepito in questo modo come normale, non sbagliato, in quanto abbiamo l’impressione che c’è qualcuno che la pensa come noi.

Condividere le nostre emozioni negative con qualcuno che possa capirci è un buon rimedio per stare psicologicamente meglio. Ciò però non sempre è possibile, in quanto chi vorremmo vicino a noi nei momenti di sconforto non sempre è a nostra disposizione. Altre volte si ha la percezione di non essere capiti da nessuno.

Questo per vari motivi, ma soprattutto perché spesso nei momenti di tristezza vogliamo dagli altri sentirci dire quello che piacerebbe a noi, e non ciò che l’altro realmente pensa. Ciò spesso non accade, perché ogni individuo vive gli eventi in modo diverso, a seconda del significato soggettivo che viene ad essi attribuito. In momenti come questi, nei quali vi è un’alta percezione di scarsa comprensione da parte degli altri, la musica ci aiuta.

Sono i casi in cui la musica comunica qualcosa di soggettivo e spesso, a seconda dell’esperienza emotiva che noi stiamo vivendo, ci trasmette ciò che noi vorremmo sentirci dire nei momenti di difficoltà.

Ma il motivo per cui con intenzionalità si sceglie un brano dalla tonalità triste non sempre è una strategia volta a sentire comprensione attorno.

Un ulteriore studio messo a punto da Lundqvist e all (2009), volto ad esplorare in che misura l’ascolto della musica evoca emozioni nei soggetti coinvolti, ha evidenziato che (anche mediante l’analisi delle espressioni facciali messe in atto dagli ascoltatori) la risposta emotiva è coerente con i brani ascoltati, e quindi una canzone triste da luogo a un’emozione di tristezza.

Anche i risultati dello studio di Hunter mettono in luce che l’ascolto di una canzone, che sia triste oppure allegra, genera un’emozione coerente con il brano ascoltato, e quindi una musica malinconica stimola tristezza. Il medesimo risultato si evince anche in un ulteriore studio, dove i brani non venivano scelti intenzionalmente dai soggetti bensì venivano attivati a discrezione dello sperimentatore, ed anche in questo caso emerge che una canzone triste dà luogo ad un’emozione analoga di tristezza (Zentner e all, 2008)

Ulteriori motivazioni relative al perché si cerca una musica malinconica da ascoltare nei momenti in cui l’umore è basso sono le seguenti (Konečni, 2008):

  • C’è chi ammette di non voler sollevare il proprio morale a seguito di un evento ritenuto triste, piuttosto si cerca di restare il quanto più possibile sintonizzati con la propria emozione, al fine di analizzarne bene il motivo per cui ci si sente così giù. E l’ascolto di una musica triste permette questo.
  • Altri soggetti dichiarano che un brano malinconico aiuta in un certo modo a sfogare e ad esperire al meglio la propria emozione. Ad esempio potrebbe condurre ad un pianto liberatorio, al termine del quale ci si sente meglio.
    In questi casi una canzone triste non solleva il morale. Tutt’altro: fa sì che l’umore resti giù, con possibilità che si abbassi ulteriormente.

Quindi l’intenzionalità di ascoltare una canzone malinconica nei momenti in cui ci si sente giù di corda non sempre porta con sé una conseguenza positiva al malessere emotivo.

Ciascun individuo ha la propria strategia con la quale affrontare i momenti da lui percepiti come difficili, e l’ascolto della musica viene concepito come un buon rimedio alla tristezza, per i vari motivi sopra esposti.

Ma è pur vero che spesso canzoni tristi non rialzano l’umore, anzi, al contrario, inducono tristezza.

Una tristezza che molti individui percepiscono in parte come positiva, perché si sentono maggiormente compresi; perché quella canzone permette un’analisi più approfondita del proprio stato d’animo; perché consente un ottimo sfogo del proprio dispiacere; o infine perché potrebbe trasmettere un messaggio di speranza relativo al fatto non si è soli nell’affrontare una personale difficoltà.

 

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