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Guarisci te stesso (2015) di Saki Santorelli – Recensione

Arriva in Italia la traduzione del libro di Santorelli sulla mindfulness e sul rapporto terapeutico caratterizzato dall'incontro del ferito e del guaritore.

Di Redazione

Pubblicato il 11 Mag. 2015

Iacopo Camozzo Caneve

Arriva finalmente in Italia, dopo una lunga gestazione (ne dà conto l’autore nell’introduzione raccontando di una vicenda iniziata nel 2005 e conclusasi, dopo alterne vicende, nella stampa del libro in questione) la traduzione di un libro di Saki Santorelli, uno dei padri fondatori della mindfulness così come la conosciamo noi tutti oggi in occidente.

Il libro , sin dalle prime pagine, si presenta con una forza poetica e una capacità espressiva che raramente capita di trovare tra le letture specialistiche, e “Guarisci te stesso” è anche, ma non solo, una lettura specialistica. Anche, ma non solo, proprio per coerenza con il messaggio di fondo dell’intero, bellissimo libro: che dentro ogni guaritore ci sia un ferito, e che dentro ogni ferito ci sia un’ interezza che si può contattare, come un sempre accessibile Guaritore interno.

Seguendo il filo teso da questo antico mito -nella figura di Chirone, appunto, il “guaritore ferito”- Santorelli ci conduce in un emozionante viaggio nel rapporto di cura -così come egli lo vive nella sua pluriennale esperienza di istruttore di mindfulness-, un rapporto caratterizzato dal duplice e speculare riconoscimento, da parte di entrambi i membri della copia, della reciproca appartenenza alle “categorie” di guaritore e di ferito, pur nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse “competenze” (si direbbe in ambienti più strettamente terapeutici).

Nei suoi racconti di incontri lungo percorsi di mindfulness vediamo, concretamente, come la possibilità di aprirsi al momento presente, la consapevolezza, possa essere il balsamo, lo spazio che ci permette di accogliere dentro di noi il nostro essere feriti senza venirne lacerati, senza che questo si trasformi nella sensazione di essere divisi, separati dentro noi stessi o, peggio, separati dalla persona di cui ci stiamo prendendo cura.

Dunque, è proprio nell’ incontro tipicamente umano tra chi offre e chi riceve cura, e nella possibilità del reciproco riconoscimento della comune appartenenza alle due “categorie” che, dice Santorelli, possono nascere gli incontri più autentici e più squisitamente curativi.

Non solo un libro sulla mindfulness, non un libro di psicoterapia, ma un libro che in ogni pagina spinge a riflettere -in particolare chi per caso o per sventura psicoterapeuta lo è- sul significato della relazione di aiuto e soprattutto sulla possibilità di mettere in moto risorse interne che l’altro, i nostri pazienti, possono avere ma che forse spesso rimangono latenti proprio per il disconoscimento della duplice natura del nostro essere guaritori, ma anche feriti, e del poter essere guaritori di se stessi dei nostri pazienti.

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BIBLIOGRAFIA:

  • Santorelli, S. (2015). Guarisci te stesso. Raffaello Cortina Editore
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