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Il sistema cerebrale della ricerca e le dipendenze comportamentali

Il sistema cerebrale della ricerca volge l'organismo attivo verso qualcosa che desidera e potrebbe essere alla base delle dipendenze comportamentali.

Di Redazione

Pubblicato il 14 Apr. 2015

Iacopo Camozzo Caneve

Il sistema della ricerca attiva l’organismo e lo pone in uno stato di euforica bramosia nel suo volgersi verso tutto questo; non richiede una ricompensa, non c’è bisogno di alterazione chimica come può accadere tramite la sostanza; è il semplice volgersi verso, lo stato mentale desiderante a rappresentare il motore per la ripetizione del comportamento.

Dalla seconda metà del secolo scorso un circuito cerebrale ha ricevuto un’attenzione particolare, e più di altri ha dato luogo a interpretazioni differenti che si sono succedute nel tempo; si tratta del fascicolo prosencefalico mediale (MFB) che, attraverso l’ipotalamo laterale (LH), connette regioni del tronco encefalico inferiore con regioni superiori fino alla corteccia mediale frontale.

La storia di questo circuito ebbe inizio con la scoperta nel 1954 da parte di Olds e Milner (Olds, J., MIlner, P., 1954) del fatto che in laboratorio gli animali agivano (attraverso elettrodi opportunamente sistemati) per procurarsi continuativamente stimolazioni elettriche in specifiche zone del cervello: il circuito interessato fu subito denominato “sistema del piacere”, o, più avanti, sistema della ricompensa cerebrale e sistema del rinforzo, credendo quindi di aver identificato il sistema cerebrale utilizzato dal cervello per scatenare le sensazioni di piacere implicate nei comportamenti “consumatori” (che si trattasse di mangiare del cibo, avere un rapporto sessuale o altri).

Negli anni, dopo una serie di interpretazioni del significato di questo circuito che continuavano sostanzialmente ad andare nella stessa direzione, intendendolo quindi come una fonte di “gratificazione a scopo raggiunto”,  Jaak Panksepp e il suo gruppo hanno avanzato, dati alla mano, una proposta alternativa che vede questo stesso circuito implicato non nel piacere derivante dalla consumazione (o, per noi umani, dal raggiungimento dello scopo) quanto nella “anticipazione bramosa delle ricompense”; si è vista infatti essere  l’area del setto quella implicata nella piacevole consumazione, mentre il sistema MFB-LH, da adesso denominato sistema della RICERCA, è piuttosto interessato in una aspecifica “energizzazione” dell’organismo che si impegna in comportamenti di ricerca (ricerca che può essere rivolta al cibo, a una tana per i cuccioli, un compagno/a sessuale…).

In questo modo, compare anche una lettura nuova della dinamica organismo-ambiente (soprattutto per quell’organismo particolare che è l’essere umano) che sostituisce a una concezione dell’organismo come passivo elaboratore di informazioni provenienti da un mondo che “arriva”, l’idea di un organismo attivo che, appunto, in ogni momento cerca, indipendentemente da un bisogno omeostatico impellente, e che dal cercare trae uno stato di euforica bramosia di gran lunga più gratificante di quanto uno scopo, una volta raggiunto, non sia in grado di produrre.

La bramosia anticipatoria della ricerca ha un tale potere euforizzante da essere ricercata in quanto tale (per questo, la confusione durata anni con il sistema del piacere) e si può ben vedere nella frenetica  auto-stimolazione, in situazioni sperimentali appositamente progettate, di tali aree cerebrali da parte degli animali; una pulsione alla ricerca, quindi, totalmente differente dal piacevole senso di liberazione associato alla consumazione che si può osservare quando invece gli animali sono messi nelle condizioni di stimolare l’area del setto.

Negli esseri umani, il sistema della RICERCA ha la caratteristica di essere interessato non solo nei bisogni di base (cercare cibo, una tana, fuggire da un predatore…) ma è al servizio di più complessi bisogni sociali e “intellettuali”, oltre che potersi orientare verso i più disparati e allettanti stimoli del mondo circostante, dalle scintillanti luci di una sala da gioco, alle luccicanti vetrine dei parchi-per-gli-acquisti appositamente costruiti, sino alle “promesse sociali” dei social network. RICERCA è un sistema senza morale, un imperativo che dice all’organismo “alzati e vai”, ce la puoi fare.

Il sistema della RICERCA attiva l’organismo e lo pone in uno stato di euforica bramosia nel suo volgersi verso tutto questo; non richiede una ricompensa, non c’è bisogno di alterazione chimica come può accadere tramite la sostanza; è il semplice volgersi verso, lo stato mentale desiderante (terminologia non usata da Panksepp) a rappresentare il motore per la ripetizione del comportamento, grazie alla sua capacità di evocare uno stato del corpo e della mente che sono di per sé gratificanti. Negli esseri umani (negli animali si può desumere unicamente da indizi comportamentali) tale bramosia anticipatoria si accompagna all’accresciuto senso di  sé di chi ha la percezione, anche svincolata da qualsiasi indizio razionale, di essere in grado di trovare quello che sta cercando e di poter fare accadere le cose nel mondo così come vuole (immediato il parallelo con l’irrazionalità di certi comportamenti dei giocatori d’azzardo).

E così, a dispetto della propria razionalità, nonostante una parte della mente possa cogliere l’assurdità del comportamento, l’attesa mentre la pallina salta sulla roulette che gira vorticosamente, il tempo per accedere sullo smartphone alla propria e-mail, l’occhio che corre lungo la vetrina alla ricerca del prezzo più basso…tutto questo può essere ricercato di per sé, per la sua qualità soggettiva non solo piacevole, ma di vera e propria grandiosità, a un senso di saper fare e poter fare, tanto quando si tratta di saper trovare la soluzione a un problema quanto se si tratta di poter farcela al tavolo da gioco.

Programmato in un mondo oggettivamente più pericoloso ma nonostante tutto meno ingannevole e stimolante, il sistema della RICERCA si trova oggi in una  realtà circostante troppo piena di “esche”: e-mail, sale gioco, centri per lo shopping…gli esempi si moltiplicano, e le dipendenze comportamentali possono trarre proprio da questi circuiti l’energia per andare avanti.

La stessa energia, d’altronde, che ci ha permesso di esplorare il nostro pianeta (e oltre), conoscere, scoprire, capire… E’ infatti lo stesso sistema della RICERCA quello che si attiva nella curiosa esplorazione del nostro ambiente, quello che ci fa cercare la soluzione a un problema relazionale o lavorativo o ci spinge a gironzolare per una libreria alla ricerca della prossima lettura o, più prosaicamente, quello che  ci ha spinti ad arrivare sin qui nella lettura di questo articolo.

Nelle parole di Panksepp:

“una macchina complessa che genera conoscenze e credenze” (Panksepp, 2014)

 

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