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Report sul workshop: Schema Therapy sui problemi della sfera sessuale

Il 28 e 29 Marzo si è tenuto a Parma il workshop organizzato da Alessandro Carmelita sulla schema therapy applicata ai problemi della sfera sessuale.

Di Simona Giuri

Pubblicato il 22 Apr. 2015

Simona Giuri, Filippo Tinelli

Ciò che a parere degli autori la Schema Therapy può aggiungere alle altre forme di terapia sessuologica, è l’ovviare ai vissuti di vergogna e di colpa che le persone con difficoltà sessuologiche incontrano sia nella richiesta di aiuto sia nell’ aderenza a forme di terapia che per esempio chiedono una esposizione e una esplorazione su aspetti che per lungo tempo hanno tentato di evitare, di controllare, di autogestire.

Si è tenuto a Parma, 28 e 29 Marzo, il Workshop in Schema Therapy sui Problemi della sfera sessuale organizzato dal Direttore dell’Istituto di Scienze Cognitive, Alessandro Carmelita e condotto dal Dott. Eshkol Rafaeli, professore associato e direttore del programma clinico per adulti del Dipartimento di psicologia dell’Università Bar-llan (Tel Aviv), cofondatore dell’Istituto israeliano di Schema Therapy, capo del laboratorio di ricerca su “Affetto e relazioni” presso il Dipartimento di psicologia e il Centro di Neuroscienze dell’Università di Bar-llan; e dal Dr. Offer Maurer, psicologo clinico, direttore e fondatore di una Scuola di psicoterapia e cofondatore dell’istituto israeliano di Schema Therapy, membro del Consiglio dell’associazione israeliana di psicoanalisi e psicoterapia relazionale, direttore fondatore di un istituto di psicoterapia gay friendly.

Il primo giorno è iniziato con una introduzione sui concetti principali di Schema Therapy,  Bisogni, Schemi maladattivi precoci, Stili di Coping e il concetto di Schema Mode al quale si è dedicato maggiore spazio, essendo in ST la parte del paziente che noi riusciamo a vedere in terapia, contiene in sé lo schema e lo stile di coping che ci permette di caratterizzare in un determinato momento la persona e a riconoscere quando questa passa da un mode all’altro, ed è nella capacità del terapeuta di riconoscere questi spostamenti e permettere un intervento terapeutico. Sono stati illustrati i principali schema mode, bambino vunerabile, genitore interiorizzato, mode di coping e mode adulto sano e le diverse strategie terapeutiche che si utilizzano nell’intervento terapeutico.

Dopo questa breve carrellata, probabilmente più semplice per i già addetti ai lavori, si entra nel vivo degli obiettivi del workshop, ovvero viene proposta la concettualizzazione dei problemi sessuali nel quadro del modello della Schema Therapy.
Tre sono i modi principali che possono poi potenzialmente sostenere in età adulta difficoltà nella sfera sessuale:
Dinamiche “secondarie” alla sessualità, in quanto non connesse direttamente alla soddisfazione dei bisogni della sfera sessuale, ma in cui la non soddisfazione dei bisogni primari più generali, quali la giocosità, la libertà di espressione, possono portare allo sviluppo di schemi e mode che incidono nei diversi ambiti, compresa la sessualità, dove per es, la difficoltà di prendere contatto con i propri desideri e i propri bisogni si potrebbe riflettere nelle difficoltà del desiderio sessuale;
Dinamiche primarie alla sfera sessuale, per cui i problemi sessuologici hanno a che fare con difficoltà principalmente connesse alla sessualità e a tal proposito è stato proposto il concetto di “bisogni fondamentali nascenti relativi al sé sessuale”;
Dinamiche da abuso/trauma sessuale, in riferimento alle difficoltà sessuologiche scaturite da eventi traumatici di natura sessuale e, in linea con la letteratura sul trauma, gli autori riferiscono come inizialmente ci si dovrebbe concentrare sulle dinamiche di tipo secondario e poi in un secondo momento considerarli e trattarli come dinamiche primarie, questo perché probabilmente nell’ ambiente familiare molti altri sono i bisogni primari che non sono stati soddisfatti.

Nel corso del week end ci si addentra gradualmente e praticamente in quelle che sono le implicazioni cliniche di questo modello attraverso la dimostrazione con simulate e role-playing che i due autori abilmente utilizzano, stimolati dai contributi e dalle domande dei partecipanti.

Ci si è concentrati sulla Disfunzione erettile e sull’ Eiaculazione precoce, attraverso la presentazione di casi clinici, la loro concettualizzazione, prima individuale e poi di coppia, che visivamente consente sia al clinico che alle persone coinvolte di vedere come le diverse parti di sé emergono, si intrecciano, si influenzano e hanno contribuito al concretizzarsi delle problematiche sessuologiche attuali, e come, da un gomitolo intrecciato, possa prendere forma una coerenza e un filo continuo che abilmente trattato con strategie esperienziali ad hoc nei punti aggrovigliati, si scioglie e prende forma, modificandosi.

Ciò che a parere degli autori la Schema Therapy può aggiungere alle altre forme di terapia sessuologica, è l’ovviare ai vissuti di vergogna e di colpa che le persone con difficoltà sessuologiche incontrano sia nella richiesta di aiuto sia nell’aderenza a forme di terapia che per esempio chiedono una esposizione e una esplorazione su aspetti che per lungo tempo hanno tentato di evitare, di controllare, di autogestire.

E’ spesso necessario “aggirare” la resistenza iniziale ponendo in risalto il valore della terapia per il partner e la qualità della relazione.

Personalmente ho trovato stimolante il concetto di Bisogni fondamentali nascenti relativi alle sessualità, costrutto, come dagli stessi autori definito, ancora in evoluzione e che vuole canalizzare in sé tutta una lista in costruzione di bisogni legati alla sfera sessuale che si hanno nell’infanzia e nell’adolescenza e che, se adeguatamente soddisfatti, possono proteggere da eventuali difficoltà sessuologiche nonché permettere di godere di una buona sessualità nel corso della propria vita.

Particolarmente interessante è stato veder applicare alcune delle tecniche esperienziali della Schema Therapy, imagery rescripting, role play storico e chair work, per il superamento delle problematiche relative alla sfera sessuale. Il workshop si conclude con una suggestione particolarmente interessante ed utile alla comprensione di disturbi della sessualità estremamente complessi: a diverse parti della personalità corrispondono diversi stili sessuali, che nelle personalità meno integrate, possono presentare grandissime differenze e discontinuità.

Preziose le riflessioni emerse nel corso del workshop che i docenti hanno reso estremamente coinvolgente lasciando ampio spazio a domande e curiosità, soprattutto sulla concreta modalità di soddisfare i bisogni nascenti relativi alla sessualità, normalizzando e validando esperienze di quotidiana interazione con i piccoli, lasciando spazio a momenti di leggerezza: dalla buona risoluzione del complesso di Edipo, cioè quando il piccolo, vincitore e perdente allo stesso tempo pensa della sua mamma “anche lei lo desidera, ma questo non accadrà mai perché sta con papà e io troverò qualcun’altra che somiglierà alla mamma”, fino alla magra consolazione per i partecipanti puntuali, che dati di ricerca, dimostrerebbero che chi si sveglia al mattino presto ha una vita sessuale più soddisfacente.

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