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Legami d’amore: i rapporti di potere nelle relazioni amorose (2015) – Recensione

L'autrice ricostruisce a partire dal rapporto madre-bambino le relazioni amorose e spiega in che modo un atto d’amore può trasformarsi in sottomissione

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 23 Mar. 2015

Aggiornato il 26 Feb. 2018 11:49

In legami d’amore Jessica Benjamin ricostruisce a partire dal rapporto madre-bambino la struttura del dominio erotico e ci aiuta a capire in che modo un atto d’amore può trasformarsi in pratica di sottomissione.

Questo libro utilizza la critica femminista e la reinterpretazione della teoria psicoanalitica per analizzare l’azione reciproca tra amore e dominio, dove la dominanza è intesa come un percorso a due sensi, un sistema che implica la partecipazione sia di chi si sottomette al potere sia di chi lo esercita.

Nel primo capitolo del libro l’autrice cerca di dimostrare in che modo le dinamiche di dominanza e sottomissione abbiano origine proprio a partire dalle caratteristiche del primo legame d’amore, quello tra madre e figlio/a.

Il dominio e la sottomissione sono il risultato del venir meno della tensione necessaria tra l’affermazione del sé e il riconoscimento reciproco che permette al sé e all’altro di incontrarsi su un piano di assoluta parità. Hegel dimostrò che questa lotta per farsi riconoscere dall’altro, volta alla ricerca di conferma personale, costituisce il nucleo delle relazioni di dominio.

Il dominio è una distorsione dei legami d’amore. Chi prende questa strada per stabilire il proprio potere trova un’assenza là dove dovrebbe esserci l’altro, un vuoto dovuto ad un mancato riconoscimento, l’altro appare così minaccioso per il proprio sé – o per eccessiva pericolosità o per estrema debolezza o entrambe le cose- che deve essere controllato. Si crea quindi un circolo vizioso: più l’altro viene soggiogato, meno è vissuto come soggetto umano e maggiore diventa la distanza e la violenza che il sé deve usare contro di lui.

Il ruolo dell’”altro” non è meno complicato, coloro che vengono soggiogati e non riconosciuti, possono nell’atto stesso di emanciparsi, restare innamorati dell’ideale di potere che hanno subito e che è stato loro negato. Talvolta riescono a respingere il diritto del padrone a dominarli, non respingono però la sua personificazione del potere, si limitano a rovesciare i termini della questione, agendo gesti di “rivalsa narcisistica” che mantengono il ciclo di potere.

Per fermare il ciclo di dominio l’altro deve introdurre una differenza,

“vogliamo che l’altro soggetto sia fuori dal nostro controllo e tuttavia abbiamo bisogno di lui”.

Accettare questo paradosso, sostiene l’autrice, è il primo passo per dipanare i legami d’amore. Procedendo nella lettura si giunge ad un interessante approfondimento dei rapporti erotici sadomasochistici, nei quali possiamo scorgere la “pura cultura” del dominio, una dinamica che mette in campo sia il dominio sia la sottomissione.

L’autrice sottolinea come la fantasia di dominio erotico incarni sia il desiderio di indipendenza sia quello di riconoscimento; il sadico ricerca tramite il potere sul corpo dell’altro l’affermazione del sé mentre l’individuo che si sottomette al dominio erotico cerca di arrivare alla libertà passando per la sua schiavitù, alla liberazione sottomettendosi al controllo, sogna di dominare subendo prevaricazione.

Si tratta di un enorme paradosso a cui l’autrice cerca di dare una risposta, ponendosi la domanda “In che modo il dominio è radicato nei cuori di coloro che vi si sottomettono”? Viene affrontato in modo dettagliato il desiderio femminile, cercando di capire in che modo il desiderio mancante della donna si manifesti così spesso in una forma di adorazione dell’uomo che invece lo vive in prima persona e si cerca di delineare le dinamiche che portano alcune donne ad avere una propensione per quello che comunemente possiamo chiamare “amore ideale”, dove la donna si sottomette e adora un altro, ovvero quello che lei pensa di non poter essere.

Per spiegare ciò l’autrice ripercorre il mondo freudiano del padre, in cui le donne vengono definite dalla mancanza di quello che gli uomini possiedono, il fallo. Nella teoria freudiana il fallo simboleggia allo stesso tempo potere, desiderio e differenza e come portatore del fallo il padre simboleggia la separazione dalla madre; il potere del padre viene giustificato in quanto sarebbe l’unica strada verso l’individualità. L’autrice cerca di decostruire la teoria psicoanalitica classica suggerendo una rappresentazione alternativa e dimostrando che non è l’anatomia ma la totalità della relazione di una bambina con il padre, in un contesto di polarità di genere, che spiega quella che viene percepita come “mancanza” della donna.

La parte successiva del saggio si concentra sull’ “enigma edipico”, dove la Benjamin analizza il modello edipico freudiano, proponendo una versione edipica meno scissa che lascia spazio a livelli successivi e antecedenti di integrazione tra il ruolo di “padre liberatore” e quello di “madre divorante” tipico del modello classico.

La difficoltà risiede nel fatto che nel modello edipico freudiano il potere del “padre liberatore” viene usato come difesa nei confronti della “madre divorante”. Per i bambini di entrambi i sessi tale scissione significa che l’identificazione e l’intimità con la madre devono essere barattate con l’indipendenza, così viene a formarsi un ideale paterno di separazione che finisce per incarnare il rifiuto assoluto della femminilità.

Ciò accresce la scissione tra soggetto maschile e oggetto femminile e con essa l’unità duale di dominio e sottomissione. Questa struttura polarizzata della differenza di genere lascia due sole alternative: unità irrazionale (quella con la madre) o autonomia razionale (quella del padre). Partendo da questa riflessione l’autrice dedica la parte finale dal saggio ad alcune riflessioni sul modo in cui tale scissione di genere si ripete nella vita intellettuale e sociale, ed elimina la possibilità di riconoscimento non solo degli essere umani come coppia ma dell’intera società nel suo insieme.

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BIBLIOGRAFIA:

  • Benjamin, J. (2015). Legami d’amore: i rapporti di potere nelle relazioni amorose. Raffaello Cortina Editore: Milano.
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