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Introversione ed Estroversione – Introduzione alla Psicologia Nr. 07

Si trattadi due dei tipi psicologici, ossia strutture di personalità utilizzate per distinguere due diversi modi di rapportarsi al mondo esterno

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 18 Mar. 2015

Sigmund Freud University - Milano - LOGO  INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA (07)

 

 

Secondo Jung i due termini non riguardano una valutazione sulla persona, ma servono per distinguere due diversi modi di rapportarsi al mondo esterno.

Introverso ed estroverso sono parole che tutti usiamo comunemente nel momento in cui siamo chiamati a descrivere le caratteristiche di una persona. Come spesso accade con i termini entrati nell’uso comune, se ne ignora l’origine esatta. In realtà, “estroverso” e “introverso” indicano qualcosa di più del semplice giudizio dato su una persona. Si tratta, sostanzialmente, di due dei tipi psicologici, ossia strutture di personalità, teorizzati per la prima volta dallo psichiatra svizzero Carl Jung (1875-1961), insieme a Sigmund Freud.

Jung li cita per la prima volta nel volume “I Tipi psicologici”, dove illustra l’esito di vent’anni di ricerche sulle specificità che compongono il carattere individuale. Quindi, qualcosa che va ben oltre il significato comune attribuito alle suddette parole, perché riguardano un insieme di caratteristiche e modi di essere peculiari per alcune persone.
Secondo Jung i due termini non riguardano una valutazione sulla persona, ma servono per distinguere due diversi modi di rapportarsi al mondo esterno.

Dunque, l’estroverso ha un rapporto positivo con l’ambiente esterno: lo osserva, studia tutte le circostanze e cerca di adattarsi ad esse il più possibile. La persona estroversa cerca l’approvazione altrui e tende a esprimere giudizi non troppo diversi da quelli del gruppo. L’introverso, invece, tende a rimanere distante dal mondo esterno, perché è più attratto dal suo mondo interiore. A differenza dell’estroverso, le sue energie non sono rivolte all’esterno, ma si concentrano sulla dimensione individuale. Più che con fatti e parole, la dimensione preferita dall’estroverso, si sente a suo agio con emozioni e pensieri. Ama la solitudine, ha un atteggiamento schivo e tende a essere diffidente e pessimista.

La dicotomia Estroversione-Introversione individua due attitudini generali e contrapposte. Oltre a queste, Jung indica quattro funzioni psichiche principali: Sentimento, Pensiero, Sensazione e Intuizione. Ognuna di queste determina un diverso modo di rapportarsi al mondo:

1. Sentimentale Estroverso: diplomatico, espansivo e molto socievole, si inserisce con estrema facilità in ogni tipo di gruppo.

2. Sentimentale Introverso: taciturno, riservato, spesso malinconico, vive i sentimenti in modo esclusivo senza esprimerli all’esterno.

3. Pensatore Estroverso: riformatore, moralizzatore, per lui contano solo i fatti concreti e poco o nulla le teorie.

4. Pensatore Introverso: riflessivo, chiuso al mondo esterno, insegue pensieri astratti ed è del tutto indifferente all’oggetto.

5. Sensoriale Estroverso: esteta, alla ricerca dei piaceri della vita, realista e gaudente, crede solo nei fatti concreti e tangibili.

6. Sensoriale Introverso: animo da artista, per lui conta solo la sua soggettività, attraverso la quale interpreta e si relaziona al mondo circostante.

7. Intuitivo Estroverso: opportunista, dinamico, guidato da uno spiccato senso degli affari e da una notevole carica di entusiasmo.

8. Intuitivo Introverso: sognatore, è colui che più di ogni altro crede nel potere dell’immaginazione.

Più tardi, Eysenck identificò due super-fattori di personalità: estroversione – introversione e nevroticismo, ai quali successivamente aggiunge lo psicoticismo. Secondo la sua teoria, gli introversi, a causa di un elevato livello interno di eccitazione (arousal) tendono ad evitare la stimolazione esterna per evitare un eccesso di stimolazione. Gli estroversi, portatori di un basso livello di eccitazione, ricercano nuove o più intense stimolazioni esterne per preservare o realizzare un livello di stimolazione ottimale.

Questi fattori sono posti all’apice di un’organizzazione gerarchica nella quale ogni superfattore (es. estroversione) è la somma di un insieme di tratti più specifici (es. socievolezza, impulsività, vivacità e eccitabilità) che a loro volta sommano comportamentali e abitudini diversi di più basso livello.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Jung, C. G. (1983). Psicologia dell’inconscio. Bollati Boringhieri
  • Eysenck, S.B.G., Eysenck, H.J., Barrett, P. (1985). A revised version of the psychoticism scale. Personal and Individual Differences.6:21-9
  • Ferguson, E. (2001). Personality and coping traits: a joint factor analysis. British Journal Health Psychology. 6:311-25

 

 

RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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