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Dermatillomania: tormentarsi la pelle per noia o frustrazione

Disordine di impulsività che spinge a tormentare la pelle del viso o del corpo nel tentativo di eliminare piccole irregolarità reali o immaginarie...

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 24 Mar. 2015

FLASH NEWS

La Dermatillomania, nota in inglese anche con il termine di “compulsive skin-picking”, è un disordine del controllo degli impulsi, che spinge una persona a stuzzicarsi, toccarsi, strofinarsi, tormentarsi, graffiarsi o incidere la pelle del viso o del corpo, spesso nel tentativo di eliminare piccole irregolarità o imperfezioni cutanee, reali o immaginarie.

All’origine di questo, come di molti altri comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo, quali per esempio arrotolarsi i capelli con le dita o mangiarsi le unghie, secondo il modello della regolazione affettiva, sembrerebbe esserci un’esperienza caratterizzata da un vissuto emotivo negativo.

Nonostante si tratti di comportamenti che possono indurre un certo grado di sofferenza fisica, la loro messa in atto permetterebbe di soddisfare un impulso urgente, generando in questo modo una sorta di gratificazione, è questo il motivo che porta gli individui a mettere in atto in maniera ripetitiva tali comportamenti, spiega O’Connor, principale autore di un recente studio condotto presso l’Università di Montreal.

Sulla base di queste premesse, i ricercatori che hanno preso parte allo studio ritengono sia possibile ipotizzare che sono soprattutto le persone che mostrano una generale tendenza al perfezionismo a mettere in atto questo tipo di comportamenti. Si tratta, infatti, di individui che sono per loro natura impazienti, portati ad annoiarsi facilmente e che incontrano molte difficoltà nello svolgere un compito ad una velocità “normale”. Spesso faticano a rilassarsi e tendono a sentirsi frustrati o insoddisfatti quando non riescono a raggiungere i propri obiettivi.

La ricerca ha coinvolto un campione di 48 soggetti, la metà dei quali riferiva di mettere in atto una qualche forma di comportamento ripetitivo focalizzato sul corpo. A ciascuno di essi, dopo una breve intervista telefonica, è stato chiesto di rispondere ad un questionario che includeva una scala volta a valutare il proprio stato affettivo generale. Successivamente, ogni partecipante è stato esposto individualmente a quattro situazioni sperimentali, costruite in modo da indurre un differente stato emotivo: stress, rilassatezza, frustrazione e noia.

Mentre nelle prime due condizioni venivano mostrati dei filmati in cui erano rappresentati rispettivamente un aereo che precipitava e delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, nella terza condizione per generare uno stato di frustrazione veniva assegnato ai soggetti un compito che si presupponeva essere facile ma che in realtà non lo era affatto. Nell’ultima condizione, invece, i partecipanti venivano lasciati da soli per circa 6 minuti al fine di indurli alla noia.

I risultati ottenuti hanno permesso di confermare le ipotesi dei ricercatori dell’Università di Montreal. Coloro che generalmente tendevano a mettere in atto comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo riferivano di aver sentito una forte urgenza nel mettere in atto questo tipo di comportamenti, rispetto invece a soggetti che normalmente non erano portati a farlo.

In modo particolare tale esigenza insorgeva in condizioni di noia e frustrazione invece che in situazioni di rilassatezza. Ciò potrebbe indicare che il mettere in atto questo tipo di comportamenti non sia il risultato di una generale tendenza all’essere nervosi o irritabili, valutata attraverso i questionari self report, bensì dell’influenza di particolari circostanze esterne. Queste persone potrebbero quindi beneficiare di un trattamento volto a modificare le proprie credenze perfezionistiche ed il loro modo di reagire ad esperienze di frustrazione e noia.

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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