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La cenerentola di Branagh: un’eroina contemporanea dentro un abito d’epoca

In Cenerentola (2015) K. Branagh riprende la favola Disney e la rielabora in un racconto moderno in cui i valori si tramutano in forza da supereroina...

Di Redazione

Pubblicato il 27 Mar. 2015

Aggiornato il 11 Giu. 2015 11:34

Marika Ferri

Nel film di Cenerentola Kenneth Branagh riprende la favola di Walt Disney e la rielabora in un racconto moderno in cui i valori si tramutano in forza da supereroina. 

Nonostante tutti quanti conoscano già la favola di Cenerentola, nonostante il regista non faccia nessuno stravolgimento del racconto lasciando intatta tutta la sostanza originaria, il film risulta essere piacevole e cattura l’interesse di adulti e bambini.

In questa sede farò un’osservazione di alcuni aspetti di area psicologica che mi hanno colpito nel film.

La storia, racconta di una ragazza di nome Ella, giovane, bella e di buona famiglia. Nel film viene introdotto un elemento di novità rispetto alla favola originaria: la protagonista ha il suo nome (Ella da Cinder-ella-) nome che va a sottolineare una demarcazione netta tra quello che la ragazza era prima (una bambina molto amata che cresce felice tra mamma e papà), a quello che diverrà dopo. Altro elemento di novità del film è il racconto della vita di Ella quando i due genitori sono ancora in vita, con i quali ha probabilmente avuto la possibilità di sperimentare una base sicura che le permette di avere fiducia nelle relazioni interpersonali.

Ma la serenità della ragazza è turbata dalla morte prematura della madre, che le ha fatto promettere di essere sempre coraggiosa e gentile con gli altri:

Sii gentile e coraggiosa. Perché c’è più gentilezza nella punta del tuo dito che nell’intero corpo di tanti altri

dice la madre di Ella prima di lasciarla. Raccomandazione che risuona costantemente nel cuore e nella testa della figlia, per la quale invidia, odio e cattiveria di ogni tipo sono sentimenti quasi sconosciuti.

Ella assiste impotente, per amore del padre, alle nuove nozze di quest’ultimo con Lady Tremaine, una donna dispotica e ambiziosa, che ha un ex principe da dimenticare e due figlie frivole e insopportabili da accasare. Dopo poco tempo morirà anche il padre di Ella, partito per un viaggio di lavoro dal quale non tornerà più. Da questo momento in poi, la vita della ragazza cambia totalmente: matrigna e sorellastre si impossessano della sua proprietà, la spediscono in soffitta dove fa amicizia con i topi e la declassano a domestica, date le ristrettezze economiche. Per giunta le sorellastre gliene fanno di tutti i colori e la scherniscono continuamente.

Un giorno, dopo essersi sporcata e impolverata perché coricata nella cenere accanto al focolare, Ella viene chiamata dalle sorellastre Cenerentola: tale episodio rappresenta una chiave di svolta per l’evoluzione del personaggio, l’espressione che accenna al margine di sacrificio e frustrazione che occorre accettare nella quotidiana decisione di esistere. La fuga a cavallo, dopo questo ennesimo sopruso, è il preludio di un nuovo inizio, di un processo di crescita manifestato attraverso un atto di vero e proprio disvelamento (da notare che nel lessico simbolico l’immagine della cenere è ricca di configurazioni associate al ritorno ciclico della vita e al rinnovamento).

Nel bosco, incontra Kit, un ragazzo cortese che lavora a palazzo e al servizio del re. Il resto è storia nota: un ballo a corte aperto a tutti i sudditi, il colpo di fulmine per il principe azzurro e la tanto agognata scarpetta da calzare per mettere a posto la vita…

Molto interessante, è il risvolto psicologico dei due personaggi. Sia Ella che Lady Tremaine hanno lo stesso tema doloroso da affrontare. Ma reagiscono alla sofferenza in modo opposto, a tal punto che la matrigna diviene la nemesi del personaggio di Cenerentola.

Ella, la protagonista, è una ragazza giovane, bella e buona che si trova ad affrontare il trauma della perdita di tutto ciò che di bello c’era nella sua vita precedente: i genitori, l’affettività, una vita agiata. Come riesce a salvarsi? Cercando di affrontare questo dolore, è realista ed umile, accontentandosi di una vita sfortunata e piena di soprusi facendo tesoro degli insegnamenti trasmessi dalle figure genitoriali. Prima di tutto la gentilezza.

Cerchiamo di capire meglio cosa intendiamo, quando parliamo di gentilezza, tanto per non cadere in concetti scontati. Gentilezza come costrutto che ha un valore nel contesto dei rapporti umani e un effetto positivo, in quanto riduce la distanza emotiva tra gli individui migliorando la capacità di mettersi nei panni degli altri. Pensiamo al grande potere dell’uso della gentilezza, facendo magari riferimento ai nostri antenati che, per sopravvivenza, hanno dovuto imparare a collaborare. 

Anche Cenerentola ha utilizzato la gentilezza per la sua sopravvivenza. E non si tratta di una gentilezza che autodistrugge, dettata da un bisogno di approvazione e di bassa autostima che contraddistingue le persone insicure e fragili. E’ una gentilezza caratterizzata dal rispetto e da un sentimento di dignità per gli altri e per se stessi, che dà senso e valore al proprio progetto di vita.

Ecco che viene a delinearsi nel film una Cenerentola che forse non ci aspettavamo, una donna indipendente e determinata, che ha coraggio e non subisce il proprio presente, è pronta a tutto pur di rimanere fedele a se stessa e ai suoi valori.

Nell’incontro a cavallo tra Ella e Kit non abbiamo a che fare con una ragazza addolorata e vittima che sogna di essere salvata dal principe azzurro. Lo incontra e se ne innamora. Ella è una donna forte in grado di salvarsi da sola, e non dipende da un uomo o da una fata che si prende cura di lei.
Quando si reca al ballo di nascosto, dopo che le sorellastre le hanno strappato il vestito, dimostra di sapersi prendere quello che vuole senza chiedere permesso e senza farsi scoraggiare dall’invidia altrui.

Lady Tremaine, è una donna matura e viscerale che si trova a dover affrontare lo stesso tema doloroso di Ella. La matrigna ha sempre visto infrangere i propri sogni, sia nel primo che nel secondo matrimonio. Non le rimane più nulla e non è in grado di tollerare un destino che può evolvere diversamente da quanto lei abbia desiderato per sé e per le figlie. Non vuole entrare dentro questa sofferenza e sente il bisogno di sognare una vita ricca e fastosa. In questo modo la matrigna continua a non affrontare il dolore del fallimento del suo progetto esistenziale. Tale sogno può essere perseguito solo se riesce a sistemare le due figlie con mariti ricchi e nobili. E lei lo fa in maniera rigida, utilizzando la malvagità e il disprezzo nei confronti della semplicità della vita. Quando è in difficoltà, usa la manipolazione delle relazioni e momenti di rabbia disregolata. 

Lady Tremaine, acuta ed intelligente, è la sola ad accorgersi (non certo le figlie) che la misteriosa sconosciuta che ha conquistato il principe al ballo è proprio Ella. A quel punto cerca di scoraggiarla dicendole strategicamente che il principe è stato promesso in sposo ad una nobile principessa. La cattiva matrigna rimane fedele al suo personaggio fino alla fine, anche quando viene smascherata dal Principe di fronte al complotto escogitato contro Ella , chiudendola in soffitta per non farle calzare la scarpetta di cristallo trovata sulle scale del palazzo reale.

In questo momento finale, la vera protagonista del film è la matrigna, la quale rivela a Ella di essere così cattiva con lei perché invidiosa della sua bellezza e della sua bontà. E come reagisce Cenerentola?! Fiera, determinata e con gentilezza : …io ti perdono ...

Il successo del film è da attribuire alle incantevoli scenografie, alla bellezza dei costumi e ad una attenta descrizione del profilo dei personaggi principali. E perché no… anche del desiderio di sognare presente in ciascuno di noi.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

 Boyhood (2014) di Richard Linklater: Ciak, si cresce!

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Chevalier, J., Gheerbrant, A. (1986) Dizionario dei simboli. Rizzoli, Milano
  • Zambrano, M.(2000). Delirio e destino. Milano, Raffaello Cortina
  • Bettelheim, B. (2000). Il mondo Incantato. Feltrinelli 
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