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Troppa attenzione autoriferita va a scapito di performances e capacità di apprendimento

Un eccessivo focus attentivo sul corpo così come il ricordo di performance già effettuate in passato possono essere dannosi per l’apprendimento

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 03 Mar. 2015

FLASH NEWS

Secondo un nuovo studio pubblicato su The Quarterly Journal of Experimental Psychology un eccessivo focus attentivo sui propri movimenti corporei così come il ricordo di performance già effettuate in passato, possono essere processi cognitivo-emotivi profondamente dannosi per l’apprendimento.

Il nostro peggior nemico può essere la nostra mente e l’attenzione che costantemente rivolgiamo a noi stessi. Spesso alla ricerca dell’eccellenza, ci focalizziamo intensamente su noi stessi in estenuanti tentativi di controllo delle nostre performance, siano esse fisiche o cognitive. Secondo un nuovo studio pubblicato su The Quartelry Journal of Experimental Psychology un eccessivo focus attentivo sui propri movimenti corporei così come il ricordo di performance già effettuate in passato, possono essere processi cognitivo-emotivi profondamente dannosi per l’apprendimento.

Ben lo sanno dalla loro esperienza clinica i terapisti alle prese con l’ansia o con la ruminazione. I ricercatori hanno reclutato 36 studenti dividendoli in due gruppi e chiedendo loro di lanciare 10 palline cercando di centrare un bersaglio. In seguito, il disegno sperimentale ha previsto che un gruppo pensasse per almeno un minuto di tempo a precedenti esperienze in simili attività e ai propri punti di forza e debolezza in merito; l’altro gruppo invece, il gruppo di controllo, semplicemente ha atteso per un minuto senza una consegna specifica a livello cognitivo.

Nelle performance successive – con una semplice manipolazione sperimentale dell’attività cognitiva di un solo minuto – era già evidente un peggioramento delle prestazioni: coloro che avevano pensato per un minuto alle loro capacità come lanciatori di palle presentavano un peggioramento significativo rispetto ai loro standard precedenti, mentre il gruppo di controllo ha mantenuto dei livelli simili di performances.

PSICOLOGIA DELLO SPORT

In uno studio successivo una quarantina di studenti ha partecipato a un programma di training di baseball. Anche in questo caso per due gruppi erano previste diverse attività: da una parte un gruppo aveva la consegna di scrivere riguardo le proprie esperienze precedenti con il baseball e le proprie caratteristiche come atleta; il secondo gruppo invece aveva l’indicazione di descrivere per iscritto alcuni oggetti presenti nella stanza. Anche qui, in linea con i risultati precedenti, il gruppo di controllo ha dimostrato performance nettamente e significativamente superiori rispetto al gruppo sperimentale.

Seppur con semplici manipolazioni sperimentali, gli esiti degli studi sono curiosi poiché – indipendentemente da pensieri autocelebrativi o autodistruttivi – in questo caso la sola e apparentemente innocua contemplazione di sé, delle proprie capacità e attitudini può interferire nei processi di apprendimento di abilità motorie.

Certamente l’aspetto più critico dello studio è che non si interroga su quali siano i fattori che possono mediare la relazione tra focalizzazione sul sé e peggioramento nelle prestazioni.

 

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Redattrice di State of Mind

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