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I nostri pensieri sono influenzati dalle circostanze esterne, anche quando non lo vogliamo

I nostri pensieri coscienti sono fortemente influenzati da ciò che accade intorno a noi e il controllo su di essi è molto inferiore di quanto crediamo

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 20 Feb. 2015

Aggiornato il 02 Mar. 2015 10:41

FLASH NEWS

Siamo spesso abituati a pensare di avere pieno controllo sui nostri pensieri coscienti, in realtà ricerche recenti rivelano che le circostanze esterne ci influenzano molto più di quanto potremmo credere.

È quanto emerso anche da uno studio condotto da Ezequiel Morsella, professore associato di psicologia presso la San Francisco State University, che ha messo in luce come i nostri pensieri coscienti siano fortemente influenzati da ciò che accade intorno a noi e che il controllo che abbiamo su di essi sia molto inferiore rispetto a quanto potremmo immaginare.

Al fine di verificare il grado di influenza delle circostanze esterne sui nostri pensieri, nel corso dello studio sono state presentate a coloro che hanno preso parte alla ricerca 52 immagini in bianco e nero, raffiguranti parole familiari di diversa lunghezza, tra le quali per esempio una volpe, un cuore ed una bicicletta. A ciascun soggetto è stato inoltre chiesto di non pensare alla parola corrispondente all’immagine mostrata o al numero di lettere che componevano la parola stessa.

Nonostante il compito possa sembra piuttosto semplice, i risultati dello studio hanno messo in evidenza come, in media, circa il 73% delle persone evocava automaticamente la parola corrispondente all’immagine mostrata ed il 33% dichiarava di aver contato mentalmente fino al numero corrispondente alle lettere che costituivano la parola stessa.

In questo modo, secondo Morsella, la situazione sperimentale creata nel corso della ricerca ha permesso di dimostrare come anche la sola richiesta di non fare qualcosa possa innescare due differenti tipi di pensiero non intenzionale, in grado di interferire con la genesi dei nostri pensieri coscienti.

Ciò è risultato essere vero soprattutto quando le immagini mostrate si riferivano a parole di breve lunghezza. Per esempio, quando veniva presentata un’immagine raffigurante un sole, ben l’80% delle persone affermava di aver evocato la parola “sole” e circa la metà di esse confermava di aver contato mentalmente fino a 3. Quando, invece, le immagini si riferivano a parole costituite da 6 o più lettere tale effetto diminuiva di oltre il 10%. Secondo Morsella, tale fenomeno potrebbe indicare il limite stesso dei processi non consapevoli capaci di influenzare la genesi dei nostri pensieri coscienti.

“In questo modo è stato possibile capire non solo come funziona la nostra mente, ma anche che, in alcune circostanze, dovrebbe essere proprio questo il modo in cui dovrebbe funzionare”, sostiene Morsella. Nonostante possa sembrare contro-intuitivo, egli ritiene infatti che l’incapacità di fermare l’azione dei pensieri non consapevoli sulla mente cosciente possa svolgere, in particolari circostanze, una funzione adattiva.

Per spiegare ciò a cui si riferisce, Morsella porta come esempio il sentimento di colpa che, nonostante il  valore affettivo negativo che veicola, risulta difficile da reprimere. Il fatto di sentirci in colpa dopo aver compiuto qualcosa di sbagliato ha lo scopo adattivo di portarci a cambiare il nostro comportamento in futuro, spiega Morsella, allo stesso modo l’incapacità di fermare l’insorgere di questo tipo di pensieri non consapevoli ha un significato adattivo e funzionale.

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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