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Philomena (2013) Tra perdono e confronto. Cinema & Psicoterapia #34

Philomena (2013) è un film delicato e crudele al tempo stesso che racconta la capacità di perdono della protagonista, contrapposta ad una fede solo presunta

Di Antonio Scarinci, Sofia Piccioni

Pubblicato il 30 Gen. 2015

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:11

Antonio Scarinci, Sofia Piccioni

RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA  #34

Philomena (2013)

Proposte di visione e lettura (Coratti, Lorenzini, Scarinci, Segre, 2012)

Il film può essere un’ottima traccia di confronto con il paziente sui temi narrati: disporsi al perdono, favorire un atteggiamento aperto al confronto, privo di pregiudizi, sviluppar l’autodirezionalità come funzionamento personale relativo al sé che persegue senso e significato.

Info

Un film di Stephen Frears. Con Judi Dench, Steve Coogan. Drammatico – Gran Bretagna, USA, Francia 2013. Tratto dal libro “The lost Child of Philomena Lee” di Martin Sixsmith, pubblicato nel 2009.

Trama

Stephen Frears racconta la storia vera di una madre alla ricerca del figlio perduto. Philomena resta incinta molto giovane. E’ ripudiata dalla famiglia che la chiude in convento. Il figlio che partorisce le viene sottratto e dato in adozione. La donna non rinuncia a ritrovare suo figlio. Incontra un giornalista che accetta di aiutarla nella sua ricerca. L’istituzione religiosa che l’aveva ospitata adolescente frappone ostacoli, ma i due non si scoraggiano e alla fine riescono a ritrovare Michael ma scoprono anche un’amara verità.

Il figlio di Philomena in America ha ricoperto una posizione di prestigio nell’amministrazione Bush (senior), responsabile dell’ufficio legale del presidente, e ha convissuto con un partner omosessuale prima di ammalarsi di AIDS e morire. Questa è la parte meno dolorosa, perché la donna scopre il vergognoso commercio di bambini che le suore gestivano, sottraendo alle loro madri naturali i piccoli per affidarli a facoltose famiglie dietro laute ricompense in denaro.

Motivi d’interesse

Il film contrappone una fede presunta e mal testimoniata, rappresentata dalle suore e in particolare da suor Hildegarde – la religiosa disprezza con livore le giovani donne che non hanno saputo resistere al loro istinto animale e si sono lasciate sedurre dalla lussuria, meritevoli quindi di essere punite – e una fede vera che resiste alle ingiustizie subite, profonda, ancorata a un Dio in cui Philomena ha sempre creduto nonostante tutto.

Freas propone, inoltre, un interessante confronto tra i principali protagonisti, Judi Dench che interpreta Philomena e Steve Coogan, il giornalista. La prima, donna coraggiosa, priva di autocommiserazione, credente ma non bigotta né ipocrita, il secondo, ateo studioso di storia russa, con una profonda diffidenza negli esseri umani. I due si confrontano, lei senza confondere Dio con chi ha la pretesa di rappresentarlo facendo ricorso a un potere prevaricatore, lui scettico ma senza pregiudizi, curioso e aperto a scoprire la verità da qualunque parte e in qualsiasi modo si manifesti. Non c’è contrasto tra chi ha ragione e chi ha torto, si palesa semplicemente un incontro tra chi è capace di andare oltre, di spingersi aldilà.

Si costruisce così una relazione basata sul rispetto reciproco, si abbatte il pregiudizio e chi opera nel campo della salute mentale, ma si potrebbe benissimo generalizzare, sa quanto sia importante andare aldilà del pregiudizio, andare oltre ciò che spesso confondiamo con il singolare, con ciò che non ci appartiene, che vorremmo tenere a distanza per riconoscere e incontrare il diverso che rappresenta pur sempre una parte, un frammento della nostra comune umanità.

Philomena è un film emozionante, delicato e crudele al tempo stesso. Nella tragedia ciò che emerge è il perdono della protagonista. Senza giustificare, accetta la vergognosa vicenda che l’ha vista vittima di soprusi disdicevoli, riconosce l’offesa e non dimentica – dedica l’intera vita alla ricerca del figlio – ma con compassione passa oltre le miserie e la stupidità ipocrita e ne trae beneficio nel riorganizzare la propria vita.

Indicazioni per l’utilizzo

Il film può essere un’ottima traccia di confronto con il paziente sui temi narrati: disporsi al perdono, favorire un atteggiamento aperto al confronto, privo di pregiudizi, sviluppare l’autodirezionalità come funzionamento personale relativo al sé che persegue senso e significato.

Trailer

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RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA

BIBLIOGRAFIA:

  • Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A., (2012). Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici, Alpes Italia, Roma. ACQUISTA ONLINE
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SCRITTO DA
Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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