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Il cibo proibito: la spirale dieta e abbuffate nella bulimia nervosa

La persona con Bulimia Nervosa manifesta una elevata preoccupazione per il proprio peso, il quale diventa oggetto di un controllo ossessivo quotidiano.

Di Mariangela Gaudio

Pubblicato il 27 Gen. 2015

Aggiornato il 28 Gen. 2015 11:58

La persona con Bulimia Nervosa presenta una valutazione di sé (autostima) centrata principalmente sul suo peso corporeo, sulla forma del suo corpo e sulla propria capacità di controllare questi ultimi.

I criteri diagnostici che nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV, APA 2004) definiscono la Bulimia Nervosa sono in sintesi:

  • Ricorrenti abbuffate. Un’ abbuffata è un episodio di alimentazione durante il quale viene ingerita una quantità di cibo oggettivamente grande; il soggetto sperimenta durante questo episodio un senso di perdita di controllo;
  • Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (es. vomito auto-indotto, abuso di lassativi, diuretici, digiuno o esercizio fisico eccessivo)
  • Eccessiva valutazione e controllo della forma del corpo e del peso; autovalutazione centrata principalmente o esclusivamente sulla forma del corpo e il peso e sulla capacità di controllarli, come nell’Anoressia nervosa.

 

 Rispetto a quest’ultimo criterio, dunque, emerge come, mentre una persona che non soffre di un Disturbo Alimentare valuta se stessa sulla base delle proprie prestazioni percepite in una varietà di ambiti della sua vita quotidiana (es. capacità in ambito relazionale, scolastico, lavorativo, etc.), viceversa la persona con Bulimia Nervosa presenta una valutazione di sé (autostima) centrata principalmente sul suo peso corporeo, sulla forma del suo corpo e sulla propria capacità di controllare questi ultimi.

Conseguentemente a tali criteri di valutazione, la persona con Bulimia Nervosa manifesta una tormentosa preoccupazione per il proprio peso e per la forma del corpo, i quali diventano oggetto di un controllo ossessivo quotidiano, e spesso si sente grassa e orribile nonostante il suo oggettivo normopeso.

L’ossessione per il peso corporeo conduce le persone con Bulimia Nervosa ad attuare persistenti e caratteristiche forme di riduzione alimentare, ovvero a seguire una dieta estrema e costante, determinata da regole alimentari estremamente rigide e inflessibili, le quali disciplinano il quanto e il cosa si deve mangiare. Nella maggior parte dei casi, le regole dietetiche a cui si sottopongono le pazienti bulimiche impongono una drastica riduzione della quantità totale di cibo ingerita, e vietano nettamente una grande quantità di alimenti, i cosiddetti cibi proibiti, costringendo la persona ad un’alimentazione progressivamente sempre più limitata ai pochi alimenti consentiti.

Rispetto a ciò, le tre principali modalità adottate nella restrizione alimentare sono:

  • Riduzione della frequanza dei pasti,  ovvero tentare di digiunare il più possibile, saltando i pasti;
  • Riduzione della quantità di cibo al di sotto di un rigido limite calorico, in genere marcatamente inferiore al fabbrisogno quotidiano medio;
  • Eliminazione di specifici cibi, i quali sono temuti perché percepiti come ‘ingrassanti’ o perché in passato hanno dato origine ad un attacco bulimico.

La gamma dei cibi evitati varia da una persona all’altra, ma in genere per una persona che soffre di Anoressia o Bulimia solo pochi cibi riescono ad  essere mangiati tranquillamente.

Diete rigide ed estreme di questo tipo risultano profondamente dannose sia dal punto di vista fisico che psicologico, rendendo l’alimentazione giornaliera un tormento quotidiano, dominato dall’ansia e dai sensi di colpa, e danneggiando profondamente la vita sociale della persona che, a causa del disagio che prevede di provare, si sente costretta a ridurre o evitare completamente eventi sociali (es. uscire con gli amici, far visita ai parenti, etc.) che implicano il rischio di trovarsi di fronte a cibi ansiogeni.

Molte persone che hanno crisi di abbuffate compulsive esercitano costantemente un intenso sforzo su se stesse per seguire la ferrea dieta che si sono imposte. La persona pensa di dover seguire le regole alla lettera e giudica di aver fallito ogni volta che mangia di più rispetto a ciò che le regole permettono.

 

 Tale dieta severissima ed estrema genera inevitabilmente ripetuti fallimenti, i quali innescano nella persona una intensa demoralizzazione ed una dolorosa auto-critica, che spesso sfocia nell’abbuffata.

In molti casi, inoltre, la crisi bulimica è seguita da disfunzionali comportamenti di compensazione quali vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi e diuretici (purging), oppure da digiuno o esercizio fisico eccessivo finalizzato a compensare le calorie ingerite durante l’abbuffata.

A sostenere questa reazione di fronte alla rottura delle regole dietetiche è uno stile di pensiero caratteristico di molte persone che soffrono di Bulimia Nervosa, definito pensiero tutto o nulla.

A fronte di quanto considerato, emerge come il costante ed estremo sforzo di restrizione, la reazione al percepito fallimento, unitamente alla presenza di stati d’animo dolorosi da cui la persona cerca sollievo e fuga mediante il cibo, è uno dei fattori che tipicamente scatena l’abbuffata, innescando in tal modo un circolo vizioso estenuante, di cui spesso essa mantiene per anni un doloroso segreto.

 

LEGGI ANCHE:

Disturbi del Comportamento Alimentare – ED

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Costa E., Loriedo C. (2007) Disturbi della condotta alimentare. Diagnosi e terapia, Franco Angeli. ACQUISTA
  • Santonastaso P., Favaro A. (2002) Anoressia e Bulimia. Guida pratica per genitori, insegnanti e amici. Positive Press
  • Santoni Rugiu A., Calò P., De Giacomo P. (2003) Anoressia e Bulimia: la svolta. Manuale di auto-aiuto per il trattamento dei Disturbi Alimentari. Franco Angeli ACQUISTA

 

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Mariangela Gaudio
Mariangela Gaudio

Psicologa - Psicoterapeuta Cognitiva. Perfezionamento in Disturbi del Comportamento Alimentare. Libero professionista.

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