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La sospensione delle benzodiazepine porta a una migliore qualità di vita nei pazienti geriatrici?

Alcuni ricercatori hanno notato che la sospensione delle benzodiazepine in pazienti geriatrici porterebbe miglioramenti a livello psicomotorio e cognitivo.

Di Mariano Musci, Guest

Pubblicato il 20 Gen. 2015

Aggiornato il 04 Set. 2019 15:51

Stefania Bonazza & Mariano Musci  

L’aumento generale dell’età media della popolazione è sotto gli occhi di tutti, presto dovremmo farne i conti e il nostro sistema sociale e politico deve iniziare fin da subito ad organizzare una strategia di intervento.

Tale strategia è forse meglio che inizi dal basso, ovvero dal riformare gli interventi terapeutici oggi utilizzati nella stragrande maggioranza delle nostre RSA. Primo tra tutti l’utilizzo, spesso inappropriato, degli psicofarmaci, come una grande mole di ricercatori suggerisce da ormai tanti anni (p.e. i criteri di Beers). Il primo dato importante da considerare è il fatto che l’emivita di un farmaco è spesso il doppio o triplo quando assunto da un anziano, il che deve portare ad una maggiore attenzione alle dosi somministrate. Soprattutto, molte ricerche, come quella che citeremo, mettono in evidenza come la sospensione di questi farmaci porti ad un generale miglioramento sia a livello cognitivo che motorio dell’anziano.

Tsunoda e colleghi hanno preso in esame gli effetti della sospensione della somministrazione delle benzodiazepine (abbassando la dose ogni settimana del 25% per tre settimane, seguita da 5 settimane di osservazione) su 30 soggetti anziani con diversi disturbi psichici (p.e. demenza, schizofrenia, disturbo bipolare) ed ha valutato il successivo livello di miglioramento cognitivo e psicomotorio mediante alcuni test.

In generale, i risultati dell’autore evidenziano come la sospensione delle benzodiazepine ha portato un miglioramento psicomotorio (diminuzione dell’ondeggiamento) e un miglioramento a livello cognitivo (mnemonico ed attenzionale).

Tali evidenze sono da considerarsi fondamentali, in quanto le benzodiazepine risultano essere uno dei farmaci più prescritti dai medici (non solo italiani). L’utilizzo di tali farmaci è quindi non solo dannoso a livello fisico per gli anziani, ma lo è anche indirettamente, aumentando il rischio di cadute e quindi fratture al femore e diminuzione delle capacità cognitive, soprattutto di memoria. Non solo, tali farmaci possono condurre a demenza indotta da farmaco.

Risulta dunque che l’utilizzo di questi farmaci possa aumentare il rischio sia diretto che indiretto di malattie e traumi nella popolazione anziana, il che condurrebbe ad un aumento sostanzioso dei costi di gestione che potrebbero essere prevenuti semplicemente utilizzando altre tecniche terapeutiche, come quelle psicosociali o alcuni farmaci di nuova generazione.

 

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BIBLIOGRAFIA:

Tsunoda, K., Uchida, H., Suzuki, T., Watanabe, K., Yamashima, T., Kashima, H. (2010). Effects of discontinuing benzodiazepine-derivative hypnotics on postural sway and cognitive functions in the elderly. International Journal Of Geriatric Psychiatry, 25(12), 1259-1265.

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