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Psicologia della disobbedienza: Siamo uomini e caporali (2014) – Recensione

RECENSIONE: La capacità di disobbedire come segno di maturità e umanità che rende l'individuo capace di sentire al di là dell’esecuzione rigida di compiti..

Di Elena Caterina Ponzio

Pubblicato il 18 Dic. 2014

Aggiornato il 01 Lug. 2015 09:50

Elena Ponzio

In questa prospettiva dis-obbedire è un segno di maturità e umanità che colloca l’individuo in un collettivo umano di persone capaci di sentire e di com-patire al di là dell’esecuzione rigida di compiti e norme o del loro abuso.

Quanto siamo influenzati dal contesto in cui ci troviamo ad operare e quanto siamo disposti ad aderire al nostro ruolo rinunciando a certi aspetti di noi che ci rendono diversi gli uni dagli altri e che fanno sì che ogni nostra decisione e reazione sgorghino  da una valutazione serena e approfondita dei fatti? Quanto insomma siamo Uomini (con la U maiuscola) o caporali?

Un dialogo ricco di verve e di riferimenti attuali tra Totò e temi di psicologia sociale. La “disobbedienza pro-sociale” e  l’”obbedienza responsabile” vengono presentati come valori necessari alla costruzione di una società democratica e di una autonomia personale: prospettiva quanto mai attuale e stimolante ricca di rimandi agli eventi sociali e politici, oltre a quelli personali è più intimi di ciascuno di noi.

In questa prospettiva dis-obbedire è un segno di maturità e umanità che colloca l’individuo in un collettivo umano di persone capaci di sentire e di com-patire al di là dell’esecuzione rigida di compiti e norme o del loro abuso.

E Totò su questo tema aveva riflettuto molto a partire dalla propria esperienza al servizio militare in cui i temi dell’adesione acritica a ruoli autoritari, della prossimità tra individui e della possibilità di una dis-obbedienza costruttiva (che l’autore chiama pro sociale) rappresentarono un ambito di grande impatto per Totò uomo, e di grande ispirazione per Totò attore. Leitmotiv di tutta la filmografia di Totò è il grande interrogativo sulla natura dell’uomo e del caporale: l’uno  o l’altro oppure l’uno e l’altro?

In un excursus esilarante attraverso le sue opere Totò riflette sul tema dell’etica della disobbedienza per raggiungere gradualmente posizioni via via più pessimistiche sulla natura dell’uomo incapace di fatto di liberarsi dal giogo dell’assimilazione alle leggi del potere e del suo esercizio.

Nel libro si dipanano percorsi paralleli tra gli esperimenti di psicologia sociale di Zimbardo e Milgram e i film di Totò, esplorando i concetti di adesione al ruolo, prossimità tra gli individui e obbedienza e disobbedienza all’autorità.

Gli esperimenti di Milgram e Zimbardo mostrano come sia rilevante l’influenza dei fattori ambientali nel determinare certe condotte piuttosto che le caratteristiche personali, tanto che un ex allievo di Zimbardo arriva a proporre la teoria del “cattivo cesto” invece di quella delle “mele marce”. Grave errore sarebbe ritenersi al sicuro, certi delle proprie reazioni in base alle proprie personali caratteristiche e completamente al di fuori del contesto, come se idealmente operassimo in un ambiente rarefatto dove non vi fosse interrelazione tra individui.

Riprendendo le parole dell’autore: “esiste quindi un antidoto all’inerzia sociale, un vaccino contro i pericoli dell’obbedienza cieca, una vitamina per rinforzare la solidarietà degli individui?”

Cianciabella conclude con una nota costruttiva e di speranza, una prospettiva decisamente più ottimista di quella con cui si avvia a fine carriera Totò, indicando una possibile strada nella formazione e nell’educazione capace di avvertire del pericolo, insegnare a riconoscerlo e conseguentemente a proteggersene. “Attraverso la formazione,dice, è possibile rendere le persone consapevoli delle dinamiche psicologiche che stanno alla base delle interazioni umane, delle forme di influenza sociale come l’obbedienza all’autorità e il conformismo.”

E a questo punto si capisce come dagli esperimenti nelle facoltà di psicologia come quelli di Milgram e Zimbardo si giunga finalmente al qui ed ora di ciascuno di noi alle prese con fatti di cronaca ed eventi di vita che spaziano dalle atrocità del carcere di Abu Grahib al bullismo scolastico. Nessuno può essere davvero certo di non avere un po’ del caporale dentro di sè ma possiamo lavorare affinché consapevolezza, solidarietà e responsabilità condivisa ci aiutino a diventare persone migliori.

Un libro avvincente ed interessantissimo per tutti, imperdibile per insegnanti, formatori e autorità.

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BIBLIOGRAFIA:

  • Cianciabella, S. (2014). Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza. Franco Angeli Editore. ACQUISTA ONLINE
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