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Mal di montagna: il comportamento nello stato di ipossia

Un livello ottimale di ossigeno garantisce ottimali funzioni corporee, quando questo diminuisce (ipossia), i comportamenti osservabili sono sorprendenti.

Di Redazione

Pubblicato il 18 Dic. 2014

Davide Di Vitantonio

Il mondo per come è conosciuto, è costituito da una massa di agenti chimici, biologici e fisici i quali, interagendo con la struttura degli esseri viventi, generano un output di risposte interne, alcune di queste tradotte dalla coscienza sensibile in comportamenti osservabili.

Uno degli agenti che permette alla singola cellula animale di esistere, è rappresentato da un gas: l’Ossigeno. L’intero funzionamento di Homo Sapiens dipende da questo. 

La presenza di un livello ottimale di ossigeno garantisce il normale funzionamento della macchina umana, il mantenimento dell’omeostasi e un adeguato adattamento all’ambiente esterno: quando l’apporto di ossigeno ai tessuti tende a diminuire (ipossia) o ad aumentare drasticamente (iperossia), la gamma di effetti comportamentali osservabili è sorprendente.

Ross A. McFarland (1932,1937,1972) osservò che processi complessi, quali l’elaborazione mentale aritmetica e la capacità di giudizio venivano compromessi durante l’ascesa ad alte quote, ma più in generale lo stato ipossico può manifestarsi con diverse forme di afasia, cecità, ed emiparesi.

Ancora più interessante storicamente, è il caso di un’anormalità di segnale nel globo pallido di un paziente coreano di 49 anni, riscontrata dopo un’ascesa a 4700 metri, associata a cambiamenti di personalità osservati in quel paziente in seguito all’ascesa. 

Al di là delle affascinanti implicazioni di natura più squisitamente filosofica che tali casi comporterebbero (cambiamenti di personalità dovuti a fattori appartenenti all’universo fisico), lo studio dell’ipossia e dello stadio ipossico induce necessariamente a considerare tutti quei casi in cui tale condizione si manifesta senza che l’individuo ascenda a quote particolari, principalmente il processo di invecchiamento e la Sindrome da apnee ostruttive nel sonno (OSAS).

L’invecchiamento porta a un’ipossia naturale (come se con l’età si salisse lentamente verso la cima di una montagna), mentre l’OSAS, dovuta a occlusione intermittente delle vie aeree superiori, provoca un calo significativo della performance diurna del soggetto affetto, includendo l’attività professionale, la sfera emotiva e relazionale, la pianificazione e il raggiungimento di obiettivi.

In un’ottica di psicologia sperimentale, si sente il bisogno di una cornice teorica che affianchi ai paradigmi tradizionali della scienza in questione una conoscenza più vasta, arricchita dall’intreccio di discipline come la fisica e la fisiologia, al fine di affrontare i sempre nuovi scenari che le spedizioni scientifiche e la tecnologia aerospaziale metteranno di fronte alla macchina umana.

 

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