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Fattori genetici implicati nelle capacità attentive e nello sviluppo di ADHD

Specifici deficit delle capacità attentive sono risultati associati in varia misura ad un cluster di geni collegato con il fattore di rischio per l’ADHD.

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 06 Nov. 2014

Aggiornato il 02 Mar. 2015 10:49

FLASH NEWS

I deficit dell’attenzione riguardano solo il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) oppure è possibile rintracciare in tutta la popolazione un’ampia gamma di funzionamento delle capacità attentive?

La risposta a questa domanda potrebbe avere importanti ripercussioni sia sulla diagnosi psichiatrica sia sulla società più in generale.

Uno studio condotto da alcuni ricercatori della Cardiff University School of Medicine dell’Università di Bristol e pubblicato su Biological Psychiatry sembra suggerire l’esistenza di una grande varietà nel grado di funzionamento delle capacità attentive, dell’iperattività, dell’impulsività e delle capacità linguistiche, all’interno della società.

Specifici deficit di queste capacità sono risultati associati in varia misura ad un cluster di geni collegato con il fattore di rischio per l’ADHD. Guardare a queste funzioni come dimensioni o tendenze è tuttavia in contrasto con la visione tradizionale dell’ADHD, inteso come una categoria di disturbo.

Per rispondere alla domanda iniziale, il gruppo di ricercatori guidato dalla Dott.ssa Anita Thapar ha utilizzato informazioni sui dati genetici di pazienti con diagnosi di ADHD e dati provenienti da uno studio longitudinale condotto sempre presso l’Università di Bristol che ha coinvolto 14.500 famiglie residenti nell’area di Bristol allo scopo di valutare il peso dei fattori genetici e ambientali sullo sviluppo di genitori e bambini (Avon Longitudinal Study of Parents and Children, ALSPAC).

I ricercatori hanno creato dei punteggi di rischio poligenico – un punteggio composito degli effetti genetici in base al quale descrivere un indice di rischio genetico – di ADHD per 8,229 soggetti che hanno preso parte allo studio ALSPAC. In questo modo è stato trovato che il fattore di rischio poligenico per l’ADHD era positivamente associato con più alti livelli di iperattività/impulsività e di deficit di attenzione all’età di 7 e 10 anni nella popolazione generale. Tale fattore è inoltre risultato negativamente associato con le abilità di linguaggio pragmatico e l’abilità di usare appropriatamente il linguaggio in condizioni sociali. Dice Thapar:

I nostri ricercatori hanno trovato che un set di geni identificati come fattore di rischio in pazienti UK con una diagnosi clinica di ADHD durante l’infanzia è in grado di predire anche alti livelli di difficoltà di sviluppo in un gruppo di bambini della popolazione in generale, nel ALSPAC.

Joanna Martin aggiunge

I nostri risultati supportano l’esistenza di un livello genetico nel suggerire che la diagnosi di ADHD rappresenta la parte più estrema dello spettro di queste difficoltà. I risultati sono inoltre importanti in quanto suggeriscono che lo stesso set di geni, considerati come fattore di rischio, contribuisca a differenti aspetti dello sviluppo infantile che sono caratteristiche peculiari di disordini del neurosviluppo di disturbi quali ADHD o disordini dello spettro autistico.

Secondo il Dr. John Krystal potrebbe essere il caso di pensare che ad un certo punto i punteggi di rischio poligenico potrebbero aiutare, in associazione con altre informazioni cliniche, l’identificazione di bambini che avranno difficoltà nella scuola e in altri contesti a causa di difficoltà attentive. Obiettivo di questo tipo di identificazione precoce è quello di aiutare bambini a rischio di sviluppare queste difficoltà in modo da fornire loro un supporto che possa prevenire il disagio che incontreranno all’interno del contesto scolastico.

 

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BIBLIOGRAFIA:

 

 

 

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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