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Come la tecnologia sta cambiando il nostro cervello

La tecnologia ha modificato la fisiologia umana grazie alla neuroplasticità cerebrale, cioè la capacità del cervello di modificare il proprio comportamento.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 29 Ott. 2014

Aggiornato il 18 Dic. 2014 10:54

FLASH NEWS

La tecnologia ha modificato la fisiologia umana: ci fa pensare, sentire e sognare in modo diverso;  influenza la nostra memoria, l’attenzione e i cicli del sonno. Tutto questo grazie alla neuroplasticità cerebrale, cioè la capacità del cervello di modificare il proprio comportamento in base a nuove esperienze.

Alcuni esperti di cognizione hanno elogiato gli effetti della tecnologia sul cervello, lodando la sua capacità di organizzare le nostre vite e liberare le nostre menti. Altri, invece, temono che la tecnologia abbia paralizzato i nostri tempi di attenzione, riducendo la creatività e rendendoci impazienti.

 

Ecco alcuni dei modi in cui la tecnologia sta “cablando”, nel bene e nel male, il nostro cervello: 

– Sogniamo a colori.

L’impatto della televisione sulla nostra psiche è così profondo che può influenzare i nostri sogni. Nel 2008, uno studio condotto presso l’Università di Dundee in Scozia ha scoperto che gli adulti di età superiore ai 55 anni che erano cresciuti in una famiglia con un televisore in bianco e nero erano più propensi a sognare in bianco e nero. Partecipanti più giovani, che sono cresciuti nell’era del Technicolor, quasi sempre sognano a colori.

– Sperimentiamo FOMO (fear of missing out)

cioè la paura di perdersi qualcosa, di sentirsi esclusi, definita dal New York Times come “una miscela di ansia, inadeguatezza e irritazione che può divampare mentre navighiamo veloci nei social media”.

Prima di Instagram e Facebook, passare il sabato sera a casa invece che fuori in compagnia, lasciava al massimo un vago senso di tristezza, ma grazie ai social media, quella sensazione è aggravata da immagini, video e messaggi di cene squisite e feste vorticose a cui abbiamo, aimè, mancato.

– La “sindrome da vibrazioni fantasma”

In uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista Computers and Human Behavior, i ricercatori hanno scoperto che l’ 89% dei 290 studenti intervistati ha dichiarato di sentire “vibrazioni fantasma”, cioè la sensazione fisica che il loro telefono stava vibrando, anche quando non era vero, con una frequenza di una volta ogni due settimane.

È esperienza comune che la stessa cosa accada anche con il suono del cellulare, cioè lo sentiamo suonare anche quando non sta suonando.

– L’insonnia e l’alterazione dei ritmi circadiani

Siamo tecnofili abituati ad addormentarsi con il computer portatile incandescente di fianco al letto dopo aver visto l’ultima puntata della nostra serie preferita, o aver letto sull’ipad il capitolo di un libro. Queste routine notturne possono però interferire con i nostri ritmi circadiani.

I neuroscienziati sospettano che le luci incandescenti emesse dai computer portatili, schermi di tablet e smartphone, interferiscano con segnali interni del nostro corpo e con gli ormoni del sonno. L’esposizione alla luce può ingannare il cervello facendogli credere che è ancora giorno, e può potenzialmente avere effetti duraturi sui ritmi circadiani del corpo. I nostri occhi sono particolarmente sensibili alla luce blu emessa dagli schermi. Questo rende più difficile addormentarsi, soprattutto per coloro che già lottano con l’insonnia.

– Poca memoria e capacità attentive

 

In passato avere buona memoria era un’abilità importante; ora, nell’era di google, in cui praticamente qualsiasi informazione è immediatamente a portata di mano, non ci preoccupiamo di ricordare…chi ha bisogno di memorizzare la capitale del Mozambico, quando si può semplicemente chiedere a Siri?

Nel 2007, un neuroscienziato ha intervistato 3.000 persone e ha scoperto che gli intervistati più giovani hanno meno probabilità di ricordare le informazioni personali di base, come il compleanno di un parente o anche il proprio numero di telefono. Allo stesso modo, gli studi hanno dimostrato che i calcolatori possono diminuire semplici competenze matematiche. Alcune persone non sono più in grado di navigare nella loro città senza l’aiuto del GPS.

I Social media e Internet hanno anche dimostrato di ridurre i nostri tempi di attenzione. Gli individui immersi nei media digitali hanno difficoltà a leggere libri per lunghi periodi di tempo, e spesso “sfiorano” articoli on-line piuttosto che leggere ogni parola. Questo fenomeno può essere particolarmente preoccupante per i giovani, i cui cervelli sono più malleabili e, di conseguenza, potrebbero non riuscire a sviluppare le capacità di concentrazione.

– Abbiamo migliori capacità visive …

Uno studio del 2013 ha trovato che i videogiochi, sopratutto quelli in prima persona, implementano i processi decisionali e le capacità visive. Infatti l’alto coinvolgimento costringe i giocatori a prendere decisioni veloci sulla base di segnali visivi; questo migliorerebbe le capacità di attenzione visuo-spaziale e la capacità di analizzare i dettagli del proprio ambiente fisico. I giocatori migliorano anche nel rilevare il contrasto tra gli oggetti in ambienti poco illuminati.

Anche complessi giochi di strategia, come Starcraft possono migliorare la “flessibilità cognitiva”, aumentando la capacità di multitasking.

-Minor controllo degli impulsi

Purtroppo, lo stesso studio del 2013 sui videogiochi ha rilevato come alcuni di questi possano inibire la capacità dei giocatori di tenere a freno il comportamento impulsivo e aggressivo. I ricercatori concludono che, costringendo i giocatori a prendere decisioni veloci in situazioni violente, si inibisce il “controllo esecutivo proattivo” su reazioni impulsive e impulsi; i giocatori erano, cioè, più propensi a reagire con immediatezza, ostilità o aggressività incontrollata nella vita reale.

Altri studi hanno motivato l’idea di un legame tra videogiochi violenti e problemi di aggressività e attenzione.

-Siamo più creativi

‪Clay Shirky sostiene che Internet valorizza il “surplus cognitivo”: i social media richiedono agli utenti di interagire con testi, immagini e video in un modo che il semplice guardare la televisione non fa. I social media promuovono una cultura della condivisione e gli utenti si sentono più inclini a creare e condividere qualcosa di proprio, sia esso un album di Flickr, una recensione di un libro, o un contributo a Wikipedia.

“L’accumulo di tempo libero tra la popolazione istruita del mondo – forse un trilione di ore l’anno – è una nuova risorsa.”

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Il cervello universale (2013) di Miguel Nicolelis – Neuroscienze & Tecnologia

 

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Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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