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Linee guida per il supporto alle donne vittime di violenza – Recensione

Un libro molto utile che illustra le linee guida per rispondere alla violenza del partner e alla violenza sessuale contro le donne - Recensione

Di Sandra Sassaroli

Pubblicato il 02 Ott. 2014

Un libro veramente utile che illustra per il pubblico italiano di operatori della salute le linee guida per rispondere alla violenza del partner e alla violenza sessuale contro le donne.

Scriviamo violenza verso le donne perché la differenza di frequenza tra uomini e donne è tale che mi è consentito l’utilizzo delle donne come vittime e dei partner come violenti. Anche se ovviamente abbiamo un caso ogni 10 in cui sono le donne ad essere violente e gli uomini ad essere vittime. Una revisione recente della prevalenza life-time della violenza contro le donne ci fornisce un numero che descrive bene l’importanza del fenomeno, il 35% delle donne sperimenta violenza fisica o sessuale nel corso della vita e per quello che riguarda gli omicidi di donne, il 38% sono perpetrati dal partner. 

Le violenze fisiche e sessuali generano problemi di salute, a breve medio o lungo termine. Dal punto di vista degli effetti psicologici, sale drammaticamente il rischio di depressione, i tentativi di suicidio, il PTSD. Queste cose si sanno, anche se i numeri non sono noti a tutti.

Chi opera nella salute mentale conosce l’importanza di un intervento che sia professionalmente informato e insieme rispettoso dei diritti delle donne. Professionale, vuol dire utilizzare negli interventi psicologici protocolli efficaci (come la CBT, o l’EMDR), rispettoso dei diritti delle donne (gender sensitive) implica capacità di ascolto, non invadenza, rispetto dei tempi delle donne, coraggio di non essere interventisti laddove vi siano resistenze da parte della donna, e rispettoso della privacy del racconto della violenza.

Questo approccio “gender sensitive” deve tenere conto del fatto che la violenza è un problema strutturale e spesso ha lo scopo di costringere le donne all’ubbidienza o alla subordinazione, data anche la disparità di forze fisiche in campo. 

Il personale sanitario tutto va formato all’intervento sulla violenza contro le donne. In ogni struttura dovrebbe esserci del personale appositamente formato e consapevole delle linee guida, capace di fornire la psicoterapia, il sostegno, l’aiuto sociale adeguato alle donne vittime di violenza.

Ovviamente noi qui sottolineiamo gli aspetti psicologici perché questo è il nostro campo di esperienza, ma nelle Linee guida si citano anche gli interventi sui rischi fisici. Ad esempio quando si sospetti una gravidanza, o quando la gravidanza sia effettivamente iniziata., o quando vi siano rischi di malattie virali come l’HIV. Il libro dà indicazioni su queste aree in modo corretto e sensibile.

Patrizia Romito nella sua bella presentazione sottolinea giustamente l’urgenza della ricerca sulla trasmissione intergenerazionale della violenza, bambini che assistono a violenza hanno vulnerabilità psichiche di diversa gravità a seconda della quantità di esposizione nel tempo e del tipo di violenza a cui hanno assistito.

Interessante che nelle linee guida siano citate alcune aree in cui non si trova un accordo. In questi casi le raccomandazioni sono come sospese, e si lascia agli operatori la riflessione sulle scelte da compiere. Ad esempio non vi è accordo se occorra o sia sconsigliato uno screening generale (o indagine di routine) sulla violenza in tutti i colloqui psicologici effettuati nei servizi con le donne. Vi sono posizioni che ne rilevano l’importanza, ma molti sono in disaccordo e considerano lo screening generale inapplicabile e se applicato addirittura pericoloso per la gestione corretta del colloquio psicologico. 

Per quanto riguarda gli psicoterapisti il problema della violenza è ben conosciuto e fa parte dell’universo di problemi clinici che ci si trova a d affrontare nei colloqui. Purtroppo, quando ci si trova davanti al racconto di una violenza subìta, si rischia a volte di intervenire utilizzando conoscenze personali o in modo coerente con la propria formazione e non in modo empirico e seguendo linee guida condivise. In questo senso il testo fa riflettere perché consente di vedere come nella formazione in psicoterapia sarebbe forse utile iniserire moduli efficaci sula violenza contro le donne e orientare l’ insegnamento anche pratico non soltanto verso gli approcci che si preferiscono e si conoscono ma verso ciò che è efficace e empiricamente provato. 

Questo renderebbe la formazione più completa, e gli allievi certamente più bravi e meno costretti dalle maglie dell ideologia o delle preferenze formative della scuola che hanno scelto.

Una buona scuola dovrebbe informare sulle linee guida e fare un pezzo di formazione specifica su questo in modo da dare agli allievi strumenti che possano aiutarli nell’inserimento professionale futuro. E i nostri giovani psicologi ci chiedono spesso che la formazione sia concreta, pratica e informata.

 Leggere queste linee guida dà l’idea che la ricerca e i dati empirici in questa area sia appena agli inizi. Sia la diagnostica (identificazione della violenza) che l’assistenza clinica per le vittime di aggressione sessuale sono supportate da pochi dati di ricerca basati spesso su ricerche in contesti limitati (ad esempio solo in occidente) e numeri piccoli.

Ma questa base empirica così debole è sempre affiancata nelle Linee guida da raccomandazioni forti ad agire in modo corretto e definito in modo chiaro. E’ proprio la differenza tra fragilità relativa della ricerca e urgenza della raccomandazione ad agire, che rende questo libro molto interessante e da leggere tutto di un fiato. 

 

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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